Il vantaggio della candidata progressista Claudia Sheinbaum, alle presidenziali del Messico è in aumento, secondo i risultati preliminari (Prep). Al momento Sheinbaum ottiene il 60,2 per cento dei consensi, mentre Xochitl Gálvez è al 28,3%. La nuova presidente è di origini ebraiche, ma i media israeliani la descrivono distante dalla comunità guerrafondaia israeliana.
Gli exit poll della testata N+ di Televisa avevano dato Sheinbaum come vincitrice della corsa alla presidenza del Messico. Secondo le statistiche la candidata di Morena, Pvem e Pt diventerà il primo presidente donna del Paese: ha ottenuto un punteggio superiore a quello di Xóchitl Gálvez, rappresentante di Pan, Pri e Prd. Anche il quotidiano messicano El Financiero ha presentato i risultati di un exit poll che danno la candidata progressista come vincitrice delle elezioni presidenziali. Secondo il direttore dei sondaggi di El Financiero, Sheinbaum dovrebbe vincere con un distacco che dovrebbe escludere dubbi sulla differenza tra i due concorrenti.
Clara Brugada, candidata della coalizione di governo a sindaco di Città del Messico, si è dichiarata vincitrice delle elezioni nella capitale del Paese. Alla chiusura delle urne, la portabandiera dell’alleanza tra Movimento di Rigenerazione Nazionale, il Partito del lavoro e il Partito Verde ha assicurato di aver ottenuto, secondo gli exit poll, un vantaggio di 15 punti sugli avversari.
La presidente dell’Istituto nazionale elettorale (Ine) del Messico, Guadalupe Taddei, ha invitato alla “serenità e al rispetto” i partiti politici e i candidati che si sono proclamati vincitori senza attendere i risultati ufficiali delle elezioni. “Invito tutti gli attori politici, i candidati e le loro squadre a mantenere la serenità e il rispetto delle procedure stabilite”, ha detto Taddei in un video pubblicato sui profili social dell’Ine.
L’altro dato da evidenziare è la violenza che ha segnato profondamente queste elezioni, anche nelle sue battute finali, con il candidato sindaco della coalizione di Galvez in una città dello stato di Guerrero che è stato ucciso, diventando il 36esimo candidato assassinato dall’inizio della campagna elettorale, nonostante fosse uno dei 560 candidati e funzionari elettorali a cui era stata data la scorta a seguito di minacce.
A voler essere precisi, il numero delle vittime sale a cento se si considerano anche familiari, collaboratori e funzionari.
La società messicana di consulenza politica Integralia ha contato oltre 560 persone vittime di attacchi violenti per motivi politici e 316 fra attacchi e minacce rivolte direttamente a candidati
La campagna elettorale per le elezioni in Messico di domenica 2 giugno è stata tra le più violente della storia recente del paese: decine di candidati sono state uccisi, centinaia sono state aggredite e molti si sono ritirati per proteggere la propria sicurezza, quella dei loro famigliari e collaboratori.
Le violenze sono riconducibili alle bande criminali e ai cartelli dei narcotrafficanti, e in molti casi i loro membri propongono candidati, corrompono i funzionari, condizionano il voto, minacciano i politici che ritengono avversi e uccidono quelli ritenuti pericolosi o problematici.
Alle elezioni di domenica quasi cento milioni di messicani hanno votato per rinnovare più di 20mila incarichi, il numero più alto di sempre in una singola elezione nel Paese.
Saranno eletti la nuova presidente del paese, nove governatori, 628 parlamentari e oltre 20mila funzionari locali.
Soprattutto questi ultimi sono presi di mira dai narcotrafficanti, che puntano a inserirsi nella politica e nelle amministrazioni pubbliche per aumentare il proprio controllo sul territorio: un sindaco corrotto o espressione di un cartello gestirà una polizia compiacente, non ostacolerà estorsioni e posti di blocco, favorirà l’inserimento delle organizzazioni criminali anche in appalti e commesse pubbliche.
Per questo, da qualche tempo, e sempre più spesso gli amministratori locali diventano un obiettivo delle guerre fra diversi cartelli.
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