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Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari: 4 su 5 hanno subito aggressioni fisiche o verbali

Il sondaggio di Anaao Assomed: Pronto Soccorso e Psichiatria i reparti dove si registra il maggior numero di aggressioni da parte dei pazienti e dei loro parenti. Ma quasi il 70% non denuncia e oltre le metà pensa che la causa non sia direttamente attribuibile all’aggressore.

Martedì prossimo si terrà la terza edizione della Giornata nazionale di educazione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Una ricorrenza che arriva a meno di una settimana dalle aggressioni ai danni di alcuni sanitari del pronto soccorso di Verona e a Napoli che la Cgil vuole sottolineare per provare ad uscire dai luoghi comuni.

«Le aggressioni ai danni di medici, infermieri e operatori socio-sanitari non sono una tragica fatalità episodica ma un fenomeno strutturale legato all’involuzione della società a cui stiamo assistendo da anni – ha dichiarato Simone Mazza, responsabile sanità della Fp Cgil Verona – Sono una conseguenza dalle campagne di discredito nei confronti di tutto il personale del pubblico impiego e soprattutto della trascuratezza in cui versa il sistema sanitario nazionale, fiaccato da decenni di definanziamento».
E a certificare la non trascurabilità del fenomeno ci sono i dati del monitoraggio nazionale di Inail. I casi conclamati di aggressioni sui luoghi di lavoro si susseguono al ritmo di oltre 2mila all’anno. Maggiormente colpiti sono i pronto soccorso con 456 aggressioni all’anno, seguono i reparti di degenza con 400, gli ambulatori con 320 e i servizi psichiatrici con 72 atti di violenza. Più rari gli episodi nell’assistenza domiciliare (37), nelle case di riposo (20 all’anno) e nei penitenziari (11). Inoltre, nel 75% dei casi le vittime della violenza sono lavoratrici.

«Pertanto, la prima cosa che ci aspettiamo dalle direzioni degli ospedali e degli altri presidi sanitari è un concreto sostegno alle vittime di violenza, con l’offerta di supporto psicologico per superare il trauma e di consulenza legale per valutare le iniziative da intraprendere – ha dichiarato Mazza – L’importante è che l’evento non passi sotto silenzio. In più, anche la violenza negli ospedali richiede la predisposizione di apposite iniziative di formazione per mettere professionisti e operatori nelle condizioni di sapere riconoscere e gestire, per quanto possibile, l’insorgenza dei singoli eventi».

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