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RASSEGNA STRAMBA Kiev affonda nave di Mosca vicino alla Crimea, 7 morti e 6 feriti. Dall’Aglio: “Attacchi effettuati per motivi sostanzialmente propagandistici”

“Al terzo tentativo in un anno la NATO è finalmente riuscita ad affondare il pattugliatore “Sergey Kotov”: la prima volta attaccato con due droni, la seconda con cinque, stanotte con una decina”. E’ il prof. Francesco Dall’Aglio a fornire su Telegram i dati politici dell’operazione. L’Ucraina ha affermato di aver affondato un’altra nave da guerra russa, la grande nave pattuglia Sergey Kotov, nel Mar Nero utilizzando droni marittimi ad alta tecnologia, i Magura V5. Le autorità russe non hanno confermato l’affermazione. I Magua sono droni progettati e costruiti in Ucraina dove vengono caricati di esplosivi.

L’Ucraina afferma di essere il primo Paese ad aver istituito un’unità specifica dedicata alla produzione di imbarcazioni senza equipaggio telecomandate, e il primo a schierare la nuova arma esclusivamente in attacchi via mare. I droni marittimi hanno avuto una vasta gamma di applicazioni per anni prima della guerra, impiegati per la ricerca scientifica, le operazioni di ricerca e salvataggio, per la sorveglianza e il pattugliamento costiero. Ora l’Ucraina li ha caricati di esplosivo.

Il Magura è lungo 5,5 metri, pesa fino a mille chilogrammi, ha un’autonomia fino a ottocento chilometri, sessanta ore di durata della batteria e un carico utile di 200 chilogrammi. E’ inoltre capace di trasmettere video in diretta agli operatori che lo manovrano. I Magura viaggiano sulla superficie dell’acqua, lasciando dietro di sé una scia di schiuma bianca, e hanno una bassa impronta radar che li rende difficili da rilevare. Sono dotati di GPS e fotocamere avanzate.

“Attacchi effettuati per motivi sostanzialmente propagandistici con conseguenze sul prosieguo delle operazioni militari, scarsissime dal punto di vista pratico ma molto grandi per il dilemma strategico che comportano per la Russia”.

Con Dall’Aglio tentiamo un’analisi dello stato del’arte: “Diciamo che la carta che ieri campeggiava alle spalle di Medvedev ne è un buon indicatore, soprattutto considerando che era circolata per poco tempo all’inizio del conflitto, era sparita dalle posizioni ‟ufficiali” russe e ora torna ad affacciarsi con tempismo sospetto (Medvedev è pur sempre il vice presidente de Consiglio di sicurezza russo, ed è sciocco chi crede che parli a caso o solo per fornire una sponda ai nazionalisti per farli fessi e contenti e tenerli buoni. I nazionalisti, se vuoi davvero farli contenti, devono ricevere qualcosa). Intanto, come volevasi dimostrare, lo scopo è stato raggiunto. Il Twitter ucraino è in estasi, i nostri media battono la notizia con entusiasmo ed evitano così di doverne battere altre, da quelle altrettanto cosmetiche della distruzione del quarto Abrams a quelle un po’ più gravi, tipo che per stabilizzare il fronte a ovest di Avdiivka l’Ucraina sta impiegando NOVE brigate, cioè buona parte delle sue riserve, e sta cedendo comunque terreno anche se a ritmo meno veloce delle ultime due settimane”

Soprattutto, i media possono evitare di occuparsi di due notizie veramente importanti che sono venute fuori ieri (la seconda in realtà è più vecchia, ma ci era sfuggita finora). La prima notizia ha a che vedere con l’Ucraina: un articolo del Washington Post  incredibilmente non ripreso da nessun’altra testata riporta un dato inquietante. Mancano all’appello, in Ucraina, 700mila mobilitati – settecentomila: “l’ufficio di Zelensky ha annunciato recentemente che del milione di persone che sono state mobilitate solo 300mila circa hanno combattuto al fronte. Ma a quasi un mese dalla sua promozione [di Syrs’kyj] nessuno dalla leadership militare o dall’amministrazione presidenziale ha spiegato dove sono questi 700mila — o cosa stanno facendo”.

Dall’Aglio: “Ovviamente i canali Telegram russi hanno immediatamente dedotto che i 700mila siano morti, feriti o prigionieri. A me sembra una cifra troppo alta visto che parliamo solo dei mobilitati, non del resto dell’esercito, e in Ucraina adombrano (l’articolo non lo dice ma lo dicono vari commentatori) che siano stati mobilitati per finta, nel senso che in un modo o nell’altro si sono imboscati. Il dubbio, ad ogni modo, resta: che fine hanno fatto?”

La seconda notizia, quella appunto un po’ vecchia ma finora passata sotto silenzio, è ancora peggio. Il quotidiano di Taiwan United Daily News riporta che un certo numero di soldati dei reparti speciali statunitensi (nello specifico la compagnia Alpha del secondo battaglione, 1st Special Forces Group) verranno dispiegati in modo permanente non solo a Taiwan, dove sono già presenti come addestratori dal 2023, ma anche nelle isole di Penghu e soprattutto di Kinmen, a soli 9 chilometri dalla costa cinese (ricordo che Taiwan non è, appunto, solo Taiwan, ma anche alcune isole più piccole e ancora più vicine alla Cina).
“Uno potrebbe pensare – spiega l’esperto – che con la guerra in Ucraina che va come va, con la guerra a Gaza che va come va, con la situazione del mar Rosso che va come va, con l’Africa che va come va, gli USA non avrebbero bisogno di ulteriori escalation in altre parti del mondo, e soprattutto non avrebbero bisogno di antagonizzare in questa maniera così sfacciata la Cina. E invece. Del resto, chi antagonizza la Cina ora è letteralmente la stessa gente che ha antagonizzato la Russia dal 1991 in poi, e si è visto come sta andando”
PS – per Repubblica e altri giornali il nome della nave è ‟Sergiy Kotov”. Ora io capisco che bisogna scrivere all’ucraina i nomi ucraini, ed è giusto, ma scrivere all’ucraina anche i nomi russi mi pare un po’ esagerato”.

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