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Quando le donne scendono in campo…

La Svezia ha ospitato dal 10 al 28 luglio 2013, la fase finale dell’Europeo femminile. Il Segretario Generale UEFA Gianni Infantino, ha definito la manifestazione “il miglior Women’s EURO che la UEFA abbia mai organizzato”. Alla “Friends Arena” di Solna, si sono affrontate nella finalissima Norvegia e Germania. Le ragazze norvegesi, dopo aver battuto l’Olanda alla “Kalmar Arena” nella prima partita grazie al gol-vittoria della Gulbrandsen, il 17 luglio nello stesso stadio hanno compiuto l’impresa: dopo ben 17 anni (e una serie positiva di 59 gare) le giovani calciatrici guidate dall’esperto Even Pellerud, hanno sconfitto la Germania sette volte campione d’Europa. Il primo gol in nazionale allo scadere del 1° tempo, la ventiquattrenne Ingvild Isaksen non lo scorderà mai. Così le graziose (ma decise) giocatrici scandinave, hanno a sorpresa ottenuto il primo posto nel gruppo B con 7 punti (pareggio all’esordio 1-1 con l’Islanda).

La pluri-titolata Germania di Silvia Neid, invece è partita in sordina (0-0 con l’Olanda), poi si è ripresa battendo l’Islanda (3-0) ma è scivolata contro la Norvegia, per poi rialzarsi nei quarti proprio con l’Italia del “bell’Antonio” Cabrini (CT della Nazionale femminile dal maggio del 2012). Peccato per il gol subito in mischia dalla Laudehr al 26’, che è bastato alle tedesche per arrivare in semifinale, dove hanno battuto la Svezia padrona di casa (col medesimo punteggio). Le norvegesi invece, hanno piegato la Spagna nei quarti (3-1) e la Danimarca ai rigori (4-2 dopo l’1 a 1 dei tempi regolamentari) in semifinale. Questa volta invece le Azzurre avevano fatto molto bene (seconde dietro alla Svezia nel gruppo A): pari all’esordio con la Finlandia (0-0), vittoria (2-1) con la Danimarca (reti di Gabbiadini e Mauro) e sconfitta con la Svezia (1-3) a qualificazione ormai certa e con molte seconde linee in campo (non a caso, l’ingresso della Gabbiadini aveva portato al gol).

Non ce l’hanno fatta questa volta le potenti ma tecniche norvegesi, a ripetere l’impresa in finale. A tratti hanno giocato anche meglio, non si sono fatte intimidire dalle avversarie (se non in occasione dei due rigori sbagliati) e fino alla fine hanno tenuto vivo l’interesse per una competizione che è stata molto apprezzata anche dal pubblico che solitamente segue il calcio maschile. Il movimento femminile è in continua crescita e, se altrove è una realtà più che consolidata anche al cospetto dei “maschietti” (in Germania hanno anticipato Bayern-Barcellona, per l’impegno delle tedesche con le svedesi), pure in Italia si guarda con maggior attenzione agli impegni delle calciatrici. Ad assistere alla finale, c’erano circa 45.000 spettatori. E ha colpito la grande correttezza di tutte le giocatrici in campo: neanche una simulazione in tutto il torneo o scenate e perdite di tempo (prettamente maschili).

Ha vinto la Germania per 1 a 0, grazie alle parate della strepitosa Angerer e al gol di Anja Mittag, che ha toccato pochissimi palloni ma ha infilato quello giusto, poco dopo il suo ingresso in campo. Straordinario Europeo delle teutoniche Nadine Kessler e Angerer (1 solo gol subito in tutta la manifestazione). Il trofeo Scarpa d’oro (che si assegna alla calciatrice che segna di più) è andato alla svedese Lotta Schelin (5 gol e 2 assist), che ha superato la compagna di nazionale Nilla Fischer (3 reti) e la bella francesina Louisa Necib (2 gol e 2 assist). E’ rimasta a secco invece la giovane norvegese Elise Thorsnes: ha lottato fino alla fine con le toste calciatrici tedesche, ma non è riuscita a segnare.

La ragazza è tra le più forti al mondo, nel suo ruolo di attaccante: all’età di 24 anni, ha già segnato più di 100 gol in carriera. Il suo Europeo era stato messo in discussione da un insolito infortunio: forse più famoso di lei è lo scatto piccante (ghiaccio e mutandine di pizzo viola) che ha messo su Twitter per tranquillizzare i suoi numerosi fans…ottenendo l’effetto opposto. Noi non andiamo oltre! Quel che si può aggiungere però, parlando qua e là di questo Europeo in tono più scherzoso, è che:

c’è chi giura che si giocava solo sulla fascia vicino alla panchina (quella dove c’era Cabrini),

Patrizia Panico (record-woman di presenze in Nazionale) crede molto nella crescita del movimento calcistico femminile (bella la lunga intervista rilasciata al canale Eurosport in occasione della finale),

le ragazze non sono professioniste in Italia (studiano o lavorano e vanno ad allenarsi con le loro squadre)

la Juve al femminile è la Torres (quattro scudetti consecutivi vinti): per Antonio Conte e i suoi maschi, il cammino è ancora lungo.

Mi è capitato in passato di allenarmi e giocare (ovviamente solo in amichevole, altrimenti non è possibile, se non a livello di Settore Giovanile e Scolastico) contro una squadra della massima serie femminile: se dovesse accadere anche a qualcuno di voi, un consiglio: non prendetela troppo alla leggera.

Un’ultima domanda a quelli che snobbano le donne (del calcio s’intende): chi invitereste a cena voi?… Se vi documentaste un po’, scoprireste che non esiste… Solo Hope (la bella numero 1 statunitense). Io già da tempo ho una piccola preferenza: Louisa Nécib, l’elegante centrocampista francese di origini algerine. Per parlare di calcio, ovviamente, la nostra passione!

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