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Il sogno di Alessandro

Estate del 2008: passeggiavo in dolce compagnia, al fresco dell’aria condizionata, in un centro commerciale della zona di Roma, quando incontrai un ragazzo come tanti che conosco, uno che giocava a pallone soprattutto per divertimento, ma aveva talento ed era una giovane promessa. Coltivava il sogno di diventare calciatore professionista, un giorno. Alle soglie della maggiore età, anche lui spensierato passeggiava, con mamma Luciana e papà Luigi.

Parlammo di me e della nuova squadra del quartiere, quella che mancava da quasi quarant’anni, dopo che un vecchio campo in terra era stato abbandonato. Erano contenti che avessi riportato il calcio a Vitinia, a due passi dall’Eur e non lontano in linea d’aria da Trigoria, dove lui si allenava regolarmente. Mi disse con simpatia che, se fosse stato meno forte, avrebbe giocato con noi. Quel ragazzo però, non era uno come tanti: oggi è conosciuto, ci ha creduto fino in fondo e ha appena segnato il suo primo gol in Nazionale.

Alessandro Florenzi nasce a Roma, nella parte sud-ovest della città e muove i suoi primi passi da calciatore nel campo in terra di via Saponara ad Acilia, dove i genitori gestiscono il punto bar. Passando per Axa e Lodigiani, presto arriva a Trigoria da Bruno Conti, nel settore giovanile giallorosso. Cresce come tanti adolescenti, studiando un po’, sognando abbastanza e giocando tantissimo, allenandosi duramente. E’ sempre al suo posto, anche quando le cose non vanno bene. Il pomeriggio di un sabato di qualche anno fa, incontrando “Gigi” (è il soprannome del padre, che lo ha sempre seguito) a Trigoria, durante una partita delle giovanili, parliamo del suo scarso impiego con l’allenatore di allora, il “Soldatino” Angelo Di Livio, categoria “Allievi Coppa Lazio” (stagione 2006-2007).

Lui, sereno come al solito, si avvicina alla rete durante l’intervallo, sotto un cielo grigio ed un’insolita pioggerella tipicamente inglese, scambiamo qualche parola e via di nuovo a palleggiare con i compagni in mezzo al campo, incurante apparentemente dell’ennesima panchina romanista. Invece ci tiene eccome, a giocare. La concorrenza aumenta, mentre il divario tecnico con i coetanei più bravi si assottiglia e la prestanza fisica degli altri ancora si fa sentire, ma lui non molla. Aveva altre possibilità, soprattutto al Nord, non è mai scappato via dalla sua storia e dalla sua città e ha avuto ragione.

L’anno dopo con Stramaccioni trova il suo spazio giocando come regista di centrocampo, ma è con il boemo Zeman che cresce nei movimenti, mentre con il francese Garcia trova la sua giusta collocazione, trasformandosi in uomo-gol. Il resto è storia nota: romano e romanista come Totti e De Rossi, ha sostituito il Capitano il 22 maggio 2011 nel finale di campionato con la Sampdoria, facendo il suo esordio in serie A (prima del prestito al Crotone), mentre con il mister della Primavera (papà Alberto De Rossi) ha vinto da capitano il suo scudetto Primavera, sfruttando al meglio la sua ultima opportunità.

Fu quello l’anno della svolta: il salto nel buio dalle giovanili al calcio dei grandi fa sfumare sogni e speranze di moltissimi ragazzi. Poi, il cielo si è tinto di azzurro, quello delle Nazionali: dall’Under 21 di Mangia alla Maggiore di Prandelli. Corre veloce Alessandro, che grazie alla sua vitalità ha già realizzato parecchi dei sogni da bambino e ora rincorre il prossimo che è là, a portata di mano. Papà Luigi finalmente può godersi il successo del figlio, che quando esulta imita i suoi baffi; anche mamma Luciana è più serena. Quando ci incontreremo di nuovo, non serviranno complimenti di circostanza, ma sarà bello ricordare quanta strada ha fatto Alessandro da quella estate di cinque anni fa.

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