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Sudan, prelevato nel South Darfur staff di Emergency

Mentre la comunità internazionale concentra le sue attenzioni sul conflitto tra Israele e Hamas, relegando fin anche la guerra Russo Ucraina in un relativo secondo piano in Sudan, dal 15 aprile di quest’anno si sta svolgendo l’ennesima guerra civile in questo martoriato Paese. A fronteggiarsi sono l’esercito regolare guidato dal presidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di sostegno Rapido (RSF) che rispondono all’ex vice di al-Burhan, il generale Mohamad Hamdan Dagalo, noto come Hemedti.

A 20 anni dai tragici eventi del Darfur oltre 50 organizzazioni umanitarie hanno diffuso un appello congiunto in cui esortano la comunità internazionale ad “una maggiore solidarietà e attenzione” nei confronti della crisi sudanese affinché non si ripeta la perdita di vite umane di allora che fece mettere sotto accusa il presidente Omar al Bashir e la sua milizia Janjaweed con accuse di genocidio.

Il conflitto, finora, ha ucciso oltre 8mila persone e ha provocato più di cinque milioni di sfollati interni oltre ad aver decimato infrastrutture già carenti, e provocato la chiusura dell’80 per cento degli ospedali del paese. Nonostante gli appelli, però, la situazione vede un progressivo ma costante deteriorarsi delle condizioni generali del Paese. Non si segnala al momento alcun segno di un’iniziativa di una qualche importanza da parte della comunità internazionale per risolvere la crisi. Pochi sono stati i tentativi, peraltro non riusciti, di arrivare ad un duraturo cessate il fuoco.  

Una delle organizzazioni che operano in Sudan è la Ong italiana Emergency. Presente dal 2007 con un ospedale di cardiochirurgia, il Centro “Salam” negli anni con i suoi Centri pediatrici di Mayo, Port Sudan e Nyala, offre cure gratuite ai bambini fino ai 14 anni oltre a svolgere numerose attività di prevenzione e di educazione igienico-sanitaria. Nei primi mesi del 2017, su richiesta dei ministeri della Sanità Federale e del Red Sea State, ha aperto e gestito a Port Sudan un Centro per il contenimento e cura dei pazienti affetti da Acute Watery Diarrhoea.

In conseguenza del conflitto in corso ha deciso di aprire, nell’agosto scorso, il Centro di chirurgia d’urgenza e traumatologia all’interno dello stesso complesso dove sorge l’ospedale di cardiochirurgia. E’ di queste ore un comunicato di Emergency che riguarda uno dei suoi centri. “ Ieri, alcuni membri dello staff sudanesi del centro pediatrico di EMERGENCY a Nyala, South Darfur, sono stati prelevati dall’ospedale e arrestati dalle Forze di supporto rapido. Sembra che siano ancora trattenuti.

EMERGENCY è presente a Nyala dal 2020, fornendo assistenza medica gratuita a mamme, bambini e pazienti cardiaci. Dallo scoppio della guerra il 15 aprile, il Centro ha continuato i suoi lavori per garantire un’assistenza essenziale ad una popolazione fortemente colpita dal conflitto. Nelle ultime tre settimane l’ospedale è rimasto aperto con grande difficoltà a causa della crescente intensità dei combattimenti. Tuttavia, EMERGENCY è riuscita a rimanere in contatto con il personale fino a martedì scorso, quando la situazione sembrava migliorare.

Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dalla RSF e abbiamo perso i contatti con i restanti membri dello staff, che dall’inizio della guerra è stato possibile solo via telefono satellitare. Non abbiamo quindi alcuna certezza sul numero dei colleghi arrestati o sulla loro identità, se non per quanto appreso da un video che circola sui social.

EMERGENCY chiede che sia garantita la sicurezza del proprio personale, che venga rilasciato immediatamente, e che il Centro Pediatrico sia rispettato affinché possa continuare le sue attività a sostegno della popolazione locale.”Ovviamente terremo monitorata questa ennesima situazione di conflitto nella speranza che, anche in questo caso, gli ostaggi vengano rilasciati. 

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