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Khalida Jarrar arrestata, raid a Ramallah dell’esercito israeliano: in carcere l’ex deputata palestinese

Khalida Jarrar è di nuovo in carcere. Ex deputata palestinese, 60 anni, storica attivista dei diritti delle donne – soprattutto quelle detenute – dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina e membro del Consiglio Legislativo Palestinese, è stata prelevata in casa sua a Ramallah, Cisgiordania, dall’esercito israeliano.
L’ultimo arresto risale al 2019, all’epoca il noto giornalista e scrittore israeliano Gideon Levy, dalle colonne del quotidiano Haaretz definì “grotteschi” i motivi della sua incarcerazione, scrivendo così sul suo giornale: “La si accusa genericamente di opporsi all’occupazione, aver visitato un prigioniero liberato, aver chiesto la liberazione del leader del suo movimento, aver partecipato ad una fiera del libro concedendo interviste, aver partecipato a marce”.
E così la più grande democrazia del Medio Oriente sistema i conti anche con il movimento delle donne.

Netanyahu ha detto a Hamas: “Vi teniamo d’occhio e vi prenderemo”

In un video pubblicato su X, Netanyahu ha detto a Hamas: “Vi  teniamo d’occhio e vi prenderemo”.

“Stiamo continuando la guerra, i combattimenti proseguono nel sud della Striscia di Gaza e altrove”, ha detto. “Combattiamo fino alla fine”.

L’ultimo messaggio arriva mentre sono aumentate le pressioni su Israele – anche da parte degli alleati più stretti – affinché faccia di più per evitare vittime tra i civili, in particolare nel sud, dove centinaia di migliaia di civili sono fuggiti.

Da parte loro, gli Stati Uniti hanno dichiarato di volere che Israele passi a una fase di “minore intensità” dei combattimenti, ma i funzionari hanno detto che non imporranno a Israele termini o scadenze.

Il ministero della Sanità di Hamas ha dichiarato che sono 20.915  i morti e 54.536 feriti dall’inizio dei bombardamenti israeliani, principalmente donne e bambini. Questo è il triste bilancio a 81 giorni dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas innescata da un attacco sanguinoso e senza precedenti perpetrato dal movimento islamista palestinese il 7 ottobre sul suolo israeliano dalla Striscia di Gaza.

Secondo un conteggio dell’Afp basato sull’ultimo bilancio israeliano, circa 1.140 persone, per lo più civili, sono state uccise in questo attacco, e circa 250 sono state rapite e portate a Gaza. Tra questi ostaggi, 129 sono ancora a Gaza, secondo l’esercito. Un centinaio di persone sono state rilasciate nel quadro di una tregua alla fine di novembre in cambio di 240 prigionieri palestinesi incarcerati da Israele. Dopo l’attacco del 7 ottobre, Israele ha promesso di “annientare” Hamas, bombardando il territorio palestinese, assediandolo e portandovi un’operazione di terra dal 27 ottobre.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fissato tre requisiti per raggiungere la pace con i “vicini palestinesi di Gaza”, dopo aver sottolineato la sua intenzione di intensificare l’offensiva contro Hamas. “Hamas deve essere distrutto, la Striscia di Gaza deve essere smilitarizzata e la società palestinese deve essere deradicalizzata. Questi sono i tre prerequisiti per la pace”, ha detto al Wall Street Journal.

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