Quasi cento palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano che ha colpito un edificio residenziale a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, mentre la popolazione dormiva. Lo riferisce l’emittente Al Jazeera nel suo live blog. In precedenza, il ministero della Sanità palestinese aveva fornito un bilancio di “87 tra morti e dispersi”, senza precisare ulteriormente in conteggio. Secondo il medico palestinese Raheem Kheder, citato sempre da Al Jazeera, tra le vittime ci sono numerose donne e bambini. L’esercito israeliano, secondo la stessa fonte, ha raso al suolo un edificio a più piani e almeno quattro abitazioni vicine.
Mounir al Bursh, direttore generale del ministero della Sanità palestinese, ha descritto una situazione sanitaria già “catastrofica”, aggravata dall’afflusso di feriti. Medici senza frontiere (Msf) ha lanciato un appello urgente affinché Israele fermi gli attacchi contro gli ospedali nel nord di Gaza. “La violenza senza sosta e le operazioni militari israeliane che stiamo osservando nelle ultime due settimane hanno conseguenze terrificanti”, ha dichiarato Anna Halford, coordinatrice d’emergenza per Msf.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha condannato gli ultimi attacchi israeliani su Beit Lahiya, descrivendo scene “terrificanti” e sottolineando che “nessun luogo è sicuro a Gaza”. Wennesland ha chiesto la fine immediata delle violenze, la protezione dei civili e il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas.
Un altro attacco aereo israeliano, avvenuto nei giorni scorsi, ha ucciso un’operatrice umanitaria di Mercy Corps, Mahasin Khatee. L’organizzazione ha espresso il suo cordoglio per l’episodio avvenuto venerdì, denunciando in una nota che le perdite tra il personale umanitario continuano ad aumentare, nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di aprile, che denunciava gli attacchi contro il personale delle Nazioni Unite e gli operatori umanitari. Nel frattempo, le Brigate al Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno rivendicato oggi l’uccisione di soldati israeliani a Jabalia, dopo aver colpito due veicoli dell’esercito israeliano con dispositivi esplosivi. Al momento non vi sono conferme al riguardo da parte delle Forze di difesa di Israele (Idf).
Un prigioniero libanese catturato dalle forze israeliane nel Libano meridionale è stato giustiziato durante l’interrogatorio, secondo i media israeliani. L’incidente è avvenuto sabato sera durante l’invasione terrestre in corso in Libano da parte di Israele. L’identità del prigioniero, presumibilmente un combattente di Hezbollah, non è stata ancora rivelata.
L’esercito israeliano ha confermato di aver avviato un’indagine interna sulla “morte” del prigioniero, rapito nel Libano meridionale. Secondo il Jerusalem Post, l’esercito ha riconosciuto che l’uomo, descritto come “affiliato a Hezbollah”, è stato ucciso mentre era sotto custodia israeliana.
Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha duramente criticato la decisione di aprire un’indagine, definendo “una vergogna” anche solo indagare sulla morte di un combattente di Hezbollah.
I media israeliani, tra cui Israel Hayom e Channel 14, hanno rivelato che il prigioniero è stato ucciso da un soldato riservista dell’Unità 504, l’unità di intelligence israeliana responsabile degli interrogatori. I resoconti hanno affermato che l’uomo era stato rapito da un tunnel durante uno scontro con le forze della Brigata Golani. Durante l’interrogatorio, sarebbe stato ucciso dal riservista.
L’esercito israeliano ha inoltre annunciato che dieci combattenti di Hezbollah sono stati catturati dall’inizio delle operazioni di terra nel Libano meridionale, all’inizio di questo mese.
Durante la sua offensiva a Gaza, l’esercito israeliano ha etichettato tutti i palestinesi rapiti dalla striscia come membri o affiliati di Hamas. Tuttavia, i gruppi per i diritti umani hanno ripetutamente svelato le identità di quei rapiti, rivelando che la maggior parte di coloro descritti dall’esercito israeliano come membri di Hamas erano, in realtà, civili.
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