Cucina Pensante

Non aspettare il primo maggio

Le fave, si sa, vanno a braccetto col pecorino, e coincidenza vuole che siano particolarmente amate in due delle regioni che vantano tra le migliori produzioni di questo formaggio stagionato, Lazio e Sardegna. Ma in realtà la Vicia Faba, famiglia delle Leguminose, è ormai diffusa non solo in tutta Italia, per quanto sia più coltivata nel meridione, ma in tutto il mondo. Basti pensare che uno dei maggiori produttori mondiali è la Cina, e in fondo le fave hanno origini asiatiche, per quanto fossero già perfettamente conosciute ai tempi dell’antica Grecia e non mancavano mai sulle tavole dei Romani.

Il contenuto proteico ne ha fatto per lunghi periodi uno dei classici cibi dei poveri, grazie al prezzo economico, alla facilità di coltivazione e diffusione, e alle ottime proprietà salutari e nutrizionali. Le fave garantiscono infatti l’apporto di ferro e altri minerali, e una notevole quantità di vitamine, ovviamente se consumate crude, poiché la cottura spesso distrugge alcuni dei componenti.

Questa pianta presenta numerose varietà, di cui alcune destinate al consumo animale come foraggio (quelle dette favetta e favino); la fava da orto, che appartiene al gruppo cosiddetto major, è invece quella che si trova sulle tavole a partire dal periodo primaverile, sotto forma di baccelli che contengono grandi semi schiacciati, che vanno consumati dopo aver eliminato la parte esterna. La pianta può raggiungere i 140 centimetri di altezza; i baccelli hanno dimensioni che arrivano a circa 25 centimetri, e contengono in genere tra i cinque e i dieci semi.

Le fave in cucina
Come tipico dei legumi, le fave mostrano una certa versatilità nella conservazione, per cui posso essere reperibili sia fresche, sia essiccate, sia congelate. A differenza di fagioli, lenticchie et similia, però, le fave presentano il vantaggio di poter essere mangiare anche crude: un vantaggio sia dal punto di vista del sapore, sia da quello delle proprietà nutritive, poiché vitamine e minerali non vengono distrutti dalla cottura.
Se si opta per le fave fresche, che in genere si iniziano a trovare a primavera inoltrata, è sufficiente aprire il baccello, estrarre il seme ed eliminare la pellicola che lo racchiude, il cosiddetto tegumento. Le fave così consumate possono essere accompagnate da formaggi, come il già citato pecorino, da salumi, in particolare pancetta o prosciutto, fungere da antipasto ma anche da specialità tipica del periodo. Con pecorino e pancetta si possono realizzare condimenti per paste, sfoglie, finger food, e le fave possono essere presentate anche in purea.
Cotte, invece, le fave possono arricchire zuppe e minestroni, insieme ad altre verdure e legumi, possono essere consumate come contorno a sé, e, come detto, possono dare origine a un ottimo purè.

Proprietà salutari
Tantissima acquafibreproteine, quasi irrilevante la presenza di grassi: queste caratteristiche fanno delle fave un cibo ipocalorico e con ottimi benefici sulla salute. Il basso apporto calorico, circa 70 calorie per cento grammi di fave, ne fa un cibo adatto alle diete ipocaloriche; ovviamente si parla di fave fresche, poiché quelle essiccate hanno valori nutrizionali completamente diversi e sono molto più caloriche.
L’acqua e le fibre aiutano sia la diuresi sia la motilità intestinale, insieme ai tanti minerali presenti. Tra questi spicca il ferro, ovviamente vegetale, che ne fa un cibo consigliato anche in casi di carenza di questo minerale. Tante le vitamine, tra cui l’acido ascorbico. Come ovvio, queste proprietà si mantengono nel cibo crudo, mentre in quello cotto molte sostanze vanno incontro a deterioramento. Una particolarità della pianta delle fave, per quanto ciò dipenda moltissimo dalla varietà, è la presenza di levodopa.
Come detto, le fave presentano anche una controindicazione gravissima, legata a una malattia che non a caso viene detta comunemente favismo. Si tratta di una patologia correlata al deficit di un enzima, il G6PD: le persone che presentano questa caratteristica, se esposte a determinate sostanze, possono andare incontro a varie conseguenze anche gravi, come l’anemia emolitica. In realtà non tutti coloro che presentano questo deficit reagiscono necessariamente proprio alle fave; mentre tutti coloro che sono affetti da favismo presentano la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi.

Valori nutrizionali
Un etto di fave è composto in larghissima parte da acqua, tra l’80 e l’85 per cento; le proteine rappresentano il 5 per cento del peso totale, così come le fibre e i carboidrati. I grassi sono estremamente scarsi, in genere non raggiungono lo 0,5 per cento. Cento grammi di fave fresche corrispondono a circa 70 calorie.
Le fase fresche sono fonti di vitamine, soprattutto la C e molte del gruppo B, di vitamina A ed E, e di minerali; buona la presenza di ferro, accompagnato da potassiofosforocalciosodiomagnesiorameselenio.

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