Politica

CANDIDATI PREMIO IGNOBEL Dopo Pillon arriva Billi. L’aborto “non è un diritto, neanche in caso di stupro”, bufera su convegno alla Camera

E’ bufera per un convegno organizzato, martedì 23 gennaio, dal Centro Studi Politici e Strategici “Machiavelli” – su Aborto ed eutanasia – ospitato alla Camera su invito del leghista Simone Billi.

Nell’occasione si è arrivati a mettere in discussione la legge 194 del 1978, che dovrebbe garantire l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione e che è già fortemente depotenziata dalla grande presenza di obiettori di coscienza su tutto il territorio italiano: secondo i dati dell’indagine del 2022 Mai Dati, Dati aperti (sulla 194) – Perché ci servono e perché ci servono per scegliere, sono 72 gli ospedali che hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza. E ben 31, tra ospedali e consultori, le strutture sanitarie in Italia in cui non c’è nessuno che garantisca alle donne la possibilità di abortire.

Fino ad ora il governo Meloni aveva negato di voler toccare la legge del 1978, fondamentale vittoria del femminismo e baluardo contro gli aborti illegali, che causavano gravi complicazioni e addirittura la morte di tantissime donne. Ma quella legge, si legge ancora su Repubblica che riporta il quotidiano Repubblica, secondo i relatori dell’evento “non è necessariamente morale”.

Secondo le accuse delle opposizioni sarebbero “da Medioevo” le tesi portate avanti dai relatori che avrebbero tra l’altro parlato di “tramonto dei valori” negando che l’Aborto sia un diritto “Dopo Pillon arriva Billi.

A destra cambiano i volti ma non i programmi: non si fermano la propaganda contro i diritti delle donne e le affermazioni aberranti”, scrive su X la senatrice del Partito Democratico Ylenia Zambito. Mentre la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, scandisce: “Non vi permetteremo di fare dell’Italia un paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L’Aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie”. Forti critiche anche da Iv con Paita e Scalfarotto, pronti a fare barricate in difesa della legge. Di “aberrazione” parla Elisabetta Piccolotti di Avs: “siamo di fronte a movimenti che teorizzano che il padre sia padrone del corpo e della vita di una donna. Possiamo solo immaginare cosa succederebbe se fossero scritte norme ispirate a questi principi”. +Europa, con la tesoriera Carla Taibi, chiama in causa – come fanno anche altri, direttamente Giorgia Meloni: “chissà cosa ne pensa davanti a questa barbarie civile e umana”.

Da parte sua Simone Billi, chiamato in causa, tiene a precisare: “Quanto uscito oggi su alcuni mezzi stampa non rappresenta né la mia, né, tanto meno, la posizione del partito.

La Lega, da sempre, si è battuta per la libertà di espressione delle donne e quanto riportato è falso”, sottolinea.
“Personalmente credo nella libertà di scelta e, soprattutto, le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate. Io – ha infine puntualizzato – non ero presente al convegno e, se fossi stato presente, avrei sicuramente portato avanti le mie tesi”.

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