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Gaza, MSF: “All’ospedale di Al-Aqsa c’è il caos. Nulla giustifica tutto questo”

Morti e feriti continuano ad arrivare all’ospedale di Al-Aqsa a seguito degli intensi bombardamenti delle forze israeliane di questa mattina nell’Area di Mezzo a Gaza. I team di Medici Senza Frontiere (MSF) stanno lavorando insieme al personale medico degli ospedali Al-Aqsa e Nasser per curare un numero enorme di pazienti gravemente feriti, molti dei quali sono donne e bambini.

“È un incubo ad Al-Aqsa. Ci sono stati afflussi di feriti uno dopo l’altro, mentre venivano bombardate aree densamente popolate. È molto più di quanto si possa fare in un ospedale funzionante, figuriamoci con le scarse risorse che abbiamo qui” dice Samuel Johann, coordinatore di MSF a Gaza. “Solo in un’ora abbiamo ricevuto circa 50 pazienti gravemente feriti”.

Qui la dichiarazione di Karin Huster, responsabile medica di MSF a Gaza, che era all’ospedale di Al Aqsa fino a poche ore fa (AUDIO in INGLESE).

“Non ho idea di quanti morti ci fossero nell’ospedale di Al Aqsa. Non abbiamo avuto il tempo di guardare la situazione all’obitorio o all’entrata dell’ospedale. C’era il caos. Un caos aggravato dagli ultimi quattro giorni di attacchi.

Dentro all’ospedale c’era il caos più totale. L’intero pronto soccorso – la zona rossa, la zona gialla, la zona verde – era pieno di pazienti sul pavimento, vittime dei bombardamenti di Nuseirat. C’erano centinaia di pazienti e abbiamo fatto tutto il possibile per stabilizzarli. Flebo, bendaggi, interventi chirurgici. Fortunatamente siamo riusciti a trasferire alcuni pazienti all’ospedale Nasser e all’ospedale da campo. Nonostante l’ospedale fosse sovraccarico i medici e gli infermieri hanno fatto il possibile ma non è difficile immaginare l’orrore che abbiamo visto.

C’erano bambini ovunque, c’erano donne e uomini con ogni tipo di ferite: ferite di guerra, ferite da trauma, amputazioni, eviscerazioni, traumi, fratture, ustioni, lesioni cerebrali. In quel momento non si può fare altro se non rimboccarsi le maniche e fare il possibile. Il sistema sanitario è talmente sovraccarico che molti pazienti rimangono nel pronto soccorso molto più a lungo di quanto dovrebbero. Bambini completamente bianchi per lo shock, ustionati, che gridano chiamando genitori, altri talmente sotto shock che non riescono nemmeno a gridare.

Non c’è nulla, proprio nulla che giustifichi quello che ho visto oggi. Niente. Quel bambino di tre mesi, il bambino di sette anni, il bambino di dodici anni che è morto, quel ragazzo di 25 anni, la donna di 78 anni con ferite orribili. Perché si meritavano questo? Perché il mondo rimane a guardare in silenzio? Fino a che punto dobbiamo arrivare prima di dire a Israele che tutto questo non è accettabile?”.

Prende forme e numeri apocalittici la strage di palestinesi compiuta ieri a Gaza dall’esercito israeliano. Sono oltre 210 le vittime dell’attacco al campo profughi di al-Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Le immagini riprese dai giornalisti e dai testimoni all’interno dell’ospedale Al-Aqsa mostrano, tra gli altri, decine di corpi dilaniati di bambini. La struttura sanitaria è stata travolta dall’altissimo numero di feriti, almeno 400, che i sanitari soccorrono in condizioni disperate, sui pavimenti, senza medicine, con interruzioni di corrente, senza macchinari.

L’incursione di terra delle forze armate israeliane, con l’obiettivo di recuperare vivi 4 degli ostaggi portati a Gaza da Hamas il 7 ottobre, ha lasciato dietro di sé una lunghissima scia di sangue: almeno 60 persone sarebbero state uccise dagli spari dei soldati ma il numero maggiore di vittime è stato causato dai pesantissimi bombardamenti nel sovraffollato campo profughi.

Secondo l’agenzia Axios, che cita un funzionario dell’amministrazione statunitense, un’unità militare americana ha partecipato all’operazione israeliana che è al momento una delle più sanguinose di questi 8 mesi di guerra. Le autorità di Gaza denunciano l’utilizzo, da parte dei militari di Tel Aviv, del molo temporaneo costruito dagli USA al centro di Gaza. Secondo alcune testimonianze da accertare l’unità speciale avrebbe utilizzato un camion proveniente dal molo per entrare di sorpresa nel campo profughi palestinese.

Gli operatori di Medici senza frontiere presenti all’ospedale Al-Aqsa hanno dichiarato che la struttura ospedaliera è diventata un “bagno di sangue”.

Le forze israeliane hanno recuperato questa mattina quattro ostaggi vivi da due luoghi separati nell’area centrale di al-Nuseirat. I quattro, tre uomini e una donna, erano stati presi da militanti di Hamas al festival musicale Nova nel sud di Israele il 7 ottobre dello scorso anno.  Portati in ospedale per controlli medici, appaiono in buona salute e si sono riuniti subito con le famiglie.

Tra di essi c’è anche Noa Argamani, 25 anni, uno dei sequestrati più noti poiché il 7 ottobre fu ripresa in un video mentre veniva portata in moto a Gaza.

All’operazione hanno partecipato centinaia di soldati e di uomini di unità speciali dell’intelligence. La polizia israeliana ha fatto sapere che il comandante dell’Unità antiterrorismo, Arnon Zamora, è stato ucciso durante il raid.

 

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