Una settimana di scontri di artiglieria e colpi di arma da fuoco tra l’M23, l’esercito congolese e i rispettivi alleati, hanno gettato Goma nel caos totale con una popolazione di due milioni di abitanti rimasta spesso senza elettricità e acqua potabile.
Da giovedì sono stati segnalati diversi casi di colera e si continuano a raccogliere cadaveri ma sarà possibile fare un bilancio delle vittime soltanto quando gli scontri e la violenza urbana cesseranno completamente.
“L’obitorio dell’ospedale di Kyeshero al momento è stracolmo di cadaveri, la maggior parte non ancora identificati. Siamo in contatto con il Ministero della sanità per organizzare sepolture dignitose per queste persone. Anche gli obitori degli altri ospedali di Goma sono sovraccarichi”, afferma Virginie Napolitano, coordinatrice dell’emergenza di Medici Senza Frontiere (MSF) a Goma.
L’ospedale di Kyeshero, situato nella parte occidentale della città, dove prima dell’offensiva MSF curava i bambini malnutriti provenienti prevalentemente dai campi profughi alla periferia della città, è ora sopraffatto anche dal numero di feriti. Le équipe di MSF, che hanno dovuto riadattare il proprio intervento attuando un piano per la gestione di afflussi massicci di feriti, stanno facendo del loro meglio per curare tutti ma mancano medicine e personale sanitario, soprattutto specializzato in chirurgia.
All’inizio i team di MSF hanno ricevuto pazienti feriti da schegge ma poi sono arrivati principalmente feriti da proiettili, spesso vaganti, perchè erano in prossimità dei combattimenti senza potersi proteggere o colpiti anche in casa, perchè i colpi hanno attraversato le pareti di legno delle abitazioni.
“Una parte dello staff dell’ospedale non ha potuto recarsi al lavoro a causa dei combattimenti in città e chi era già in ospedale da domenica ha continuato a lavorare senza sosta per quattro giorni di fila. Le nostre attività sono state pesantemente condizionate dall’impossibilità di spostarsi e di portare attrezzature mediche, medicinali e cibo ai pazienti” dichiara Napolitano di MSF.
La priorità per MSF è ora riuscire a rifornire al più presto scorte di attrezzature mediche e medicinali e far arrivare staff specializzato, in particolare in chirurgia.
“Stiamo supportando il Virunga General Hospital, dove ci sono 256 feriti e 56 cadaveri nell’obitorio e non ci sono più né acqua né elettricità. Stiamo montando altre tende per fare spazio ai pazienti che sono ovunque” afferma Julien Binet del team di emergenza di MSF al Virunga General Hospital.
Soltanto ieri le squadre di MSF sono riuscite ad arrivare in alcuni campi profughi a ovest della città, dove tante persone erano già fuggite dai combattimenti e ora non si sentono più al sicuro. Alcuni hanno iniziato a smantellare i propri rifugi e a lasciare i campi, nella speranza di trovare un posto più sicuro altrove. Chi resta si chiede se riuscirà a tornare a casa o sarà costretto dai gruppi armati.