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Gaza, riprendono i bombardamenti. Anche dal Libano. Nuove prove contro l’intelligence israeliana per l’attacco di Hamas del 7 ottobre

Almeno 109 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza durante i bombardamenti successivi alla fine della tregua fra Israele e Hamas. Lo afferma il portavoce del ministero della Sanità di Hamas, Ashraf al-Qidreh. Oltre alle vittime si contano centinaia di feriti che si sono riversati negli ospedali già sovraffollati della Striscia di Gaza. Fra le vittime anche il corrispondente dell’agenzia di stampa turca Anadolu, Montaser al-Sawaf. Lo riferisce la stessa Anadolu ricordando che i giornalisti morti a Gaza sono 72. Dall’altra parte, Hamas ha affermato che Israele aveva già deciso di riprendere gli attacchi nella Striscia di Gaza questa mattina e per questo “ha rifiutato il rilascio di altri ostaggi”.

Il gruppo libanese di Hezbollah ha rivendicato un attacco col quale ha preso di mira soldati israeliani “con armi adeguate” vicino a una posizione militare lungo la frontiera con Israele. Lo riporta Al Jazeera.
L’annuncio segna il primo attacco rivendicato dal gruppo dalla scadenza della tregua questa mattina.
Hezbollah e Israele avevano ampiamente rispettato una pausa non dichiarata lungo il confine durante la scorsa settimana, nel corso della tregua concordata con Hamas. Il gruppo libanese ha affermato che il confine con Israele rimarrà una linea attiva del fronte finché continuerà l’aggressione di Israele contro Gaza.

In un comunicato pubblicato oggi, Hamas ha spiegato che Israele ha rifiutato il rilascio di altri ostaggi e dei corpi di una famiglia israeliana detenuta a Gaza dal 7 ottobre e uccisa da attacchi aerei israeliani. “Abbiamo offerto di consegnare i corpi della famiglia Bibas, di rilasciarne il padre in modo che potesse partecipare alla loro sepoltura e di consegnare due detenuti israeliani”, ha dichiarato Hamas, aggiungendo che Israele avrebbe rifiutato “tutte queste offerte perché aveva deciso in precedenza di riprendere la sua aggressione criminale contro la Striscia di Gaza”.

“Israele sapeva dell’attacco di Hamas e non l’ha evitato”

Secondo il New York Times i funzionari israeliani conoscevano il piano di Hamas per l’attacco del 7 ottobre da più di un anno. Ma l’intelligence militare del Paese non lo ha considerato una minaccia realistica, perché di troppa difficile attuazione per il gruppo di resistenza palestinese.

Il documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane hanno chiamato in codice “Muro di Gerico”, descriveva, punto per punto, esattamente il tipo di incursione devastante che ha portato alla morte di circa 1.200 persone.

Il testo tradotto, che è stato esaminato dal New York Times, non fissava una data per l’attacco, ma descriveva un assalto metodico progettato per travolgere le strutture intorno alla Striscia di Gaza, conquistare le città israeliane e prendere d’assalto basi militari chiave, tra cui il quartier generale di una divisione.

Hamas ha seguito il piano alla lettera

Hamas ha seguito il piano con estrema precisione. Il documento prevedeva una raffica di razzi all’inizio dell’attacco, droni per mettere fuori uso le telecamere di sicurezza e le mitragliatrici automatiche lungo il confine, e uomini armati che si sarebbero riversati in massa in Israele in parapendio, in motocicletta e a piedi – tutto quello che è avvenuto il 7 ottobre.

Il piano includeva anche dettagli sulla posizione e sulle dimensioni delle forze militari israeliane, sui centri di comunicazione e su altre informazioni sensibili, sollevando domande se ci siano state fughe di notizie all’interno dell’establishment della sicurezza israeliana.

Il documento è circolato ampiamente tra i leader militari e dell’intelligence israeliana, ma gli esperti hanno stabilito che un attacco di tale portata e ambizione era al di là delle capacità di Hamas.

Non è chiaro – scrive il New York Times – se il primo ministro Benjamin Netanyahu o altri leader politici abbiano visto il documento.

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