La Francia ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare una risoluzione per fermare subito la guerra a Gaza. L’ambasciatore francese all’Onu Nicolas de Riviere ha messo in guardia da ogni ulteriore aggravarsi del conflitto a Rafah, dicendo che è “arrivato il momento” per il Consiglio di Sicurezza di “passare all’azione e adottare una nuova risoluzione”. “Ci deve essere – ha dichiarato, parlando ai media – un immediato cessate il fuoco a Gaza e il rilascio incondizionato degli ostaggi. Non c’è zona di sicurezza per i civili palestinesi a Rafah”. Il rappresentante francese ha aggiunto che il Consiglio di Sicurezza “deve onorare il proprio mandato e agire ora”. “Deve permettere alle Nazioni Unite – ha sottolineato – di svolgere il suo ruolo appieno nella Striscia di Gaza, in modo da rispondere alle stringenti necessità della popolazione”. “La Francia – ha concluso – resta determinata a costruire uno Stato per i palestinesi e a garantire la sicurezza per Israele”.
“È un massacro di civili. La popolazione viene spinta in aree che si pensava sarebbero state sicure, per poi essere sottoposta a incessanti attacchi aerei e a pesanti combattimenti” afferma Chris Lockyear, Segretario Generale di MSF. “Intere famiglie, composte da decine di persone, sono ammassate in tende e vivono in condizioni estremamente difficili. Oltre 900.000 persone sono state nuovamente sfollate con la forza dopo che le forze israeliane hanno intensificato l’offensiva su Rafah all’inizio di maggio”.
Il personale medico e i pazienti del punto di stabilizzazione supportato da MSF a Tal Al-Sultan, a Rafah, sono stati costretti a fuggire a causa dell’intensificarsi delle ostilità nell’area, bloccando di fatto tutte le attività mediche nella struttura. È l’evacuazione forzata di un’altra struttura sanitaria, che arriva 24 ore dopo che le forze israeliane hanno effettuato un attacco aereo su quella che avevano designato come “zona sicura”, uccidendo almeno 49 persone e ferendone oltre 250. Il personale del punto di stabilizzazione ha registrato un afflusso di 180 feriti e 31 morti, con pazienti affetti da gravi ustioni, ferite da schegge, fratture e traumi. Questi pazienti sono stati stabilizzati e trasferiti negli ospedali da campo situati ad Al-Mawasi, poiché non ci sono ancora ospedali traumatologici funzionanti in grado di far fronte a un simile evento di massa.
Ieri, secondo le autorità sanitarie locali, 21 palestinesi sono stati uccisi e 64 feriti dopo che le forze israeliane hanno bombardato un altro campo ad Al-Mawasi.
“Per tutta la notte abbiamo sentito scontri, bombardamenti e lanci di razzi. Nessuno sa cosa stia succedendo esattamente” dice la dottoressa Safa Jaber, ginecologa di MSF che vive nel campo di Tal Al-Sultan con la sua famiglia. “Abbiamo paura per i nostri figli e per noi stessi. Non ci aspettavamo che questo accadesse all’improvviso. Dove possiamo andare? Stiamo lottando per trovare il minimo indispensabile di cui ogni essere umano ha bisogno per rimanere in vita”.
La scorsa settimana, la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di interrompere immediatamente l’offensiva militare a Rafah e di far entrare gli aiuti umanitari, di cui c’è disperato bisogno, e di assicurarsi che raggiungano chi ne ha bisogno. Ma da quel momento l’offensiva israeliana nel sud di Gaza si è intensificata, nessun aiuto significativo è entrato nella Striscia dal 6 maggio e gli attacchi sistematici all’assistenza sanitaria sono continuati. Tutti i paesi che sostengono le operazioni militari di Israele in queste circostanze sono moralmente e politicamente complici.
Chiediamo a tutti gli stati, in particolare a Stati Uniti, Regno Unito e ai paesi dell’Unione Europea, di fare tutto ciò che è in loro potere per influenzare Israele a fermare l’assedio in corso e i continui attacchi ai civili e alle infrastrutture civili di Gaza.
Dopo quasi otto mesi dall’inizio di questa guerra, a Gaza non c’è più una sola struttura sanitaria in grado di gestire un grande afflusso di pazienti come quello di ieri. Ieri un attacco aereo all’ospedale Kuwaitiano di Rafah ha ucciso due membri del personale e messo fuori servizio la struttura. Quasi tutti gli ospedali di Rafah sono stati evacuati con la forza e sono fuori servizio o a malapena funzionanti, senza possibilità di fornire o accedere a cure mediche.
“Centinaia di migliaia di civili sono sottoposti a una brutale e implacabile dimostrazione di punizione collettiva” afferma Karin Huster, referente medico del progetto MSF a Gaza. “Oltre ai bombardamenti, i gravi blocchi degli aiuti ci rendono impossibile aiutare in modo significativo. Le persone muoiono anche perché agli operatori umanitari viene impedito di fare il loro lavoro”.
I bombardamenti israeliani e i pesanti combattimenti continuano a devastare anche il nord della Striscia, quasi inaccessibile per gli operatori umanitari. Gli ospedali del nord sono sotto attacco e sono stati oggetto di vaste distruzioni, tra cui gli ospedali Al-Awda e Kamal Adwan, bombardato dalle forze israeliane proprio oggi. Negli altri ospedali, come l’ospedale Al-Aqsa di Deir al Balah e l’ospedale Nasser di Khan Younis, scarseggia il carburante e potrebbero presto non essere più funzionanti.
