È record di suicidi nelle carceri inglesi: +64% tra il 2013 e il 2014. A rivelarlo è stato il Prisons and Probation Ombudsman in persona, Mr. Nigel Newcomen, nel suo ultimo rapporto annuale. Dove, oltre alle cifre, a preoccupare, come si legge nel dossier, è che “non è ancora possibile capire le ragioni di un simile aumento. Ad ogni modo, il numero riflette lo stato di salute delle nostre carceri e l’elevata disperazione dei condannati”. L’unica certezza, ammette Newcomen, è che le attuali procedure di prevenzione dei gesti autolesionisti e suicidi nel servizio penitenziario funzionano poco e male. Segno evidente che è giunto il momento di adottare le necessarie contromisure. Due in particolare i principali imputati sul banco di accusa: 1) Il difficile clima lavorativo in cui versano gli stessi secondini, che non consente loro di rispondere adeguatamente alle difficoltà di ciascun detenuto. 2) L’inadeguatezza dei metodi di identificazione e monitoraggio della popolazione più a rischio di farla finita. Che spesso manifesta chiari segnali di disagio, rimanendo però inascoltata.
Paola Battista (West)