Cultura

Insieme, il libro di Flavia e Romano Prodi: “Una vita condivisa”

Nel 1969 duecentocinquanta invitati erano tantissimi. Ma era il risultato dell’aver messo insieme gli amici di tutte le fasi della nostra vita, dalla scuola all’università, ai colleghi, agli amici della parrocchia e anche persone casualmente presenti alla cerimonia”. Così Flavia Prodi racconta le sue nozze nel libro “Insieme”, scritto con il marito Romano e pubblicato nel 2005 (San Paolo Edizioni). Un amore, quello tra i due, nato nell’attivismo cattolico, in particolare dalla conoscenza reciproca nel Circolo Leonardo a Reggio Emilia. Nel volume, la voce narrante è proprio quella di Flavia, che ripercorre le tappe della sua vita con l’ex premier.

“Ho la sensazione – racconta la Franzoni – di aver preso tutte le decisioni fondamentali della mia vita in assoluta libertà. Ho libro_insiemefrequentato gli amici scelti da me, ho scelto il liceo scientifico deludendo i miei genitori, ho fatto di testa mia sposandomi prima della laurea. E lo stesso vale per Romano”. Più che soffermarsi sul lato romantico della relazione, Flavia mette in fila tutte le esperienze fatte con Romano, dal lavoro accademico alla presidenza dell’Iri, dall’educazione dei figli (“Non ho mai dato paghette, in casa c’è una ciotola con dentro un po’ di monete, da cui i ragazzi potevano prelevare. Nessuno ha mai preso più del dovuto”) all’impegno nel sociale e all’avventura politica e istituzionale di Roma e Bruxelles. A proposito della campagna elettorale 1996, poi vinta da Prodi (che cadde due anni dopo), Flavia scrive di “giornate faticosissime, tanta tensione, ma anche momenti divertenti. Rimuovevo l’idea di come sarebbe cambiata la mia vita in caso di vittoria o di sconfitta”.

E poi, il rapporto con la nostra città e con la casa di via Gerusalemme: “Ho difeso con le unghie e con i denti il nostro legame con Bologna – scrive ancora la Franzoni nel libro -. Da quando ci siamo sposati non abbiamo mai cambiato abitazione, anche se l’abbiamo ristrutturata e modificata. Ho voluto continuare a vivere a Bologna anche quando Romano lavorava a Roma e Bruxelles, facendo la spola da una città all’altra. Bologna significa sicurezza e assoluta naturalezza nei rapporti con le persone”.

Andrea Bonzi

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