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L’Ue affonda: Eurozona in deflazione

Il premier fiorentino va a messa mentre Eurostat mostra il “segno meno” davanti all’indice dei prezzi al consumo: -0,9% nell’Europa a ventotto, -1,1% in quella a diciotto. Tra i paesi con la moneta unica l’Italia è quello che va ben oltre la media, con un indice di inflazione mensile negativo che sfonda il tetto del 2% (-2,1%), ma sono fortemente in negativo anche i tassi di inflazione mensile belga (-1,9%) e spagnolo (-1,8). In deflazione anche le altre principali economie europee: indici negativi Germania (0,7%), Francia (-0,6%) e Regno Unito (-0,6%). Energia, tabacco, generi alimentari, frutta di stagione, beni industriali: l’intero paniere di riferimento ha visto a gennaio un calo dei prezzi. Solo le voci specifiche di latticini ed elettricità hanno registrato un lievissimo aumento, peraltro nell’ordine millesimale (+0,05%).

Non un buon segnale per l’economia europea, sottolinea Renato Giannetti su Eunews. Il crollo dell’inflazione con un indicizzazione negativa mostra una crisi dei consumi che ricalca perdite di potere d’acquisto e impoverimento della società. Un dato, quelle deflattivo, che potrebbe essere legato anche alla diminuzione del numero delle assunzioni e dunque del reddito disponibile. Nel giorno in cui l’Eurostat diffonde i dati sull’inflazione, la Commissione europea rende pubblico l’ultimo rapporto sul monitoraggio dei posti vacanti in Europa: il dato generale per l’Ue parla di un calo del tasso di assunzione del 4% nel secondo trimestre 2013 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Dati aggiornati a gennaio 2014 ancora non sono disponibili: peccato, sarebbe interessante vedere come e quanto il calo di produzione di posti di lavoro incida sull’inflazione. Il rapporto evidenzia comunque un aumento del divario nord-sud: i paesi meridionale dell’Ue sono quelli dove maggiormente si tende a non colmare i posti di lavoro che si rendono disponibili. I dati Eurostat sull’inflazione mostrano come siano proprio questi paesi ad avere la deflazione superiore alla media (Italia con -2,1%, Spagna con -1,8%, Malta con -1,5%, Portogallo con -1,4%).

Almeno per la carenza di assunzioni la Commissione un’idea di contromisura ce l’ha: mobilità. “La diversità delle prospettive lavorative nel nord e nel sud d’Europa evidenzia asimmetrie nel mercato del lavoro europeo”, il commento del commissario europeo per l’Occupazione e gli Affari sociali, Laszlo Andor, secondo cui “la mobilità può contribuire a ridurre questi squilibri”.

 

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