Salute

Dodici milioni di italiani con disturbi del sonno, ma dormire bene salva la vita

Non è solo questione di svegliarsi riposati al mattino: un buon sonno può salvarci la vita letteralmente. Questo è, in estrema sintesi, uno dei messaggi che gli esperti lanciano in occasione della Giornata mondiale del sonno, che si celebra oggi. Ci sono numerosissime evidenze scientifiche secondo le quali la qualità del sonno si lega a svariate patologie: dall’obesità al diabete, dal cancro alla demenza fino alle malattie cardiovascolari, la depressione e molte altre ancora. Nonostante sia ormai assodata l’importanza del sonno, troppo spesso viene trascurato.

Non a caso l’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno stima che in Italia ci siano circa 12 milioni di persone con disturbi del sonno e la pandemia non ha fatto altro che peggiorare le cose. Per descrivere l’impatto che il Covid-19 ha avuto sul sonno è stato coniato il termine “coronosomnia”, che indica sia i disturbi del sonno che si sono manifestati a causa dell’infezione, che quelli associati allo stress di vivere un periodo così difficile e complicato.

“Sappiamo che l’infezione da Covid ha causato nei pazienti che ne erano affetti delle alterazioni del sonno”, spiega all’AGI la neurologa Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatrice onoraria presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione UCL Queen Square Neurology di Londra.

“Nella maggior parte dei casi i sintomi più comuni – continua – erano sonno interrotto e difficoltà ad addormentarsi. Nella maggior parte dei casi questi sintomi erano riconducibili alle difficoltà respiratorie e alla tosse, purtroppo però in alcuni casi questi disturbi sono rimasti anche dopo l’infezione”. Si stima che l’insonnia possa colpire fino al 40% dei pazienti affetti da Long Covid, la sindrome post-infezione che si stima colpisca 63 milioni di persone in tutto il mondo.

“Uno studio statunitense pubblicato sul Journal of Medical Internet Research ha evidenziato che questi pazienti hanno una riduzione della durata e della profondità del sonno”, spiega Di Stadio. “In uno studio pubblicato sul British Medical Journal of Neurology, invece, è stato evidenziato che le alterazioni avevano origine dal cervello”, aggiunge.

Sono quindi diverse le evidenze secondo le quali i sintomi del Long Covid, compresi i disturbi del sonno causati dal persistere dell’infiammazione, che quando è nel cervello si definisce neuroinfiammazione.

Per questo gli esperti, ora più che mai, ritengono che si debba intervenire tempestivamente per risolvere i disturbi del sonno e migliorarne la qualità. Riuscirci, infatti, potrebbe avere numerose ricadute positive. Uno studio recentemente condotto dall’Università di Harvard ha concluso che soddisfare determinati requisiti di “buon sonno” riduce le probabilità di morte precoce.

Nello specifico l’elisir di lunga vita” imporrebbe di dormire da 7 a 8 ore a notte, avere difficoltà ad addormentarsi non più di due notti a settimana, avere difficoltà a rimanere addormentati non più di due volte a settimana, non utilizzare farmaci per il sonno e sentirsi riposati al risveglio almeno cinque giorni alla settimana. E anche senza volersi occupare degli “esiti estremi”, il sonno è un fattore centrale nel nostro star bene.

Uno studio recente, ad esempio, pubblicato sulla rivista “Acta Neuropathologica Communications” ha dimostrato per la prima volta la correlazione tra un cattivo sonno e l’Alzheimer. Il lavoro, frutto della collaborazione tra il Centro di Medicina del sonno dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino ed il Neuroscience Institute of Cavalieri Ottolenghi, ha esaminato l’effetto di un sonno disturbato in topi geneticamente predisposti alla deposizione di beta-amiloide.

La sola frammentazione del sonno ottenuta inducendo brevi risvegli senza modificare il tempo totale del sonno, per un periodo di 1 mese (approssimativamente corrispondente a 3 anni di vita dell’uomo), compromette il funzionamento del sistema glinfatico, fa aumentare il deposito della proteina beta-amiloide e compromette irreversibilmente le funzioni cognitive dell’animale anche se giovane.

Ancora: il sonno rappresenta un predittore importante del benessere cardiovascolare come dimostrato da uno studio pubblicato sul Journal of American Heart Association, condotto dagli scienziati della Columbia University Mailman School of Public Health, del Brigham and Women’s Hospital, del Beth Israel Deaconess Medical Center, della Harvard Medical School e della Northwestern University.

Stando a quanto emerge dall’indagine, schemi di sonno irregolari, eccessiva sonnolenza durante il giorno, apnea notturna e altri disturbi simili possono aumentare il rischio di esiti cardiovascolari negativi. Perfino la nostra morale ha bisogno di una “buona dormita” per tenere la barra diritta. Uno studio condotto da scienziati dell’Università della California (UC), a Berkeley, rivela che la mancanza di sonno riduce la nostra disposizione ad aiutare gli altri.

Lo studio si aggiunge a un numero crescente di ricerche che dimostrano che un sonno inadeguato, non solo danneggia il benessere mentale e fisico di un individuo, ma compromette anche i legami tra gli individui e persino il sentimento altruistico di un’intera nazione.

La buona notizia è che oggi abbiamo un ampia gamma di soluzioni per migliorare il sonno. “Per fortuna – sottolinea Di Stadio – è possibile fare delle diagnosi accurate grazie a questionari specifici e alla polisonnografia che permette di studiare approfonditamente la causa dei disturbi del sonno. Attualmente ci sono degli integratori molto validi per aiutare il sonno. E’ quindi importante non trascurare il problema”.

Condividi