Nuovi istruttori russi sono atterrati sabato nella capitale del Niger, Niamey, dove hanno effettuato due consegne di equipaggiamento militare su due aerei cargo, meno di un mese dopo l’arrivo dei primi uomini. Lo rende noto l’emittente televisiva pubblica nigeriana “Ortn”. “In meno di un mese, la Russia ha noleggiato tre voli cargo per trasportare” vario “equipaggiamento militare”, portando “diversi istruttori dell’esercito russo a Niamey ”, precisa l’emittente, precisando che il volo, “oltre all’equipaggiamento militare e agli istruttori, anche trasportato una grande quantità di prodotti alimentari vari per il Niger”. La notizia segue quella dell’arrivo, lo scorso 10 aprile, dei primi istruttori russi – circa un centinaio – a Niamey, dove hanno effettuato una prima consegna di equipaggiamenti di difesa aerea. L’Africa Corps, nome con cui il Cremlino ha ribattezzato l’ex gruppo Wagner in Africa, aveva confermato il suo arrivo nel Paese.
La presenza di istruttori russi nel Paese è stata confermata anche dal segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin , che venerdì scorso ha dichiarato che le forze russe in arrivo in Niger sono ospitate nella base aerea 101 di Niamey, dove sono presenti anche truppe americane. in un complesso separato. “La base aerea 101, dove si trovano le nostre forze, è una base aerea nigeriana che si trova insieme a un aeroporto internazionale nella capitale. I russi sono in un complesso separato e non hanno accesso alle forze americane o alle nostre attrezzature”, ha detto Austin, per il quale la questione “non è un problema significativo”. In precedenza, un alto funzionario della difesa statunitense aveva confermato l’arrivo delle truppe russe, precisando che queste sono alloggiate nella stessa base di quelle americane ma in un complesso separato e che non avranno accesso a quest’area fino al completo ritiro delle truppe.
Lo scorso 12 aprile i media di Mosca hanno riferito che un gruppo di specialisti russi è arrivato in Niger per addestrare le forze locali nella lotta al terrorismo. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e le autorità golpiste del Niger hanno recentemente avviato discussioni per un “ritiro ordinato” delle forze armate statunitensi di stanza nel paese africano. Il ritiro militare è stato chiesto ufficialmente dalle autorità nigeriane lo scorso 16 marzo, al termine di una visita di una delegazione statunitense guidata da Molly Phee, vicesegretario di Stato per gli affari africani, e di cui faceva parte anche il generale Michael Langley , capo dell’US Africa Command (Africom). Una visita durante la quale, come denunciato dal portavoce della giunta nigeriana, la delegazione americana ha lanciato la “cinica” accusa di aver stretto un accordo segreto per la fornitura di uranio all’Iran e la “minaccia di ritorsioni”. Quest’ultima notizia troverebbe conferma nel fatto che le autorità di Niamey starebbero trattando la vendita all’Iran di trecento tonnellate di uranio per un valore complessivo di circa 56 milioni di dollari. Lo riferiscono fonti citate dal sito Africa Intelligence, secondo cui Teheran si impegnerebbe in cambio a fornire a Niamey generatori di grande capacità per colmare il deficit energetico del Paese, nonché per sostenere gli sforzi di trasformazione agricola avviati dal Niger.
