Cultura

Basta fa troppo caldo, vado a Gaeta

Sembra quasi la prora di una nave pronta a salpare. Con i suoi dieci chilometri di costa sino a Sperlonga, contraddistinte da sette spiagge separate da punte rocciose, può essere un’idea per un primo week end fatto di sole, nuotate e relax sdraiati sulla riva, ad ascoltare il suono della risacca. O di riscoperta, dopo la tradizionale chiusura di un mese e mezzo legata alla nidificazione del falco pellegrino, dei leggendari strapiombi rossi soprastanti l’arenile di Sant’Agostino dove arrivano anche gli scalatori che si dedicano al free climbing su una delle pareti del monte Moneta.

Mercati del pesce: Gaeta, tutti in banchina
A Gaeta ci si ritrova lì sul molo per comprare intere casse di pesce a prezzi da sogno, per fare due chiacchiere, per incontrarsi con gli amici, per ascoltare i racconti dei pescatori quando sono in buona.

La zona è quella di Porto Salvo, un tempo chiamata Borgo dei pescatori, da sempre la parte di Gaeta abitata da chi lavora nelle campagne o in mare. Le famiglie di pescatori sono le stesse da secoli e a sentire i più anziani del posto qui il mercato è sempre stato così, con gli stessi “riti”.

Le barche arrivano poche alla volta, ognuna attenta a non rubare i clienti dell’altra. Chi aspetta sa già quali pesci arrivano e con chi e si tiene pronto a conquistare la prima cassetta del suo pescatore di fiducia. Dalla prua si getta la cima e in pochi istanti il bottino è a terra. I più giovani dell’equipaggio iniziano a scaricare; ma non tutto è destinato alla vendita al dettaglio, lì sul molo. Vi passeranno sotto il naso pesci San Pietro e ricciole extra large, gamberoni rossi imperiali e splendidi calamari: quelli purtroppo non li potrete acquistare. Il pesce di “prima scelta” a Gaeta è solo di passaggio: dalla cooperativa di pescatori arriva dritto all’asta del pesce di Formia, riservata ai ristoratori e ai commercianti della zona. Ai vacanzieri e alla gente del posto però, rimangono cassette colme di pesce povero a prezzi che raramente superano i 10 euro ciascuna. Basta munirsi di una busta (non tutti i pescatori ce l’hanno) e scegliere. Pesce da zuppa, pannocchie, sugarelli, arzille, calamaretti, triglie e piccoli gamberi. Qualche cliente abituale vi consiglierà qual è meglio acquistare (in cambio dovrete solo ascoltare qualche racconto!) e vi darà delucidazioni su tutte le specie di pesci. Se la passeggiata sul molo non avrà soddisfatto le esigenze del vostro menu non c’è che fare ancora due passi e arrivare ai banchi veri e propri, dall’altra parte della strada, dove oltre alle cassette di pesce povero acquistate direttamente dai pescatori, è possibile fare incetta del meglio del pescato della zona. Vi puliranno il pesce e vi consiglieranno ricette proprio come in pescheria. Qui troverete frutti di mare e pesci provenienti dalle coste vicine: orate e spigole di Ponza, calamari, vongole e gamberoni del Circeo.

Da Rosa, uno degli ultimi banchi sulla destra, lo staff è tutto al femminile e molte signore si avvicinano per rubare qualche idea per cena o per il pranzo del giorno seguente, perché qui non c’è pesce senza ricetta che l’accompagni. Il polpo, per esempio, lo consigliano in insalata, con patate e olive, quelle di Gaeta ovviamente. È sempre con il polpo, le olive, i capperi e i pomodorini che si riempie la famosa tiella di Gaeta, una torta salata ripiena cotta appunto in tiella. Per avere tutti i segreti per preparare le alici, invece, fate pure un salto alla cooperativa dei pescatori, in fondo al molo, lì sono dei veri esperti. Anche qui i più fortunati che arrivano in tempo potranno acquistare al dettaglio una piccolissima parte del pesce destinato all’asta. I pescatori e i proprietari dei banchi continuano ad arrivare fino alle 19, per la gioia di chi ama rimanere al mare fino a tardi e non vuole rinunciare a una grigliata di pesce o un buon piatto di linguine con le pannocchie per la sera. Per una ricca spesa sul lungomare e una full immersion nella tradizione culinaria locale non perdete la manifestazione “Le Vie di Gaeta” sabato 1 e domenica 2 ottobre (vedi sito gaetavola).

