Mangiare d’abitudine cibi grassi non è mai una buona idea, ma per chi non resiste a un peccato di gola abbinare la pietanza ‘fat’ a una spremuta d’arancia potrebbe aiutare a limitare i danni. E’ una delle indicazioni che arrivano da uno studio presentato al Meeting 2016 dell’American Chemical Society (Acs), che si apre oggi a Philadelphia. Secondo le conclusioni del lavoro, condotto sui topi da un gruppo di scienziati dell’Universidade Estadual Paulista (Unesp) brasiliana, gli AGRUMI nascondono virtù protettive contro i danni causati dall’obesità sul cuore e sul fegato, e rappresentano un possibile scudo anche contro il rischio di diabete associato ai chili di troppo. Il segreto di ‘arance & Co’ sta nei flavanoni, una famiglia di composti antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi effetto di un’alimentazione ad alto tenore lipidico.
“I nostri risultati – spiega Paula S. Ferreira, del gruppo di ricerca – indicano che in futuro potremmo utilizzare i flavanoni degli AGRUMI per prevenire o ritardare le malattie croniche provocate dall’obesità nell’uomo“. Esperidina, eriocitrina ed eriodictiolo: così si chiamano i potenziali alleati analizzati dagli autori. Resta ancora da capire se funzionano nell’uomo così come nei topi, e se sì quale sia il modo migliore di assumerli (in pillola, in spremuta o sotto forma di frutto mangiato ‘in purezza’), ma la strada verso nuove strategie di prevenzione al profumo d’arancia o di limone sembra aperta. Quando consumiamo una dieta troppo grassa, ricordano i ricercatori, i lipidi vengono accumulati nell’organismo. Le cellule grasse producono un eccesso di specie reattive dell’ossigeno che a loro volta possono determinare un danno cellulare. Come meccanismo di difesa il corpo cerca di contrastare questo attacco ‘fabbricando’ molecole antiossidanti, ma in caso di obesità i radicali liberi vengono liberati in quantità troppo grandi per poter essere contenuti dai mezzi a disposizione dell’organismo. Studi precedenti avevano già dimostrato in vitro e in modelli animali geneticamente modificati il potere antiossidante dei flavanoni di arance, lime e limoni.
Per la prima volta, invece, la nuova ricerca ne ha osservato l’effetto su topi non ‘ogm’ e alimentati con una dieta grassa. Per un mese i roditori (in tutto 50) sono stati sottoposti a dieta standard oppure a dieta ad alto contenuto lipidico, abbinata o meno all’assunzione di esperidina, eriocitrina o eriodictiolo. Rispetto all’alimentazione standard, la dieta ‘fat’ si traduceva in un aumento dei livelli di Tbars, un composto spia di danno cellulare, pari a un +80% nel sangue e a un +57% nel fegato. Esperidina, eriocitrina o eriodictiolo sono riusciti a ridurre le concentrazioni epatiche di Tbars del 50%, 57% e 64% rispettivamente; con eriocitrina ed eriodictiolo i livelli ematici di Tbars sono scesi rispettivamente del 48% e 47%, mentre esperidina ed eriodictiolo hanno diminuito nel fegato l’accumulo di grasso e i danni prodotti.
“Non abbiamo rilevato una perdita di peso nei topi trattati – precisa Ferreira – Tuttavia, benché senza dimagrire, questi risultavano più sani e con livelli ridotti di stress ossidativo, danni epatici, glicemia e grassi nel sangue”. “La nostra ricerca – conclude la scienziata – indica infine che consumare AGRUMI probabilmente aiuta anche le persone non obese, ma a rischio di malattie cardiovascolari, insulino-resistenza e obesità addominale a causa di una dieta grassa“. Lo studio è finanziato da Citrosuco, azienda di Matão, San Paolo, produttrice di succo d’arancia. (AdnKronos)