L’Italia punta a diventare il leader degli interessi europei a scapito della Francia
Gradita la presenza italiana. Quelle francesi e americane, dopo il colpo di stato, non sono più tollerate dalla giunta militare di Niamey
Dopo la cacciata definitiva della Francia, l’Italia punta a diventare il leader degli interessi europei in Niger, il Paese del Sahel teatro di un colpo di stato – l’ultimo di una lunga serie nella regione – che lo scorso 26 luglio ha portato una giunta militare al potere per sostituire il presidente democraticamente eletto, Mohamed Bazoum. Un segno tangibile di questo tentativo è arrivato con la missione effettuata, ai primi di marzo, da una delegazione italiana di alto livello – la prima dopo il golpe di luglio – guidata dal capo del Comando operativo interforze di vertice (Covi), generale Francesco Paolo Figliuolo, e del segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia. Una visita che fonti della difesa citate da Agenzia Nova hanno definito “molto positiva”, e in occasione della quale si sono visti segnali di apertura e benevolenza verso il nostro Paese. Nel corso della visita – la prima visita congiunta di alti funzionari della Difesa e degli Affari Esteri italiani nel Paese dopo il colpo di stato – la delegazione è stata ricevuta dai ministeri della Difesa e degli Affari Esteri nigeriani. Secondo le stesse fonti, la presenza italiana fu accolta con favore, a differenza di quella francese, che dopo il colpo di stato non fu più tollerata dalla giunta militare di Niamey, che ruppe ogni rapporto di collaborazione con Parigi. Dalla visita è inoltre emerso che presto riprenderanno i corsi di formazione per l’esercito e la polizia nigeriani, mentre le attività di cooperazione civile e militare non si sono mai fermate e proseguiranno nei prossimi giorni.
Vale la pena ricordare che in Niger è tuttora presente la Missione Bilaterale di Supporto nella Repubblica del Niger (Misin), autorizzata dal Parlamento italiano nel 2018 e istituita al fine di incrementare le capacità volte a contrastare il fenomeno dei traffici illeciti e delle minacce alla sicurezza , nell’ambito di uno sforzo congiunto di UE e Stati Uniti per la stabilizzazione dell’area, il rafforzamento delle capacità di controllo territoriale delle autorità nigeriane e dei paesi del G5 Sahel e le attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e lo sviluppo della componente aerea di Niger. La missione – la cui area geografica di intervento si è estesa anche a Mauritania, Nigeria e Benin – conta attualmente circa 350 addetti e prevede l’utilizzo di un massimo di 13 veicoli, tutti di stanza a terra. Il contingente di personale, dislocato in un hub logistico-operativo ultimato nel giugno 2022 e dislocato all’interno dell’aeroporto della capitale Niamey, comprende squadre di ricognizione e comando e controllo, squadre di addestratori, da schierare anche presso il Defense College in Mauritania, squadra sanitaria, personale tecnico per le opere infrastrutturali, squadra di rilevamento contro le minacce chimico-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN), unità di supporto; unità di protezione della forza; unità di raccolta informazioni, sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni (Isr).
La missione Misin è guidata dal generale di brigata Massimo Marceddu, che ha assunto la guida del contingente italiano, succedendo al generale Nadir Ruzzon. Le attività di Misin sono condotte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Covi, guidato dal generale Figliuolo. Dalla sua istituzione, la missione Misin ha effettuato l’addestramento di circa 9.100 soldati nigeriani in Niger, svolto nei centri di addestramento di Niamey, Agadez e Arlit, oltre a finanziare diversi progetti nel campo della sanità e dell’istruzione. Tra questi, la costruzione del Centro di Competenza di Medicina Aeronautica del Niger (Cemedan), preposto ai controlli sanitari finalizzati al rilascio delle qualifiche medico-legali al personale pilota e tecnico dell’Aeronautica Militare. La presenza italiana non sembra quindi essere stata minimamente intaccata dal colpo di stato di Niamey. L’aperta ostilità nei confronti della Francia, sancita dall’espulsione del contingente francese dal Paese al termine di un estenuante avanti e indietro tra Parigi e Niamey, non sembra infatti trovare conferma per quanto riguarda i rapporti con l’Italia e con gli Usa. A quest’ultimi però è stato chiesto di sloggiare sgomberando i propri soldati dal Paese, ma la faccenda va a rilento e, intanto nella “Airbase 101” sono arrivati i russi, invitati a sostituirli. Ovviamente fa notare, Francesco Dall’Aglio su Telegram, i due contingenti occupano strutture separate e non sono in contatto, però insomma è una situazione paradossale.