ROMA – “Palestina libera! Quali sono i valori occidentali? Genocidio, sterminio e fame?”. Questo l’appello dei pro Palestina riuniti in sit-in (autorizzato) davanti a Porta San Paolo, a Roma, in un piazzale Ostiense blindato dai cordoni di agenti e mezzi delle forze dell’ordine per la manifestazione organizzata in vista del primo anno di guerra nella Striscia di Gaza.
Il corteo, organizzato da Giovani palestinesi e Unione Democratica Arabo-Palestinese (Udap), non ha infatti ottenuto il via libera della questura e al momento resta fermo. Da stamani migliaia i controlli da parte delle forze dell’ordine. Ai varchi di ingresso alla piazza, gli agenti fotografano i documenti per identificare i partecipanti.
Lunedì Israele invece celebrerà il primo anniversario del devastante attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha innescato la guerra di Gaza e che ha ora travolto il vicino Libano, creando una pericolosa crisi regionale.
Il presidente Isaac Herzog presiederà una cerimonia commemorativa a Sderot, una delle città più duramente colpite dall’assalto dei militanti palestinesi.
Una manifestazione per chiedere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza si terrà nel kibbutz Beeri, dove il 7 ottobre scorso sono state uccise più di 100 persone.
È prevista anche una commemorazione nel kibbutz Reim, sede del festival musicale Nova, dove i militanti hanno ucciso centinaia di persone.
Nel centro commerciale israeliano di Tel Aviv sono in programma eventi a partire da domenica: le famiglie degli ostaggi ancora detenuti a Gaza stanno pianificando una manifestazione per chiederne il rilascio.
Si prevede che il primo ministro Benjamin Netanyahu pronunci lunedì un discorso televisivo alla nazione, anche se i dettagli degli eventi ufficiali che celebreranno il doloroso anniversario restano poco chiari.
“Stiamo vincendo. Siamo determinati a continuare a colpire i nostri nemici, riportando i nostri residenti alle loro case e riportando indietro tutti i nostri ostaggi”, ha detto Netanyahu in un recente discorso.
Il 7 ottobre scorso, i militanti di Hamas hanno fatto irruzione attraverso il confine tra Gaza e Israele, in quello che sarebbe diventato l’attacco più mortale nella storia del Paese.
Quel giorno, al termine della festività ebraica di Sukkot, i militanti lanciarono il loro assalto via terra, via aria e via mare.
Un anno dopo, il bilancio confermato delle vittime dell’attacco, compresi gli ostaggi uccisi durante la prigionia, ha raggiunto quota 1.205 tra gli israeliani, la maggior parte dei quali civili, secondo un conteggio dell’AFP basato sui dati ufficiali israeliani.
Il 7 ottobre i militanti hanno rapito 251 ostaggi, 97 dei quali sono ancora prigionieri a Gaza, tra cui 33 che l’esercito israeliano ha dichiarato morti.
I combattenti di Hamas hanno preso d’assalto le basi militari, i kibbutz e il festival musicale, uccidendo almeno 370 persone solo durante il festival Nova.
– Israele ‘in guerra’ –
A poche ore dall’attacco, Netanyahu dichiarò che Israele era “in guerra” e lanciò una campagna militare volta a distruggere Hamas.
Da allora, vaste aree di Gaza sono state ridotte in macerie e quasi tutti i 2,4 milioni di residenti del territorio sono stati sfollati almeno una volta, a causa dell’aggravarsi della crisi umanitaria.
Secondo il ministero della Salute del territorio palestinese gestito da Hamas, l’incessante offensiva di Israele contro Gaza ha finora causato la morte di almeno 41.825 persone, la maggior parte delle quali civili.
Le Nazioni Unite hanno ritenuto che i dati siano affidabili.
Dall’inizio dell’offensiva terrestre a Gaza, il 27 ottobre, l’esercito israeliano afferma che sono stati uccisi 348 soldati.
La guerra si estese rapidamente fino a includere il confine tra Israele e il Libano, quando Hezbollah, sostenuto dall’Iran e alleato chiave di Hamas, iniziò a lanciare razzi contro Israele.
Gli attacchi transfrontalieri hanno causato lo sfollamento di oltre sessantamila persone all’interno di Israele.
Gli scontri tra Hezbollah e le forze israeliane si sono intensificati nel corso dell’ultimo mese: Israele ha bombardato il Libano con raid aerei e questa settimana ha avviato anche operazioni via terra.
Mentre centinaia di libanesi sono stati uccisi, Israele ha anche preso di mira e assassinato alcuni comandanti chiave di Hezbollah, tra cui il suo leader Hassan Nasrallah, in un massiccio attacco aereo a Beirut.
La guerra in Libano e a Gaza rischia ora di estendersi ulteriormente dopo che l’Iran ha lanciato circa 200 missili contro Israele il 1° ottobre: è il secondo attacco diretto di questo tipo contro il Paese in sei mesi.
L’Iran ha affermato di aver lanciato questo attacco come rappresaglia per l’uccisione di Nasrallah e anche di Ismail Haniyeh, l’ex leader di Hamas ucciso a Teheran a luglio.
L’Iran e Hamas incolpano Israele della morte di Haniyeh, ma Israele non ha rilasciato dichiarazioni.
“La resistenza nella regione non cederà di fronte a questi martiri e vincerà”, ha affermato la guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, in un raro sermone pronunciato venerdì.
L’Iran e la comunità internazionale si stanno ora preparando a una possibile rappresaglia israeliana dopo l’attacco missilistico.
Jay Deshmukh
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