L’ex candidata presidenziale americana Nikki Haley ha visitato Israele martedì e ha incontrato funzionari e leader militari israeliani.
Durante il suo viaggio, ha visitato un sito militare al confine settentrionale di Israele, dove ha firmato un messaggio sul fuoco di artiglieria destinato a essere utilizzato su Gaza: “Finiteli”.
Il messaggio ha suscitato indignazione sui social media dopo che una serie di devastanti attacchi aerei israeliani hanno ucciso dozzine di palestinesi nel sud di Gaza negli ultimi giorni.
Il Ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha condannato gli attacchi di Israele contro le tende degli “indifesi” a Rafah, chiedendo alla comunità internazionale di agire e fermare i “continui massacri genocidi commessi dalle forze di occupazione israeliane contro il popolo palestinese”, secondo la stampa ufficiale saudita. Agenzia,
Le palesi violazioni del diritto e delle norme internazionali da parte di Israele hanno avuto luogo in un contesto di silenzio e “mettono in gioco la credibilità delle istituzioni di legittimità internazionale”, ha affermato il ministero.
Ha aggiunto: “Il Regno sottolinea la necessità che la comunità internazionale si assuma le proprie responsabilità oggi più che mai, per fermare i massacri contro il popolo palestinese e ritenere i responsabili responsabili”.
Mercoledì è stata presentata una mozione alla Camera dei Rappresentanti, ma il parlamento australiano ha respinto i tentativi di portare avanti un dibattito sul riconoscimento dello stato, votando con 80 voti contro 5.
È il giorno 236 della guerra di Israele a Gaza. Questo è un riepilogo delle ultime ore:
- Una fonte vicina ad Hamas ha detto a Middle East Eye che gli attacchi hanno portato il movimento palestinese a porre fine ai negoziati per il cessate il fuoco che si svolgevano da settimane.
- Il Messico è intervenuto formalmente presso la Corte internazionale di giustizia, chiedendo che la corte gli consentisse di unirsi al caso in corso in Sudafrica che accusa Israele di aver commesso un genocidio contro i palestinesi a Gaza.
- L’esercito americano ha sospeso le consegne di aiuti a Gaza via mare dopo che il suo molo temporaneo da 320 milioni di dollari è stato danneggiato dal maltempo
- La Mezzaluna Rossa Palestinese piange il 30esimo lavoratore ucciso negli attacchi israeliani
- Israele nega l’ultimo attacco al campo civile vicino a Rafah che ha ucciso 21 persone
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati fa sapere che circa un milione di abitanti di Gaza sono stati “evacuati” da Rafah nelle ultime tre settimane. Per la prima volta, i ministri degli Esteri dell’UE hanno tenuto “seri negoziati” su possibili sanzioni contro Israele se le autorità si rifiutassero di rispettare l’ordine della Corte internazionale di giustizia di porre fine all’operazione a Rafah, ha detto il ministro degli Esteri irlandese Michaul Martin.
Il primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato ufficialmente il riconoscimento dello Stato palestinese, la cui capitale è Gerusalemme Est. Ha aggiunto che la Spagna non riconoscerà le modifiche ai confini del 1967 a meno che non siano concordate tra Israele e palestinesi.
L’Irlanda ha riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese e ha annunciato che manterrà piene relazioni diplomatiche tra Dublino e Ramallah, oltre a nominare un ambasciatore speciale presso lo Stato palestinese.
In Israele il Capo del Consiglio Regionale dell’Alta Galilea ha parlato della condizione dei coloni: “Ci sono intere comunità che non potranno tornare alle loro case alla fine della guerra. Le nostre stime vanno da due a quattro località e stiamo cercando di trovare soluzioni sul territorio del Comune. La realtà qui è insopportabile: allarmi, razzi e missili”.
Stallo nei negoziati. Hamas ha annunciato che non parteciperà ad alcun negoziato “dopo gli atroci crimini commessi da Israele in un campo profughi a Rafah”. Media israeliani riportano che i membri del gabinetto di guerra di Israele hanno raggiunto un consenso per fermare l’incursione militare nella città di Rafah, nel sud di Gaza, e concentrarsi piuttosto sui negoziati sullo scambio di prigionieri.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in un incontro con il ministro degli Esteri yemenita a Pechino ha dichiarato: “Chiediamo la fine degli attacchi contro le navi civili nel Mar Rosso”. Nella tarda sera del 27 maggiori Houthi hanno dichiarato di aver attaccato navi e cacciatorpediniere israeliani e statunitensi nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano come parte di una campagna del paese arabo per sostenere i palestinesi.
E ancora il 28 maggio la compagnia britannica di sicurezza marittima Embry ha segnalato un incidente di sicurezza nel Mar Rosso, a 54 miglia nautiche dal porto di Hodeidah nello Yemen. La Embry ha chiarito che la nave commerciale è stata attaccata da tre missili Houthi, il carico che trasportava è stato danneggiato e parte di esso è caduto in acqua.
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