Attualità

Quando sono stato democratico

Quando si parla di Israele la si definisce spesso, se non sempre, l’unica democrazia del Medio Oriente. Quando si parla di Hamas e di Ezbollah si dice che sono organizzazioni terroristiche. Non starò qui a disquisire se votare ogni 4 anni sia una condizione sufficiente come patente di democrazia. E non starò qui a confutare che, nelle condizioni di vita dei palestinesi e in relazione alla loro storia come popolo, forse sarebbe difficile opporsi ad una superpotenza militare come Israele in maniera più aderente alle regole di ingaggio delle regolari formazioni militari. Tutto questo lo lascio agli esperti, veri o presunti, che stanno dilagando su ogni organo di stampa asserendo senza ombra di dubbio che Israele ha tutto il diritto di compiere qualsiasi atto per difendersi da questa sorta di nuovo 11 settembre.

Vorrei soltanto, sommessamente, proporre qualche elemento di riflessione:

– uno stato democratico non ignora oltre 70 risoluzioni delle Nazioni Unite
– uno stato democratico non tiene isolati più di due milioni di esseri umani in un territorio tra i più antropizzati al mondo senza consentire loro uno sviluppo economico tale da garantire un livello anche minimo delle condizioni di vita costringendoli a dipendere dagli aiuti internazionali
– uno stato democratico non occupa gran parte della Cisgiordania con insediamenti considerati dalla comunità internazionale illegali
– uno stato democratico non impedisce, con la costruzione di una serie di muri ai residenti della Cisgiordania di poter accedere alle terre coltivabili

L’elenco potrebbe continuare per intere pagine ma credo che il concetto sia chiaro. Adesso siamo di fronte all’ennesima crisi politica e militare. Lo Stato di Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi di Hamas, su questo non c’è dubbio. Ma uno stato democratico sa dosare la forza adeguandola alla situazione sul terreno e con un preciso impegno di preservare dagli attacchi militari la popolazione civile. Lo stato di Israele ha una straordinaria opportunità di dimostrare di essere pienamente democratico sapendo mettere su piani diversi di responsabilità e, di conseguenza, di assunzione di colpa i combattenti di Hamas e la popolazione della Striscia di Gaza nel suo complesso. Purtroppo la decisione, che richiama gli assedi medievali, di scollegare l’intera Striscia dall’erogazione di corrente elettrica e acqua e di tagliare la fornitura di derrate alimentari conferma, ancora una volta, che non basta concedere al proprio popolo il diritto di voto per definirsi democratici. Si decida lo Stato di Israele a dare un segno pieno e inequivocabile di cambiamento di approccio alle crisi di questo tipo oppure si comporti come Hamas e Hezbollah così potremo parlare di una guerra tra tre organizzazioni terroristiche.

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