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Attacchi Israele sul centro di Gaza. Netanyahu teme mandato di arresto da Cpi. Molti Paesi hanno ripreso finanziamenti a Unrwa, ma non Usa

Secondo quanto riferisce Al Jazeera del Qatar sono ripresi “attacchi aerei israeliani sugli insediamenti di AzZawayda e Al-Muharraqa, nella parte centrale della Striscia di Gaza”. “Israele sta preparando un’operazione militare su larga scala nella città di Rafah, nel sud della Striscia”, afferma il commissario Unrwa, Lazzarini.La sorte della città è appesa al filo della proposta di accordo di Israele, su cui Hamas deve pronunciarsi. Senza intesa su cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi l’esercito entrerà in azione.

Secondo i media israeliani, gli Stati Uniti stanno prendendo parte a un disperato sforzo diplomatico per impedire alla Corte penale internazionale (Cpi) di emettere in settimana mandati di arresto per il premier Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo dell’Idf Herzi Halevi. Il sito di notizie Walla aggiunge che Netanyahu ha fatto telefonate continue durante il weekend cercando di convincere gli Usa a bloccare qualsiasi decisione della Cpi. Haaretz scrive che il governo israeliano sta lavorando con il presupposto che il procuratore della Cpi Karim Khan possa emettere questa settimana i mandati.

La maggior parte dei Paesi che a gennaio avevano sospeso i pagamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente li hanno ripresi, ma gli Stati Uniti non hanno ancora intenzione di ripristinare i finanziamenti all’organizzazione. Lo ha detto il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini in un’intervista esclusiva alla Tass. Lo scorso gennaio diversi Paesi, compresi gli Usa, avevano deciso di sospendere i finanziamenti all’UNRWA dopo che le autorità israeliane avevano affermato che alcuni dipendenti dell’agenzia erano legati ad Hamas.
“La buona notizia – dice Lazzarini – è che la maggior parte dei Paesi che avevano sospeso i finanziamenti hanno rivisto la propria decisione riprendendo a contribuire, o riavviando il loro contributo all’agenzia. Altri Paesi più ‘riluttanti’ hanno comunque una posizione più morbida”, spiega . “L’unico paese che non contribuirà sono gli Usa, il principale donatore dell’agenzia. Sappiamo che fino a marzo 2025 non ci saranno contributi e quindi dobbiamo trovare il modo di ‘riempire’ questo vuoto. Molti dei miei sforzi – conclude Lazzarini – sono volti a incoraggiare gli attuali donatori ad aumentare il loro contributo, o a coinvolgere nuovi donatori”.

 

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