Cultura

Lunga vita alla “Princess Giusy” (seconda parte)

Nella prima parte del racconto di come un gruppo di amici ha deciso di riportare agli antichi splendori uno yacht in legno degli anni ’70 abbiamo descritto il Baglietto 20 in generale. Abbiamo raccontato delle sue origini, del cantiere che lo ha costruito e di quanta fortuna abbia avuto in quegli anni fino a diventare una delle barche utilizzate anche dalla Guardia di Finanza. Adesso è il caso di cominciare a raccontare la storia del Princess Giusy, questo è il nome della barca in questione.

nave1Alcuni anni fa incrociammo la nostra rotta con quella di questa splendida barca che era in vendita ad un prezzo interessante. Nelle trattative inserimmo una clausola che col tempo risultò disastrosa: lasciammo al vecchio proprietario la possibilità di utilizzo per un’ultima stagione. Quei mesi, invece di navigare, la nostra Princess Giusy li trascorse in porto abbandonata finanche al saccheggio da parte di persone che ne trafugarono parte degli interni. Anche il Covid fece la sua parte impedendo a chiunque di interessarsi di lei così che una mareggiata arrivò a mettere la ciliegina sulla torta. Il nostro Baglietto fu sbattuto violentemente e ripetutamente contro il molo frangiflutti all’entrata del Marina di Nettuno. Il fasciame della murata di sinistra presentava lesioni serie e profonde fortunatamente sopra la linea di galleggiamento la qual cosa impediva all’acqua di entrare nello scafo.

A quel punto chiunque si sarebbe demoralizzato e avrebbe lasciato la Princess Giusy al suo destino. Ma non i nuovi proprietari e specialmente uno di loro Pasquale Rucco il quale, con determinazione che rasenta la testardaggine, ha trovato nuovi soci che mettessero a disposizione del progetto i soldi necessari al suo restauro. Siamo al mese di marzo del 2019, facendo conto sull’unico componente perfettamente funzionante dello yacht, la propulsione, la Princess Giusy lascia il Marina di Nettuno per raggiungere Torre Annunziata. Qui la barca viene alata e portata in cantiere per iniziare la lunga fase di restauro.

Il cuore di uno yacht di questo tipo e di queste dimensioni è decisamente il motore, o meglio i motori dato che sono due quelli che nave2costituiscono la propulsione del Princess Giusy. Per la precisione si tratta di due motori GM da 650 cv l’uno. Sono motori molto particolari che hanno una storia interessante. Furono costruiti per scopi militari e utilizzati dalla Marina Statunitense sulle loro navi durante la Seconda guerra mondiale. La caratteristica principale di questi motori è la loro semplicità. Si pensi solo al fatto che si compongono di “soli” 150 pezzi contro una media di 450 dei moderni motori marini di queste dimensioni. Come si dice spesso sulle barche “più cose ci sono più se ne possono rompere”. Sono motori a 2 tempi la cui cilindrata è di 13948 cmc distribuita nei suoi 12 cilindri. Insomma una propulsione di tutto rispetto che, peraltro, sul Princess Giusy ha sempre perfettamente funzionato. Una prova di accensione è stata effettuata anche recentemente da parte del nostro meccanico Antonio Barbato il quale si è entusiasmato a tal punto dello yacht da volerne diventare uno dei soci.

Detto dei motori e del loro perfetto stato, non si può dire la stessa cosa dello scafo. Il fasciame della murata di sinistra andava sostituito così come lo specchio di poppa e molte parti dell’opera morta (si tratta semplicemente della parte non immersa dello scafo). Da qui è iniziata la fase di restauro. Come prima cosa sono state rimosse tutte le parti in legno che risultavano danneggiate o infiltrate dall’acqua. Poi, con certosina pazienza si è provveduto a sostituire tutto il legname rimosso con nuove componenti. Ma di questo vi daremo conto nel prossimo articolo dove faremo la conoscenza degli artigiani che si stanno occupando del restauro della Princess Giusy.

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