Nei giorni scorsi Fratelli d’Italia ha presentato alla Camera dei Deputati una proposta di legge per abolire il reato di tortura. Successivamente il ministro della Giustizia Nordio, intervenendo in aula, ha sottolineato che il governo non ha intenzione di eliminarlo, ma solo di intervenire su alcune questioni tecniche di quella legge. Tuttavia, anche questi interventi potrebbero mettere a rischio l’applicabilità della legge e far saltare o bloccare molti dei processi per torture attualmente in corso in Italia. Uno di questi, quello per i fatti riferiti al carcere di San Gimignano, proprio nel mese di marzo aveva visto la condanna in primo grado di 5 agenti (altri 10 agenti e un medico erano già stati condannati qualche mese prima con rito abbreviato).
Proprio poche ore prima che Fratelli d’Italia depositasse questa proposta, il Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT) aveva pubblicato il report di una sua visita in Italia nel quale aveva segnalato diverse problematiche che, da tempo, denunciamo. Ponendo un accento, peraltro, anche sui maltrattamenti che molti detenuti avevano riportato di aver subito.
Dobbiamo contrastare la tortura, non la legge che la punisce
Nel 2017, dopo quasi 30 anni di ritardo dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, l’Italia ha approvato una norma per punire quello che l’Onu considera un crimine contro l’umanità. Uno di quei crimini che danno la possibilità alla Corte Penale Internazionale di processare dittatori e criminali.
Prima dell’approvazione di quella legge l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per diversi fatti che accaddero nel paese: le torture nel carcere di Asti, nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz. In tutti questi casi l’Italia fu condannata perché non aveva una legge che permettesse di fare giustizia nei casi di tortura.
Da quando la legge fu approvata sono state condannate, imputate, indagate, oltre 200 persone tra agenti, funzionari, operatori, medici, in processi riferibili a casi di presunte o comprovate torture. Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini della “mattanza” avvenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Per questo, oggi, abrogare o modificare questa legge è pericoloso e preoccupante. E, per questo, ad oggi, nessun Paese in cui il reato di tortura è stato introdotto lo ha finora abolito.
Patrizio Gonnella (Antigone)