L’immagine del ministro della Cultura Alessandro Giuli già non brillava per il vuoto pneumatico verbalizzato con insalate di parole pompose quanto dissociate alle prime battute del suo mandato, per non parlare della militanza a Meridiano Zero, formazione di chiara ispirazione neofascista, frettolosamente rimossa da wikipedia. Ma adesso ci si mette anche il suo capo di gabinetto , Francesco Spano, che nominato poco più di una settimana conferma ora le sue dimissioni. La notizia arriva all’indomani delle anticipazioni della trasmissione Report, che ha annunciato per domenica nuove rivelazioni riguardanti il dicastero di via del Collegio Romano.
“Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnarle le mie dimissioni dal ruolo di capo di gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi. Il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante”, si legge nella lettera inviata a Giuli. “Nell’esclusivo interesse dell’amministrazione, pertanto, ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimerle la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione”.
Giuli: “Stima per Spano, solidarietà per barbarico clima mostrificazione”
Subito è arrivata la risposta del ministro. “Con grande rammarico, dopo averle più volte respinte, ricevo e accolgo le dimissioni del Capo di Gabinetto, Francesco Spano. A lui va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il ministero della Cultura”, ha affermato Giuli.
La nomina contestata
La sua nomina era stata contestata anche all’interno della maggioranza e di Fratelli d’Italia, perché Spano era accusato di aver finanziato, quando era direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), un’associazione Lgbtq+ poi finita al centro di un caso di favoreggiamento della prostituzione.
La chat di Fratelli d’Italia
Inoltre, oggi il Fatto quotidiano pubblica una chat interna del partito romano della premier Giorgia Meloni in cui un referente municipale, Fabrizio Busnengo, avrebbe stigmatizzato la sua nomina definendolo un “pederasta”. Giudizio per il quale lo stesso esponente di FdI sarebbe poi stato escluso dalla chat e avrebbe lasciato l’incarico ricoperto a livello territoriale. A quanto trapela sarebbe atteso a breve una nota del ministero sulla vicenda.
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