Ambiente

Se l’acqua fa la ruggine

La presenza di arsenico nel rubinetto è un problema a livello globale che coinvolge  Paesi in via di sviluppo, come il Bangladesh, e industrializzati come l”America del nord e del sud (Canada, USA, Cile e Argentina) ma anche l’Europa. In Italia, l”inquinamento da arsenico interessa diverse regioni quali il Lazio, la Toscana, l”Umbria, il Trentino, l”Alto Adige e la Lombardia.

Parliamo di un problema legato a processi naturali di cessione dei minerali dalle rocce con cui le acque sotterranee o di falda vengono in contatto. La recente riduzione della concentrazione massima ammissibile di arsenico nelle acque potabili al di sotto dei 10 μg/l, raccomandata dalla World Health Organisation (WHO), ha reso indispensabile l’utilizzo di tecnologie che consentano di rimuovere questa sostanza in maniera selettiva. Ma l’Italia è in forte ritardo. Si preannuncia quindi una vera e propria corsa contro il tempo per evitare che i 128 comuni del Belpaese, fuori norma, restino senza acqua potabile

Su raccomandazione del commissario Ue per l’Ambiente, la Commissione europea ci ha infatti inviato una lettera di avvertimento finale in cui ci viene contestata l’incapacità: “di garantire che l’acqua destinata al consumo umano sia conforme alle norme europee”, pur avendo ricevuto già tre avvertimenti per metterci a norma. E rischi di bersi un bicchiere d’acqua non finiscono qui.

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Legambiente ha pubblicato un dossier da cui emerge che l’Italia è prima per inquinamento dell’acqua da metalli pesanti rispetto al resto dell’Europa, soprattutto per la presenza di mercurio, nichel, cadmio e arsenico. che ci finiscono a causa degli scarichi industriali.

I dati sono stati estrapolati dal registro “European pollutant release and transfer register”, che non prende però in considerazione le situazioni illegali molto presenti nel nostro Paese. Dunque, per l’Italia, una realtà ancora più negativa.

Snocciolando i grafici, purtroppo aggiornati al 2012, si scopre che in Italia sono state emesse oltre 140 t di metalli pesanti direttamente nelle acque, di cui 51 t di zinco, 31 t di nichel, 31 t di cromo, 12,7 t di piombo, 9 t di rame, 4,85 t di arsenico, 1,84 t di cadmio e 258 kg di mercurio.Per quanto riguarda le sostanze inorganiche, in particolare cloruri fluoruri e cianuri, si arriva a quasi 2,8 milioni di t, di cui quasi la metà derivanti da attività di tipo chimico.

Ci sono poi le sostanze organiche, sempre nelle classe di quelle “pericolose prioritarie”, come l’antracene, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e i nonilfenoli. Se per i primi non risultano emissioni in acqua da parte degli impianti industriali, per i nonilfenoli ammontano a 2,9 tonnellate, quantità corrispondente a circa il 60% dell’emissione europea totale, per gli Ipa a 1,25 t – pari al 39% della quantità totale a livello europeo – e per il benzene a 0,91 t.

 

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