Politica

Consiglio d’Europa: “Razzismo dalla polizia in Italia”. Meloni non ci sta e chiede “rispetto”

L’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa punta il dito contro la polizia in Italia. “Ci sono numerosi resoconti di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira in particolar modo i Rom e le persone di origine africana“. Lo denuncia l’Ecri nel suo ultimo rapporto pubblicato oggi. Immediata la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che chiede rispetto per “gli uomini e le donne” che indossano la divisa e che “lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti”.

Il rapporto dell’Ecri

“Il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo e il discorso politico ha assunto toni altamente divisivi e antagonistici prendendo di mira in particolare rifugiati, richiedenti asilo e migranti, così come cittadini italiani con contesto migratorio, Rom e persone Lgbti. L’incitamento all’odio, anche da parte di politici di alto livello, spesso rimane incontrastato”, scrive l’organizzazione in difesa dei diritti umani. “La capacità degli ufficiali di polizia e dei carabinieri di affrontare la violenza motivata dall’odio è ridotta dalla sottodenuncia e dalla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine da parte di persone appartenenti a gruppi di interesse per l’Ecri”.

“Le narrazioni politiche negative del mainstream hanno creato seri ostacoli all’integrazione e all’inclusione efficaci dei migranti, oltre a mettere a repentaglio le attività delle organizzazioni non governative che forniscono supporto ai migranti. Le critiche indebite che prendono di mira i singoli giudici che si occupano di casi di migrazione mettono anche a rischio la loro indipendenza – prosegue l’Ecri -. I bambini migranti sono più esposti al bullismo nelle scuole e abbandonano il sistema educativo prima dei bambini italiani. Molti Rom risiedono ancora in insediamenti formali e non formali, che spesso mancano di servizi di base e si trovano in periferia con accesso limitato ai trasporti pubblici. Inoltre, sono continuati gli sfratti forzati dei Rom in violazione degli standard internazionali”. In aggiunta, “le persone Lgbti continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita di tutti i giorni. Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua a essere complicata, lunga e ipermedicalizzata”.

Meloni: “Accuse razzismo? Forze ordine meritano rispetto, non ingiurie”

Quasi immediata la reazione di Giorgia Meloni in difesa della polizia. “L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”, ha scritto sui social la premier. (lapresse)

L’agente della Polfer che il 20 ottobre, alla stazione di Verona, ha sparato e ucciso un migrante del Mali, il 26enne Diarra Moussa, che lo stava aggredendo con un coltello, risulta indagato per eccesso colposo di legittima difesa.

Moussa “era in regola con il permesso di soggiorno”. Lo ha detto, in una conferenza stampa in municipio, l’assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi, che stamane ha anche incontrato il Questore, Rosaria Amato. Diarra Moussa si era visto respingere la richiesta di asilo come rifugiato. “È un immigrato regolare, stava lavorando, aveva un percorso di integrazione avviato. Bisogna capire cosa abbia fatto di lui una persona aggressiva in quel modo quella tragica mattina,” ha detto Zivelonghi, parlando del 26enne maliano.

Il giorno dopo, oltre trecento persone sono passate nel piazzale davanti alla stazione Porta Nuova di Verona portando un fiore o una candela: si erano date appuntamento alle 18 “per non dimenticare Moussa”. In tanti hanno risposto all’appello lanciato dalle realtà antagoniste veronesi che non accettano la versione ufficiale diffusa in una nota congiunta della Procura e della Questura scaligera poche ore dopo l’uccisione del giovane.

Si chiede chiarezza su quanto avvenuto, ritenendo anche scorretto l’atteggiamento della Procura che non ha affidato le indagini ad un corpo estraneo ai fatti, ma che ha avvallato unicamente la versione della Questura, parte attiva nei fatti di domenica, con la chiara volontà di chiudere velocemente il caso e fornendo una facile interpretazione ad uso dell’opinione pubblica e di una parte del mondo politico.

Nel primo pomeriggio è arrivato in città il fratello di Moussa, anche lui residente in Italia, che si è subito recato dai coinquilini di Moussa, per fare il punto anche con gli attivisti locali. Insieme sono andati dall’avvocato che sarà nominato per seguire il caso. In questo modo potrà cominciare la ricerca di una verità, forse diversa, da quella diffusa dalla Questura. Si cerca anche un medico legale autonomo, che possa assistere quello che sarà nominato dal giudice per l’autopsia.

Scatenata la destra locale, che già nelle prime ore di domenica aveva preso le difese del poliziotto che ha sparato, senza che nessuno in città l’avesse accusato di quanto accaduto. Oltre al “non ci mancherà” del Ministro Salvini, si sono aggiunti i commenti degli esponenti di +Europa Verona, di Verona Domani, della Lega, di Fratelli d’Italia, che solidarizzano con le forze dell’ordine insieme all’Assessora per la sicurezza Stefania Zivelonghi che aveva sì espresso cordoglio per la vittima, ma anche “solidarietà alla polizia ferroviaria” responsabile di quanto accaduto. Per di più una decina di esponenti della destra veronese, si erano ritrovati lunedì mattina per un sit-in sul luogo dell’omicidio, accusando la giunta di aver lasciato Verona nelle mani della criminalità e chiedendo che il poliziotto non finisse sotto inchiesta.

Sono decine le persone in città che, pur lavorando, non riescono ad accedere ad un alloggio e sono costrette a vivere in strada o in soluzioni abitative precarie: “i dormitori sono pieni, l’accoglienza in strutture per i richiedenti asilo viene negata” per mancanza di posti. Di conseguenza in molti sono costretti “ad una vita fatta di stenti e di espedienti” che possono portare “a sviluppare sofferenze mentali, dipendenze, scompensi. Nell’ultimo anno nella città dell’amore” sono stati numerosi i casi di persone senza fissa dimora che hanno perso la vita. Solo per citarne alcuni, nell’agosto del 2023 un migrante è stato travolto da un treno in località Basso Acquar; a dicembre dello stesso anno un ventisettenne è morto di freddo in un locomotore abbandonato che era diventato la sua casa; a maggio di quest’anno un diciannovenne, che aveva attraversato Sahara e Mediterraneo in cerca di una nuova vita, è annegato in un canale.

Al momento di cordoglio alla stazione hanno partecipato anche una parte degli esponenti della maggioranza di centro sinistra, in particolare il movimento civico Traguardi, che ha espresso in un comunicato la “ferma condanna alle ignobili reazioni che la morte di un giovane di ventisei anni ha suscitato nella destra nazionale e locale”, ammettendo che “di fronte a condizioni di fragilità e marginalità, la società e la politica non stanno dando risposte” adeguate. Si uniscono al cordoglio anche i partiti della maggioranza, In Comune per Verona, Damiano Tommasi Sindaco, Partito Democratico, oltre che a decine di associazioni che lavorano nell’accoglienza e con le persone marginalizzate della città.

Su richiesta dei coinquilini di Moussa al Ghibellin Fuggiasco, sarà indetta una manifestazione per il pomeriggio di sabato 26 ottobre.

Condividi