Diritti, Politica

“Taxi del mare” a chi? Cade maxi-inchiesta contro il soccorso in mare. MSF: “Spazzati via sette anni di falsità, ma gli attacchi continuano”

Dopo sette anni di false accuse, slogan infamanti e una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nell’autunno del 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in “taxi del mare” e “amici dei trafficanti”.

L’indagine, che ha coinvolto Medici Senza Frontiere (MSF) e altre ONG con l’irricevibile accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha visto un mastodontico impianto accusatorio basato su illazioni, intercettazioni, testimonianze fallaci e un’interpretazione volutamente distorta dei meccanismi del soccorso per presentarli come atti criminali. Ma dopo un’approfondita udienza preliminare durata due anni e dopo che la stessa procura che aveva aperto l’indagine ha chiesto il non luogo a procedere, il giudice ha chiuso definitivamente il caso decretando l’infondatezza delle accuse e spazzando via qualunque sospetto di collaborazione con i trafficanti.

“Crolla il castello di accuse infondate che per oltre sette anni hanno deliberatamente infangato il lavoro e la credibilità delle navi umanitarie per allontanarle dal Mediterraneo e fermare la loro azione di soccorso e denuncia” dichiara il dr. Christos Christou, presidente internazionale di MSF. “Ma gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare”.

Secondo l’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’UE sono almeno 63 i procedimenti legali o amministrativi avviati da Stati europei contro organizzazioni impegnate in mare (dati giugno 2023). Nell’ultimo anno le autorità italiane hanno emesso 21 fermi amministrativi contro navi umanitarie, impedendo la loro azione salvavita per 460 giorni complessivi. La Geo Barents di MSF ha appena ripreso il mare dopo 20 giorni di detenzione, con l’ipocrita accusa di avere messo in pericolo la vita delle persone, dopo che una motovedetta libica aveva interrotto violentemente un soccorso già avviato. Oltretutto, alle navi civili vengono ormai assegnati porti lontani per sbarcare i sopravvissuti, per tenerle lontane dalla zona dei soccorsi.

Tutto questo, insieme a ciniche politiche di esternalizzazione delle frontiere avviate dalle autorità italiane ed europee, ha delegittimato il principio del soccorso e l’idea stessa di solidarietà, cancellato l’imperativo umanitario sotto le logiche della difesa dei confini, e ridotto drasticamente la possibilità di soccorrere. Le conseguenze sono mortali: il 2023 è stato l’anno con il più alto numero di morti in mare dall’epoca delle accuse.

“In questi anni, tutti i governi che si sono avvicendati hanno investito enormi risorse sul boicottaggio dell’azione umanitaria e su politiche di morte, ma non hanno fatto nulla per fermare i naufragi e fornire vie legali e sicure a chi fugge attraverso il Mediterraneo” dichiara Tommaso Fabbri, capomissione di MSF all’epoca dei fatti, coinvolto nel caso. “Salvare vite non è un reato, è un obbligo morale e legale, un atto fondamentale di umanità che semplicemente va compiuto. Basta criminalizzare la solidarietà! Tutti gli sforzi devono andare nel fermare le inaccettabili morti e sofferenze e garantire il diritto al soccorso, riportando l’umanità e il diritto alla vita nel nostro mare”.

MSF è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale indipendente che fornisce assistenza a persone colpite da guerre, epidemie, catastrofi naturali e situazioni di crisi in oltre 70 paesi, compresa l’Italia. Ha iniziato le operazioni di soccorso in mare nel 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare Nostrum e con otto navi ha contribuito a soccorrere oltre 92mila persone senza mai fermare le attività. Tuttora i team di MSF sono impegnati in operazioni di soccorso con la nave Geo Barents.

“Il nostro pensiero va ai colleghi di MSF e delle altre organizzazioni che hanno vissuto sotto il peso delle accuse per aver svolto legittimamente il proprio lavoro: soccorrere persone in pericolo, in piena trasparenza e nel rispetto delle leggi” conclude la dott.ssa Monica Minardi, presidente di MSF in Italia. “I nostri operatori non hanno mai smesso di operare negli interventi di MSF in tutto il mondo, così come le nostre navi non hanno mai smesso di salvare vite in mare. Questa è stata la nostra migliore risposta a tutte le accuse”.

“Servono da subito vie di accesso sicure e legali per le persone in cerca di protezione, aumentando la platea di beneficiari dei Corridoi Umanitari, delle Evacuazioni, del Reinsediamento e degli Inviti Onerosi, come dimostrato, da ultimo, dall’ennesima tragedia che si è consumata nell’Atlantico con un’imbarcazione alla deriva per tre mesi”. E’ l’allarme lanciato da Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale, dopo uno dei primi eventi in programma al Festival Sabir che si è aperto ieri a Prato e si concluderà il 20 aprile.
Il Festival, giunto alla sua decima edizione, è promosso da Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi, Carta di Roma, Ucca, Arcs, A Buon Diritto e Unire, e con il patrocinio del Comune di Prato, di Rai per la Sostenibilità ESG e la media partnership della TGR Toscana, Rai Radio3 e della DIRE, Agenzia di stampa nazionale.

Nell’incontro dedicato alle vie di accesso umanitarie sicure e legali per le persone migranti – che ha visto tra gli altri gli interventi di Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l’Italia, Valentina Itri, Coordinatrice Corridoi Umanitari Arci, Flavio Di Giacomo, Portavoce Oim per il Mediterraneo, Maria Quinto, Coordinatrice Corridoi Umanitari Comunità di Sant’Egidio, Federica Brizi, Responsabile Accoglienza e Corridoi Umanitari, Fcei, Oliviero Forti, Responsabile Immigrazione Caritas Italiana, Chiara Montaldo, Coordinatrice Medica Msf Italia, Silvia Stilli, Presidente Aoi – è stato sottolineato come nel 2024 si prevede che il numero delle persone costrette ad abbandonare il proprio Paese salirà a 130 milioni. Nel 2023, infatti, l’Onu ha registrato il più alto numero annuale di emergenze dichiarate degli ultimi 10 anni.
“Nonostante ciò – è stato sottolineato – le politiche europee continuano a non occuparsi di percorsi migratori sicuri e regolari accessibili a tutti. Migliaia di persone tentano di raggiungere le nostre coste in condizioni di scarsa sicurezza, rischiando abusi, violenze, torture e, troppo spesso, la morte”.

Nel 2023 almeno 8.565 persone (dato Oim) hanno perso la vita sulle rotte migratorie di tutto il mondo, facendolo diventare così l’anno più letale mai registrato. Il bilancio del 2023 rappresenta un tragico aumento del 20% rispetto al 2022, evidenziando l’urgente necessità di agire per prevenire ulteriori perdite di vite umane. La traversata del Mediterraneo continua a essere la rotta più letale per i migranti, con almeno 3.129 morti e dispersi. Si tratta del più alto numero di vittime registrato dal 2017.

“Di fronte ad un quadro così drammatico – ha sottolineato Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale – servono regole certe per garantire l’accesso con vie legali e sicure alle persone in cerca di protezione, in particolare nell’area del Mediterraneo”.
Anche in questa edizione del Festival Sabir le giornate saranno animate da seminari, incontri, formazioni, presentazioni di libri, mostre, installazioni, proiezioni di film e concerti.

 

Questo giornale vive di donazioni. Ecco come fare per offrire nuova linfa all’informazione indipendente

Puoi effettuare una donazione una tantum, mensile o annuale, utilizzando PayPal.

 

Condividi