Ambiente

Dove conservare le scorie nucleari nel Belpaese. Ecco l’elenco dei depositi scelti dal ministero dell’Ambiente


Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai). Il documento individua 51 aree idonee, ma non è un documento definitivo, sarà possibile infatti entro 30 giorni dalla pubblicazione della Carta, presentare le candidature a ospitare il deposito da parte di enti territoriali e strutture militari. C’è da aspettarsi, però, l’esatto contrario e cioè che molti, se non tutti, i siti indicati esprimano la loro contrarietà a questa operazione.

Nell’elenco sono presenti dieci siti potenziali in Basilicata (regione che si è gia’ detta indisponibile), quattro al confine tra Basilicata e Puglia, ben 21 siti nel Lazio, nel viterbese. E poi cinque siti in Piemonte, uno in Puglia, otto in Sardegna e due in Sicilia.

La storia delle nostre centrali nucleari è lunga e controversa. Dopo il disastro di Chernobyl nel 1986, l’Italia ha tenuto un referendum nel 1987, in cui la maggioranza degli elettori si è espressa contro la produzione di energia nucleare nel paese. Di conseguenza, il programma nucleare italiano è stato interrotto, e il paese ha scelto di chiudere progressivamente le centrali nucleari esistenti.

Tuttavia, nel corso degli anni, c’è stato un certo dibattito sulla possibilità di reintrodurre l’energia nucleare in Italia per affrontare le sfide energetiche e climatiche. Alcuni sostengono che l’energia nucleare potrebbe essere una fonte di energia pulita e a basse emissioni di carbonio, mentre altri si oppongono per motivi di sicurezza e preoccupazioni ambientali legate alla gestione dei rifiuti radioattivi. Sono molti gli esponenti di questo governo, compreso Salvini, che auspicano un ritorno alla produzione di energia attraverso centrali nucleari di “nuova generazione” delle quali nulla però si sa, visto che la comunità scientifica non ha presentato su questo fronte novità significative.

l’Italia non ha mai sviluppato un sito di deposito definitivo per le scorie nucleari generate dalle sue centrali nucleari. Dopo il referendum del 1987, l’Italia ha dovuto affrontare il problema della gestione delle scorie radioattive. Nel corso degli anni, varie soluzioni sono state proposte, ma nessuna è stata implementata in modo definitivo. Le scorie nucleari prodotte in Italia fino a quel momento erano principalmente conservate in depositi temporanei, come quello presso l’impianto di Trino Vercellese in Piemonte, che è stato utilizzato per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi provenienti dall’ex centrale nucleare di Caorso.

L’assenza di un deposito definitivo è stata una delle questioni più controverse associate al passato programma nucleare italiano. La gestione delle centrali nucleari è un tema complesso che solleva diverse preoccupazioni e rischi. Una delle principali è proprio la gestione delle scorie radioattive: esse contengono, infatti, materiali che emettono radiazioni ionizzanti. Queste radiazioni possono rappresentare rischi per la salute umana e inquinamento dell’ambiente circostante, comprese le risorse idriche e il suolo se non vengono gestite correttamente. Alcuni paesi, inclusa l’Italia, non hanno ancora un deposito definitivo per le scorie nucleari e questo ha rappresentato un rischio, specialmente in termini di sicurezza e manutenzione a lungo termine. Nell’attuazione del nuovo piano presentato ieri un fattore di rischio può essere rappresentato dal trasporto delle scorie nucleari da un sito all’altro. E’ un’operazione estremamente complessa e rischiosa che può comportare l’utilizzo di materiali radioattivi.

La gestione delle scorie nucleari richiede un approccio olistico, attento alla sicurezza e alla protezione dell’ambiente e della salute umana. La ricerca di soluzioni sicure e sostenibili per la gestione delle scorie è una sfida importante nel campo dell’energia nucleare. Nonostante il documento emesso ieri dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica la soluzione sembra ancora di là da venire e le persone alle quali è demandata la decisione politica non sembrano essere le più idonee al compito.

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