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Gaza, Israele inizia il ritiro dall’ospedale Shifa lasciando decine di cadaveri tra le macerie

Le Forze di difesa israeliane, appoggiate da agenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, hanno concluso il grosso delle  operazioni attorno all’ospedale di “Al Shifa”, nella città di Gaza. La struttura, secondo fonti militari israeliane, “non sarà più un ospedale”, perché gravemente danneggiata, dopo essere diventata un campo di battaglia.

Al termine dei combattimenti, durati 15 giorni, le autorità israeliane affermano di aver evacuato dalla zona oltre 6.000 civili, di aver ucciso più di duecento miliziani palestinesi, e di averne presi prigionieri più di cinquecento.

Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno sparato proiettili per coprire la ritirata dei carri armati e hanno lasciato il quartiere di al-Rimal per dirigersi a sudovest della città di Gaza, verso il distretto di Tel al-Hawa. Le Idf non hanno al momento confermato ufficialmente il ritiro. Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza gestito da Hamas ha dichiarato di aver scoperto decine di cadaveri nell’ospedale. “I corpi di martiri, alcuni in stato di decomposizione, sono stati rinvenuti nel complesso e attorno all’ospedale”, afferma il dicastero in un comunicato stampa precisando che ci sono danni materiali “molto significativi” su tutti gli edifici dello Shifa.

Ha annunciato di aver completato le “operazioni mirate” all’ospedale Shifa a Gaza City e di essere “uscito” dal complesso. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati “hanno ucciso terroristi in scontri ravvicinati, hanno localizzato numerose armi e documenti di intelligence in tutto l’ospedale, prevenendo danni a civili, pazienti ed équipe mediche”.
Sempre a Gaza City – secondo la stessa fonte – “un elicottero ha colpito un complesso militare di Hamas dotato di trappole esplosive”.
A Khan Yunis, commando dell’Idf – ha aggiunto il portavoce militare – stanno operando nell’area di al-Amal dove “sono stati uccisi terroristi in scontri ravvicinati e altri sono stati catturati”.

Hamas ha chiesto scusa per la prima volta agli abitanti della Striscia di Gaza per le sofferenze causate dalla guerra, in una lunga dichiarazione pubblicata ieri sera sul suo canale Telegram. Il movimento islamista palestinese “si scusa” per le difficoltà causate dal conflitto contro l’esercito israeliano che dura da quasi sei mesi. Ma ribadisce anche il desiderio di continuare questa guerra che, secondo Hamas, deve consentire di ottenere “vittoria e libertà” per i palestinesi. Il movimento al potere nella Striscia ha inviato “un messaggio di ringraziamento al popolo” palestinese, di cui riconosce “l’esaurimento”. Hamas ha insistito sulle misure che ha cercato di mettere in atto per alleviare le difficoltà, in particolare tentativi di “controllo dei prezzi” entro i limiti delle sue capacità “vista l’aggressione in corso”. Ha inoltre affermato di comunicare con “tutte le componenti” della società di Gaza, citando altri movimenti armati, “comitati popolari” e “famiglie” per “risolvere i problemi causati dall’occupazione” israeliana.

Con la morte ieri del sergente maggiore Nadav Cohen in combattimento a Gaza è salito a 600 il bilancio dei soldati rimasti uccisi dal 7 ottobre scorso nella Striscia, in Israele e nei Territori palestinesi. Il numero di quelli morti dall’inizio delle operazioni di terra a Gaza è di 256, hanno reso noto stamattina le Forze di difesa israeliane (Idf). I palestinesi morti nella Striscia dal 7 ottobre sono finora circa 32.800, secondo il Ministero della Sanità locale gestito da Hamas.

 

Stati Uniti e Israele terranno oggi un incontro virtuale per discutere le proposte alternative dell’amministrazione Biden all’invasione militare di Rafah, hanno detto ad Axios funzionari israeliani e statunitensi. Il meeting si svolgerà tramite una videoconferenza sicura, secondo le fonti del sito web di notizie americano. I funzionari israeliani citati da Axios hanno affermato che tenere un incontro virtuale è un modo per il premier Benjamin Netanyahu di “salvare la faccia” e discutere con la Casa Bianca su Rafah senza inviare una delegazione a Washington, come avevano chiesto invece gli Stati Uniti. Si prevede che il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, guiderà la parte americana nell’incontro, alla quale parteciperanno rappresentanti del Pentagono, del Dipartimento di Stato e delle agenzie di intelligence statunitensi. Il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi condurranno invece i colloqui da parte israeliana, con la partecipazione di alti funzionari della difesa e dell’intelligence. Una fonte israeliana di Axios ha annunciato che un secondo incontro avrà luogo di persona già la prossima settimana.

Benjamin Netanyahu è stato operato “con successo” all’ernia, comunica l’ufficio del primo ministro israeliano. Netanyahu è “in forma e comincia a riprendersi”, è stato precisato al termine dell’intervento eseguito ieri sera in anestesia totale. Nelle stesse ore migliaia di israeliani manifestavano a Gerusalemme per chiedere le dimissioni del premier e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. Ieri il movimento islamista palestinese ha detto di ritenere ancora “troppo distante” la posizione di Israele per “fare progressi” nei negoziati. Netanyahu ha affermato da parte sua che è Hamas ad aver irrigidito le sue posizioni sui termini di una tregua.

Media, ‘arrestata nel sud di Israele la sorella di Haniyeh’

La sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh è stata arrestata nel sud di Israele, nel sospetto “di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo”. Secondo la polizia – citata dai media – la donna, 57 anni, è stata arrestata in un’operazione congiunta con lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna.
Secondo la stessa fonte, nella sua abitazione sono trovati documenti, telefoni e altre prove che la legano “a serie offese alla sicurezza”.

La polizia non ha reso noto il nome della sorella di Haniyeh arrestata. Il leader dell’ufficio politico di Hamas – secondo i media – ha due fratelli e otto sorelle. Tre di queste sono sposate con beduini israeliani, hanno quindi cittadinanza israeliana e vivono a Tel Sheva, nel Negev. Lo scorso febbraio – è stato ricordato – una di loro ha dato alla luce un bambino prematuro ricevendo cure salvavita dai medici. Ismail Haniyeh, 62 anni, è sposato e padre di 13 figli e di norma vive in Qatar.

In gravi condizioni due dei tre israeliani feriti in attentato

Sono stati ricoverati in ospedale in condizioni ritenute gravi 2 dei 3 israeliani colpiti in un attentato palestinese a coltellate avvenuto ieri sera in un centro commerciale a Gan Yavne, nel centro di Israele. Lo hanno riferito i media, aggiungendo che i due, entrambi ventenni, sono stati colpiti alla testa. Il terzo ferito non è in gravi condizioni.
L’attentato – secondo la polizia – è stato condotto dal palestinese Mumeen Khalil (19 anni) del villaggio di Dura, vicino a Hebron, in Cisgiordania, entrato in Israele illegalmente. Khalil – secondo la stessa fonte – è stato ucciso dalla reazione degli agenti di sicurezza subito dopo l’attacco.
Quello di ieri sera è stato il secondo attentato in un giorno avvenuto in Israele: il primo è accaduto a Beer Sheva, nel sud di Israele.

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