Cultura

Libri per l’estate: “La linea d’ombra” di J. Conrad

L’autore racconta un passaggio adolescenziale all’età adulta. Lo racconta stranamente all’età di 60 anni nel 1917. È come se emergesse, come espressione artistica, l’immagine del movimento interno corrispondente ai suoi 17 anni. Nella biografia troviamo infatti delle similitudini: rimasto orfano all’età di 13 anni, vive con uno zio che favorisce in lui la passione per la lettura e per i viaggi. Costretto a 17 anni a lasciare la sua terra di origine (allora la Russia corrispondente all’attuale Ucraina) e l’affetto dello zio materno, parte per la Francia. Conrad inizia a lavorare per mare sulle navi mercantili della marina francese, passerà poi alla marina inglese fino all’età di 36 anni quando si dedicherà completamente alla scrittura.

I temi salienti del racconto si articolano a partire da un distacco che è una separazione, “… una diserzione”.

“Si procede ravvisando le pietre miliari dei predecessori, eccitati, divertiti, accogliendo insieme la cattiva e la buona sorte – il bastone e la carota, secondo il detto – quel comune destino pittoresco che ha in serbo tante possibilità di successo per i meritevoli e forse per i fortunati. Sì. Si procede. E il tempo, anche lui procede – finché davanti non si scorge una linea d’ombra la quale avverte che anche la regione della prima giovinezza dev’essere lasciata alle spalle.”

“… non avrei avuto maggior fortuna se vita ed uomini me li avesse fatti su ordinazione un mago benigno. E d’improvviso lasciai tutto. Lo lasciai in quel modo, per noi incongruente, con cui un uccello vola via da un comodo ramo. Fu come se inconsapevolmente avessi udito un sussurro o visto qualcosa. Bè – può darsi! Un giorno stavo benissimo e l’indomani tutto era scomparso – fascino, gusto, interesse, soddisfazione – tutto!”.

Quello che era … poi non era più. La “linea d’ombra” potrebbe suggerire un terrificante stato di smarrimento e perdita di sé. Scopriamo invece che essa contiene ben altro:

“Camminai in pieno sole, senza curarmene, e all’ombra dei grandi alberi della Spianata senza goderne. Il caldo dell’Oriente tropicale calava di tra i rami fronzuti, avvolgendomi al corpo, sotto gli abiti leggeri, e aderendo alla mia ribelle insoddisfazione, come a frodarla della sua libertà.”

Contiene un’immagine:

“Ma appena i miei occhi si posarono sulla mia nave tutta la paura svanì. Scomparve rapida come un brutto sogno.” (…)

(…) “Vidi alla prima occhiata che era un veliero di alta classe, una creatura piena di armonia nel garbo slanciato del corpo, nell’altezza ben proporzionata dell’alberatura. Quali ne fossero l’età e le vicende, aveva conservato l’impronta originaria.”(…)

(…) “al pari di alcune rare donne, essa era una di quelle creature la cui sola esistenza basta a suscitare un piacere disinteressato. Si sente che è bello appartenere allo stesso mondo in cui essa è presente.”

Da qui inizia la storia di una navigazione, durante la quale il giovane capitano si trova ad affrontare una strana maledizione, la pazzia del vecchio capitano, l’ammalarsi graduale dell’equipaggio e, quello che c’è di più terribile per un veliero: l’assenza di vento. Una stasi mortale che mette alla prova tutta la sua resistenza, unico assieme al cuoco a non ammalarsi.

… ma vale la pena per il lettore di gustare il racconto direttamente dalla splendida scrittura di Conrad.

Elena Ilardi

 

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