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Congo-Kinshasa, almeno 45 civili sono stati uccisi in una serie di attacchi armati nel Nord Kivu

Almeno 45 civili sono stati uccisi in una serie di attacchi avvenuti la scorsa settimana nella tormentata provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc). È quanto riferito da fonti locali citate dai media congolesi, secondo cui bilancio delle vittime potrebbe aumentare man mano che le ricerche continuano, la popolazione fugge e si dirige verso aree apparentemente sicure. Gli aggressori hanno preso di mira diversi villaggi nella regione circostante la città di Beni, dove da allora molte persone sono fuggite. Il distretto più colpito è quello di Mamove, dove anche diverse case sono state date alle fiamme e diversi mezzi di trasporto sono stati requisiti.

Il governo di Kinshasa non ha confermato chi sia responsabile degli omicidi, ma diverse fonti locali accusano le Forze democratiche alleate (Adf), gruppo ribelle ugandese affiliato allo Stato islamico. L’Adf è stato creato oltre il confine nell’Uganda orientale negli anni ’90 e ha preso le armi contro il presidente di lunga data del Paese, Yoweri Museveni, combattendo contro la presunta persecuzione dei musulmani da parte del governo. Le operazioni militari congiunte delle forze armate ugandesi e congolesi contro i ribelli dell’Adf, iniziate nel 2021, non sono finora riuscite a fermare gli attacchi contro i civili. Un altro gruppo ribelle, il Movimento 23 marzo (M23), ha recentemente ripreso la sua campagna armata contro l’esercito congolese nell’est del Paese e ha sottratto porzioni consistenti di territorio alle forze governative, grazie anche al sostegno logistico e finanziario del vicino Ruanda.

 

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