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L’alcol è il male minore

Il vino ”è un alimento liquido, come l’olio e il latte, ma a misura dei maggiorenni. L’alcol, che sia contenuto in una birra o nel vino o nei superalcolici, non può essere bevuto prima dei 17 anni perché il nostro corpo è in grado di metabolizzarlo solo dopo quella età. Prima non ha gli enzimi idonei”. Lo ha detto il docente di Nutrizione umana all’Universita’ Federico II di Napoli, Giorgio Calabrese, intervenuto alla tavola rotonda promossa dall’Unione Italiana Vini presso il Mipaaf su ”Vino e salute”.

Per i produttori del settore vino, birra e alcolici si tratta di ”una opportunità di economia sanitaria. Fidelizzare clienti maggiorenni, in grado di autoregolamentarsi su un consumo moderato (circa 35 grammi di etanolo, cioè un bicchiere di vino a pasto o un bicchierino di superalcolici, per un uomo adulto), vuol dire mantenere un target di consumatori di lunga vita.

Chi inizia a bere alcolici a 12 anni, rischia di ammalarsi entro 30 anni e di dover mettere al bando ogni bevanda alcolica”. In questo quadro tuttavia, ”non va demonizzato il vino che è composto di alcol solo per il 12%. Anzi, io nel vino vedo l’acqua che è l’elemento prevalente, oltre ad altri preziosi nutrienti. Associare il vino, tout court, al mondo degli alcolici – ha concluso Calabrese – sarebbe come descrivere una giacca guardando solo al fazzoletto nella pochette”. 

Meno intelligenti e più attaccati alla bottiglia: un nuovo studio, condotto su ben 50.000 giovani uomini, rivelerebbe un legame tra il basso quoziente intellettivo maschile e la tendenza al bere.

L’indagine del Karolinska Institute di Stoccolma in Svezia ha seguito i giovani tra i 18 ed i 21 anni per due anni. Ed ha osservato per ogni ‘grado’ di quoziente intellettivo più basso della norma, un aumento dei rischi del 20% della tendenza a bere pesantemente e continuativamente alcol.

Il rischio di ubriacarsi occasionalmente è invece salito del 9% per ogni grado di IQ in meno.

Sottolineando come la ricerca non prova la relazione di causa-effetto tra intelligenza e alcolismo, l’autrice del rapporto, Sara Sjolund, ha osservato che “l’intelligenza e altri fattori fanno parte della complessa cornice di elementi che influenzano il consumo di alcol”. “Puo’ essere – ha aggiunto – che un quoziente intellettivo piu’ alto stimoli scelte di vita piu’ sane”. Lo studio e’ pubblicato sulla rivista Usa, “Alcoholism: Clinical & Experimental Research”.

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