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Gaza, Crescono gli appelli al cessate fuoco. Oltre 11mila morti, vittime tra membri di Medici senza Frontiere

A Gaza è stato ucciso un operatore di Medici senza Frontiere insieme a diversi membri della sua famiglia il 6 novembre. Mohammed Al Ahel lavorava come tecnico di laboratorio per MSF da oltre 2 anni e si trovava nella sua casa nel campo di Al Shati quando l’area è stata bombardata

In occasione del primo mese dall’offensiva di Hamas contro il sud di Israele, che ha innescato una controffensiva dell’esercito israeliano contro la Striscia di Gaza – dove la popolazione conta 2,3 milioni di persone – oltre duemilacinquecento accademici in Italia hanno sottoscritto una lettera per esortare il governo italiano ad agire per “un’immediata fine alla guerra in corso contro Gaza” e per far valere “il rispetto del diritto umanitario internazionale”. L’appello è indirizzato in particolare al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui).

Nell’appello si legge: “Come docenti, ricercatori e ricercatrici della comunità accademica italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid”. Convinti che sia le azioni di Hamas che quelle delle autorità israeliane costituiscano “una evidente violazione del Diritto Internazionale e della Convenzione di Ginevra”, i firmatari suggeriscono che “pace, diritti e benessere” si raggiungano attraverso il “riconoscimento” delle radici storiche del conflitto “da ricercarsi- si legge ancora- nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni” e della corretta “conoscenza del diritto internazionale”.

“Per la prima volta da decenni, l’IDF sta combattendo nel cuore di Gaza City, nel cuore del terrore. È una guerra complessa e difficile, e purtroppo ha anche avuto un prezzo elevato”. Lo ha detto il capo del Comando Sud di Israele, il maggior generale Yaron Finkelman. “Continuiamo con tutte le nostre forze, con l’obiettivo di sconfiggere lo spregevole gruppo di Hamas.

Traiamo il nostro spirito combattivo dalla forza della nazione di Israele. Non ci fermeremo, non ci fermeremo finché non adempiremo la nostra missione, fino alla vittoria” ha aggiunto, “stiamo colpendo il cuore delle attività di Hamas. Abbiamo eliminato decine di comandanti e scoperto molti tunnel. Il generale Finkelman riconosce il fallimento dell’esercito nel prevenire l’assalto del gruppo terroristico del 7 ottobre, ma dice che le truppe combattono avendo sempre in mente gli ostaggi e l’obiettivo di liberarli.

Israele può prendere in considerazione brevi pause umanitarie a Gaza di un’ora, solo per permettere l’ingresso di aiuti o il rilascio di ostaggi. È la timida apertura del premier israeliano Benjamin Netanyahu alle sempre più insistenti richieste internazionali di pause umanitarie. “Per quanto riguarda piccole pause tattiche, un’ora qui, un’ora là, le abbiamo già avute prima”, ha ricordato il capo di governo, assicurando che verranno prese in considerazione “le circostanze per consentire l’arrivo di beni umanitari o il rilascio di singoli ostaggi”.

Biden ha chiesto a Netanyhau tre giorni di pausa
Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di accettare una pausa di tre giorni nei combattimenti per permettere passi avanti nel rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. Lo riporta l’agenzia americana Axios. La richiesta sarebbe stata fatta nel corso della telefonata tra i due leader avvenuta ieri. Secondo la proposta discussa da Stati Uniti, Israele e Qatar, Hamas rilascerebbe 10-15 ostaggi e userebbe i tre giorni di pausa per verificare l’identita’ di tutti gli ostaggi e consegnare un elenco dei nomi.

A un mese esatto dal sanguinoso attacco di Hamas a Israele, la guerra dello Stato ebraico al movimento islamista ha causato undicimila morti, un disastro umanitario senza precedenti e non mostra alcun segno di svolta e neanche di prospettiva futura. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, resiste alle richieste di un cessate il fuoco e ha anche avvertito che Israele si incaricherà della sicurezza del territorio palestinese una volta terminata la guerra.

Nell’enclave controllato da Hamas, i servizi sanitari aggiornano un bollettino di vittime che appare sempre più drammatico strage dopo strage: secondo l’ultimo bilancio sono 11.000 i palestinesi morti, la gran parte donne e minorenni. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha detto che Gaza sta diventando “un cimitero di bambini” ma il Consiglio di Sicurezza al Palazzo di Vetro non riesce a trovare alcuna via di uscita.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è a Tokyo per la ministeriale del G7. “Siamo tutti d’accordo all’interno del G7: è necessario aiutare il popolo palestinese, ma Hamas è una organizzazione terroristica e fa bene Israele a colpire Hamas”, ha detto al termine della cena con i ministri degli Esteri. “Israele- ha aggiunto – è un Paese in guerra, ma io credo che si debba continuare a lavorare per la stabilità e la de-escalation, l’obiettivo finale è due popoli e due Stati, ma ovviamente ci dovrà essere una fase di transizione.

Può esserci ad esempio una presenza come quella di Unifil in Libano, da questo punto di vista si può trovare un accordo. Ne abbiamo parlato e continueremo a parlarne, l’obiettivo è la pace”.

Intanto l’esercito israeliano avanza nel cuore dell’enclave. Dopo aver circondato Gaza City, le truppe nelle ultime ore sono avanzate all’interno della città da Nord e da Sud. Hamas, che insieme a Hezbollah continua a lanciare missili contro Israele, non sembra avere la forza di resistere all’avanzare delle colonne di blindati.

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