Ambiente

Non ci sono più gli insetti di una volta

Il numero di insetti, in particolare i preziosissimi impollinatori, sono in calo costante da decenni. E diminuisce al tempo stesso anche la loro biodiversità. Le principali cause? Intensificazione dell’uso del suolo per scopi agricoli ed edilizi, cattive pratiche di gestione, cambiamenti climatici connessi, diffusione di specie aliene invasive. Ad evidenziarlo è uno studio, parte di un’edizione speciale di Biology Letters, curato dai ricercatori dell’Università Gutenberg di Magonza, dall’Università Tecnica di Darmstadt e dall’Istituto federale svizzero per la ricerca forestale, neve e paesaggio.

Schermata-2023-05-08-alle-11.57.38-1030x712“Le prove di un crollo globale in corso nelle popolazioni di insetti è aumentata negli ultimi anni. Abbiamo deciso perciò che era giunto il momento di modificare e pubblicare questa analisi. Il nostro obiettivo non era quello di documentare il declino delle popolazioni di insetti, ma di comprendere meglio quali ne siano le cause e le conseguenze” spiega Florian Menzel, biologo che guida il gruppo di ricerca insieme ai colleghi Nadja Simons e Martin Gossner.

Una fotografia preoccupante
L’edizione speciale di Biology Letters contiene due opinion papers, 10 analisi di serie temporali che comprono un periodo compreso tra 10 e 120 anni e due studi che applicano la metodologia di sostituzione spazio-per-tempo e riguardano insetti terrestri e d’acqua dolce in cinque biomi. Da tutti gli studi emerge una fotografia preoccupante, non solo per la diminuzione degli insetti ma anche perché le comunità divnetano più omogenee. “Questa perdita di diversità avrà probabilmente conseguenze drastiche per il funzionamento e la stabilità dell’ecosistema” si legge nello studio.

Tre fattori che interagiscono tra loro
L’analisi ha inoltre evidenziato che, oltre climate change, uso del suolo e specie aliene sono tre fattori causali che interagiscono tra loro. In questo modo – si legge – “gli effetti combinati sulle popolazioni e sulle comunità di insetti possono essere più gravi della somma dei singoli fattori”. Qualche esempio: la diminuzione della copertura vegetale causata dall’uso intensivo del suolo può ridurre la capacità di un habitat di mitigare la siccità legata al cambiamento climatico. Oppure le modificazioni del clima possono facilitare le invasioni di specie aliene, agevolando la presenza di quelle più tolleranti al calore.

formiche-800x321“Sembra che le specie di insetti specializzate siano quelle che soffrono di più” spiega Menzel. “Al contrario, le specie più generalizzate tendono a sopravvivere. Ecco perché ora stiamo trovando più insetti in grado di vivere quasi ovunque mentre quelle specie che necessitano di habitat specifici sono in declino”. Appellarsi alle regole del darwinismo non appare, agli occhi dei ricercatori, una buona scelta. La perdita di biodiversità e di specie specializzate produce infatti conseguenze dannose per i territori che le subiscono. “La perdita della diversità dei bombi ha ad esempio provocato un concomitante declino delle piante che si affidano a determinate specie di bombi per l’impollinazione”.

Riserve interconnesse per favorire le migrazioni
In generale, un declino della diversità degli insetti minaccia la stabilità degli ecosistemi: “un minor numero di specie comporta un minor numero di insetti in grado di impollinare le piante e tenere sotto controllo i parassiti. E, naturalmente, questo significa anche che c’è meno cibo disponibile per gli uccelli e altri animali che mangiano gli insetti”. Da qui l’appello dei ricercatori: “Oltre alle tendenze della popolazione, dovremmo monitorare contemporaneamente come influenzano le funzioni dell’ecosistema mediate dagli insetti come l’impollinazione, la decomposizione, il cibo per livelli trofici più elevati e il biocontrollo”.

Gli autori propongono poi di creare una rete di riserve naturali interconnesse. “In questo modo, le specie potrebbero spostarsi da un habitat all’altro. Gli insetti meno tolleranti al caldo sarebbero così in grado di migrare da aree in cui le temperature stanno aumentando verso quote più elevate o regioni più fredde”. Sarebbe inoltre necessario introdurre norme per ridurre la migrazione di apiimpolinnanospecie animali e vegetali invasive causate dalla globalizzazione di commercio e turismo”.

La più grande estinzione di insetti dal Cretaceo
Quanto sia pressante il problema della diminuzione delle specie di insetti era stato evidenziato, già 3 anni fa, in uno studio pubblicato su Biological Conservation da due docenti delle università di Sydney e del Queensland. Attraverso una revisione di 72 ricerche sul declino globale degli insetti sviluppate nell’arco di quasi tre lustri, il lavoro aveva evidenziato come la biomassa degli insetti è diminuita del 2,5% ogni anno negli ultimi tre decenni. Una tendenza che, trasferita nei prossimi decenni, forniva un quadro sconfortante: il 40% delle specie finirà nelle liste di quelle a rischio. La più grande estinzione dai tempi del tardo Permiano e del Cretaceo (rispettivamente tra 300 e 270 milioni di anni fa e tra 145 e 65 milioni di anni fa).

Emanuele Isonio




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