Attualità, Editoriale

Siamo la maggioranza del paese, solo in piazza

Lo scorso sabato 7 ottobre si è svolta, con grande successo di partecipazione, una manifestazione nazionale a Roma per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare. Il tema è stato “La Via Maestra. Insieme per la Costituzione”, ne sono stati i promotori più di cento associazioni e reti, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, tra cui anche la Cgil.

pergameno2E’ una mobilitazione iniziata mesi or sono che rivendica il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità, fulcro di un modello di sviluppo sostenibile fondato su nuove politiche economiche. Per i promotori occorre contrastare la precarietà dilagante, il lavoro povero e sfruttato e nel contempo aumentare i salari e le pensioni. Ci sono oltre sette milioni di lavoratori il cui contratto collettivo di lavoro è scaduto anche da anni e che ne rivendicano il rinnovo e l’adeguamento. L’inflazione che negli ultimi mesi ha eroso il potere di acquisto dei lavoratori ha evidenziato la fragilità della posizione lavorativa dei lavoratori a basso profilo salariale convenzionalmente definiti tali quando percepiscono meno del 60% del valore medio salariale.

Secondo Bankitalia questa categoria di lavoratori rappresenta il 30% del totale. Oggi però dobbiamo prendere atto che l’attuale ciclo è caratterizzato dall’estrema debolezza sindacale. Secondo il giuslavorista Marco Barbieri in Italia ci sarebbero oltre 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 € l’ora. Sarebbero il 90% dei lavoratori domestici, il 35% degli agricoli, il 26% dei dipendenti di imprese private (fonte “Repubblica”, 3 luglio u.s.). Si aggiunga inoltre, come affermato da Tiziano Treu in una intervista a “La Stampa” del 128 agosto che tra il 20 ed il 30% dei contratti nazionali non vengono rispettati. Di fronte a questa situazione non si poteva rimanere inermi. Una reazione c’è stata, la piazza un messaggio al governo e ai partiti politici di opposizione l’ha mandato, forte e chiaro.

Ai temi del lavoro (ben presidiati dalla folta rappresentanza della CGIL) si sono aggiunte le istanze provenienti dalle associazioni. Un elemento di contrasto con l’attuale governo è rappresentato dalla riduzione dei fondi per la sanità che dovrebbe aggirarsi tra i 2 e i 3 miliardi che si vanno ad aggiungere ai circa 30 miliardi di finanziamenti al SSN operata negli ultimi 10 anni. E’ essenziale assicurare il diritto alla salute e un sistema socio-sanitario che sia pubblico, solidale e universale, cui garantire le necessarie risorse economiche, umane e organizzative, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica. Solo così si garantisce la piena applicazione dell’articolo 32 della Costituzione.

Nell’appello scritto dai promotori si legge che le organizzazioni della società civile sono scese in piazza per il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, e alla formazione permanente e continua, perché il diritto all’apprendimento sia garantito a tutti e per l’intero arco della vita. Su questo quadro generale si va ad aggiungere il problema del diverso livello qualitativo dell’istruzione nelle varie regioni italiane. Cresce, infatti, il divario tra le varie zone d’Italia. E’ significativo il dato nazionale della dispersione scolastica, salito in due anni dal 7% al 9,5%, che si ingigantisce drammaticamente al Sud, arrivando al 20,1% in Campania e addirittura al 22,4% in Calabria, le due regioni d’Italia più penalizzate dalla scuola a distanza durante il periodo della pandemia, in cui il 64% degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze neppure in italiano.

Un ampio spazio è stato dato al capitolo “ambiente” nell’appello “La Via Maestra”, per il diritto ad un ambiente sano e sicuro, in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi. Per questo è grave aver tolto dal Pnrr le risorse sul dissesto idrogeologico, tanto più a fronte delle alluvioni che hanno colpito alcune regioni del Paese e di una crisi climatica che va affrontata con decisione e lungimiranza.
emergencyinpiazzaE ancora la difesa della Costituzione in quelli che sono i suoi capisaldi. Oggi però il modello sociale fondato su uguaglianza, solidarietà, accoglienza e partecipazione viene messo in discussione dal governo. Le note più preoccupanti riguardano l’autonomia differenziata, rilanciata con il ddl Calderoli, che “porterà alla definitiva disarticolazione di un sistema unitario di diritti e di politiche pubbliche volte a promuovere lo sviluppo di tutti i territori”. A questo va aggiunto il superamento del modello di Repubblica parlamentare attraverso l’elezione diretta del capo dell’esecutivo (presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato che sia) che, se dovesse essere approvato, ridurrebbe ulteriormente gli spazi di democrazia.

Nel suo discorso a Piazza San Giovanni, Landini ha affermato “siamo la maggioranza del Paese”. Sarebbe bello che ciò fosse vero. Purtroppo i sondaggi dicono qualcosa di diverso, la maggioranza della popolazione, disorientata da una comunicazione tossica dove si agitano spauracchi inesistenti per coprire i problemi reali del Paese, ancora non riesce a prendere coscienza della deriva alla quale questa governo ci sta condannando.

La manifestazione, pur imponente, del 7 ottobre non avrà effetto sulle scelte del governo se le istanze gridate con forza da chi è sceso in piazza non verranno raccolte con coerenza e determinazione dai partiti di opposizione. E se non dall’opposizione, uno schiaffo a questo governo arriverà dai mercati, dagli organismi comunitari e dalla storia che mai come ora (vedi anche i recenti scontri tra israeliani e palestinesi) si sta riprendendo la scena.

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