Diritti

Dal 2009 il numero di miliardari nel mondo è più che raddoppiato

Dall’inizio della crisi finanziaria, il mondo si trova a fare i conti con super-ricchi più che raddoppiati e 805 milioni che ancora soffrono la fame; con la prosperità non più appannaggio delle persone normali, ma solo di una ristretta cerchia di eletti, che invece vede crescere sempre più rapidamente il proprio patrimonio. Non solo: il fenomeno è talmente esteso che si può riscontrare perfino in Africa, dove nella regione sub-sahariana al fianco di 358 milioni di persone in povertà estrema, prosperano ben 16 miliardari. Se il continente continuerà a crescere agli attuali ritmi, senza ridurre il livello di disuguaglianza estrema di reddito, ci vorranno più di 60 anni per portare la povertà al di sotto del 3 per cento, nonostante Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale si propongano di raggiungere questo obiettivo tra 15 anni. Questo è solo un esempio di come l’estrema disuguaglianza di reddito rappresenti sempre più un ostacolo alla lotta alla povertà e un freno a una crescita economica inclusiva e capace di raggiungere la gente comune.

Il rapporto di Oxfam Partire a pari merito: eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema evidenzia come, a causa della crescita della disparità di reddito in molti paesi del mondo, i benefici della crescita economica non raggiungano grandi fasce di popolazione, ma si fermino a una elite che dispone di più ricchezza di quanta possa materialmente consumarne nell’arco di generazioni.

Dal 2009, anno di “esplosione” della crisi economica globale, il numero di miliardari nel mondo è più che raddoppiato. Un trend in costante incremento: tra il 2013 e il 2014, le 85 persone più ricche al mondo – che, secondo un dato già diffuso da Oxfam lo scorso gennaio, hanno la stessa ricchezza della metà della popolazione più povera al mondo – hanno collettivamente aumentato la loro ricchezza di 668 milioni di dollari al giorno. Ovvero, quasi mezzo milione di dollari ogni minuto.

LA DISUGUAGLIANZA NON STIMOLA LA CRESCITA

Winnie Byanyima, Direttore esecutivo di Oxfam International, ha così sintetizzato il significato del rapporto: “Questi dati ci mostrano una realtà che non possiamo evitare di vedere: l’estrema disuguaglianza economica oggi non è uno stimolo alla crescita, ma un ostacolo al benessere dei più. Finché i Governi del mondo non agiranno per contrastarla, la spirale della disuguaglianza continuerà a crescere, con effetti corrosivi sulle istituzioni democratiche, sulle pari opportunità e sulla stabilità globale”.

Sette persone su dieci vivono in Paesi in cui il divario tra ricchi e poveri è maggiore di quanto non fosse 30 anni fa. In Kenya, nei prossimi cinque anni altri 3 milioni di persone potrebbero essere spinti al di sotto della soglia di povertà se il governo non prenderà misure volte a diminuire, anche leggermente, la disuguaglianza di reddito.In India, paese che ha ridotto i propri livelli di povertà assoluti negli ultimi vent’anni, l’analisi di Oxfam evidenzia che se il governo indiano riuscisse ad arrestare il recente aumento della disuguaglianza nei prossimi cinque anni, salverebbe dalla povertà altri 90 milioni di persone.

Anche in Italia, secondo l’OCSE, da metà degli anni ‘80 fino al 2008, la disuguaglianza economica è cresciuta del 33% (dato più alto fra i paesi OCSE, la cui media è del 12%). Al punto che oggi l’1% delle persone più ricche detiene più di quanto posseduto dal 60% della popolazione (36,6 milioni di persone); mentre dal 2008 a oggi, gli italiani che versano in povertà assoluta sono quasi raddoppiati fino ad arrivare a oltre sei milioni, rappresentando quasi il 10% dell’intera popolazione.

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