Mercato del pesce
lungomare Caboto
Gaeta (LT)
orario 17-19


Tempio di San Francesco
Non a caso il paese laziale fu rinomata meta di villeggiatura per imperatori, consoli e ricche famiglie patrizie di epoca romana, che vi costruirono ville con giardini e piscine, e templi e mausolei di cui restano significative testimonianze. Grazie anche alla protezione della cordigliera degli Aurunci, che lo difende dai venti settentrionali e con l’aiuto della brezza che viene dal Tirreno, il borgo regala giornate di grande luminosità e un clima di una mitezza particolare. Il grande fascino di questi luoghi emerge anche, ma non solo, nei periodi di media stagione, quando in giro non c’è ancora tanta gente.

La pizza? E’ nata qui
Da Roma dista un’ora di treno. Idem da Napoli. A proposito: viene subito in mente il capoluogo partenopeo quando si pensa alla pizza. Invece la più antica testimonianza di questa specialità – naturalmente in versione “bianca”, senza il pomodoro arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America – è conservata proprio nella località della provincia di Latina. Il “Codex Diplomaticus”, risalente al 997, parla di questo cibo e ne evidenzia l’importanza visto che veniva utilizzato per il pagamento in natura dell’affitto di un mulino. La pizza tipica gaetana, con ripieni vari, si chiama tiella. Altri prodotti tipici sono le olive nere in salamoia, dettaglio privilegiato di una cucina che sposa magnificamente terra e mare. Gustare le specialità locali può essere un bel modo per concludere una giornata passata in acqua o ad abbronzarsi.

Sette spiagge, cento suggestioni

Grotta del Turco
La spiaggia principale, con la sua sabbia dorata, è quella di Serapo, poco distante dal centro e dal borgo medievale. A sud è chiusa dal monte Orlando e dal santuario della Montagna Spaccata, oltre mille anni di storia, e a nord da un promontorio più basso dove sono presenti altre insenature. Invece il lido di Fontania venne scelto nell’antichità come dimora del console Gneo Fonteo. Oltre ai resti di una villa romana del primo secolo dopo Cristo, presenta un basso fondale meta ambita dei subacquei che s’immergono in corrispondenza dell’isolotto, dalla forma allungata, “La nave di Serapo”. Solo in barca o a nuoto si può raggiungere poi l’incontaminato bagnasciuga “40 remi”, altro punto ideale per escursioni dei sommozzatori che hanno a disposizione varie grotte come la “Tana dei copertoni” e il “Pozzo del diavolo” che si sviluppa sia al di sopra della superficie del mare, sia sott’acqua con una vita sottomarina di tipo cavernicolo. Si prosegue con la battigia Ariana caratterizzata dagli scogli “dei tre cani”, mentre all’estremità sud dell’Arenauta, di fronte a un’enorme duna, è possibile praticare il naturismo. E se a San Vito non mancano calette isolate, Sant’Agostino, con i suoi due chilometri, è la più lunga delle spiagge di Gaeta. Fino a sessant’anni fa lì c’erano vigne e venivano coltivati meloni, cocomeri, susine e granturco…

Un storia millenaria
A Gaeta le bellezze naturalistiche si abbinano a quelle storiche e artistiche. Il simbolo è il castello angioino-aragonese, il cui nucleo originario è stato eretto probabilmente nel sesto secolo durante la guerra dei Goti. Fu fortificato nel 1223 per iniziativa di Federico II di Svevia. Il complesso, che sino a pochi anni fa è stato utilizzato come carcere militare, abbraccia una superficie di 14.100 metri quadrati. E’ anche sede della scuola nautica della Guardia di finanza. La cappella reale, voluta dal re Ferdinando II di Borbone nel 1849, si trova nella cupola della torre più alta. Una passeggiata per il centro storico porta a incontrare la cattedrale dei santi Erasmo e Marciano la cui facciata neogotica del 1903 guarda sull’angusta via del Duomo. Vero gioiello di questo luogo di culto è il campanile in stile arabo-moresco. Alle sue spalle, nel palazzo arcivescovile è ubicato il museo diocesano che ospita lo stendardo di Lepanto. Ecco poi il tempio di San Francesco il cui sagrato è preceduto da una grande scalinata, e ilsantuario trecentesco della Santissima Annunziata gemellato con Lourdes. E dall’abside si raggiunge la cappella dell’Immacolata Concezione o “Grotta d’oro” dove si è fermato a pregare, nel 1986, anche papa Giovanni Paolo II. E se la chiesa di San Giovanni a mare ha il pavimento leggermente inclinato per permettere il defluire delle acque nei momenti di alta marea, quella di Santa Maria di Porto Salvo, detta “degli Scalzi” per la vicinanza a un convento di frati agostiniani, venne edificata nel Quattrocento dai pescatori. L’oratorio di Santa Lucia, attualmente sconsacrato, risale infine addirittura al VII secolo. A pianta longitudinale e diviso in tre navate, fu anche cappella reale.

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