Ventotene o Pandataria come la chiamavano i Romani è un’isola che ha avuto nel corso della storia il triste destino di essere un luogo di confino. Divenne famosa, infatti, già nell’antichità perché fu il luogo in cui, nel 2 a.C., Augusto esiliò la figlia Giulia, cui si accompagnò volontariamente la madre Scribonia. Venendo da Formia in traghetto o in barca si notano all’estremità nord dell’isola, a Punta Eolo, i resti di villa Giulia. Durante il periodo fascista, precisamente dal 1941 al 1943 Ventotene torna ad essere isola di confino. Sull’isola furono, infatti, inviati in “vacanza” (Berlusconi dixit), numerosi antifascisti di tutte le tendenze, nonché persone considerate non gradite al regime. Tra questi si ricordano Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed altri. Furono proprio questi ultimi due antifascisti, in collaborazione con il filosofo Eugenio Colorni, a scrivere, nella primavera del 1941, l’importante documento “Per un’Europa libera e unita”, diventato noto, in seguito, come “Manifesto di Ventotene”. Nel documento la federazione degli Stati d’Europa, sul modello statunitense, viene indicata come l’unica soluzione per salvare la civiltà europea dal flagello della guerra. Da allora in poi gli ‘Stati Uniti d’Europa’ cessano di essere un oggetto di interesse filosofico o culturale per diventare un obiettivo politico concreto.
Spinelli sosteneva la creazione di una federazione europea, con un governo centrale forte che avrebbe potuto garantire la pace e la stabilità nel continente. Credeva che solo un’Europa unita politicamente forte potesse evitare i conflitti tra stati nazionali e prevenire guerre future. Secondo Spinelli, infatti, gli stati nazionali sovrani erano una delle cause principali delle guerre. La sua proposta era quella di superare la sovranità assoluta degli stati nazionali attraverso la cessione di parte della loro sovranità ad un’autorità sovranazionale europea. E’ fondamentale ricordare questo punto in quanto è, non solo il più importante ma anche quello che ha raggiunto più pienamente il proprio obiettivo. Tra le nazioni che hanno aderito nel corso degli anni al progetto comunitario non ci sono stati mai episodi più conflitti dal 1945 ad oggi.
Spinelli vedeva l’unità economica come un passo necessario ma non sufficiente. Egli sosteneva che l’integrazione economica dovesse essere accompagnata da una vera e propria integrazione politica, con istituzioni democratiche e rappresentative a livello europeo. Il progetto europeo di Spinelli si fondava sui principi democratici e sulla tutela dei diritti umani. Egli immaginava un’Europa in cui le decisioni fossero prese democraticamente e i diritti fondamentali fossero garantiti a tutti i cittadini. Spinelli credeva che un’Europa federale potesse svolgere un ruolo chiave nella promozione della pace e della cooperazione internazionale, non solo in Europa ma anche a livello globale.
Il “Manifesto di Ventotene”, dunque, non solo proponeva un nuovo assetto politico per l’Europa post-bellica, ma costituiva anche un appello per una rinascita morale e politica del continente. Questa visione di Spinelli ha avuto una grande influenza sul processo di integrazione europea, ispirando molti dei passi successivi verso la creazione dell’Unione Europea. L’eredità di Altiero Spinelli si riflette nelle istituzioni e nelle politiche dell’Unione Europea odierna, che continuano a cercare un difficile equilibrio tra sovranità nazionale e cooperazione sovranazionale per garantire pace, stabilità e prosperità in Europa.
Le crisi degli ultimi anni, dalle guerre continentali (Balcani e Russo/Ucraina) all’aumento dei flussi migratori hanno fatto emergere in tutta la sua drammaticità l’esigenza di portare a pieno compimento il processo di integrazione aumentando e non diminuendo la cessione di sovranità agli organismi comunitari da parte degli Stati membri. Quanto servirebbe adesso una comune politica estera e quanto importante sarebbe una difesa comune che fosse al servizio degli ideali di pace di Spinelli invece di seguire gli interessi di organismi (Nato) e Paesi (Usa) così lontani dalle prospettive delineate nel “Manifesto di Ventotene”. I risultati delle prossime elezioni europee ci diranno molto sulla capacità della futura classe dirigente continentale di portare a termine il lavoro nella direzione di una forte, concreta e solidale politica federalista.
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