Diritti

Ungheria, ministro degli Esteri Péter Szijjártó incontra Tajani: “Sorprendono le interferenze italiane sul caso Salis”

È sorprendente che l’Italia cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese”: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Péter Szijjártó riferendosi al caso Salis, come si legge sull’account Twitter del portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs.

“Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale.

Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria”, ha aggiunto Szijjártó che oggi a Roma ha incontrato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Non si ferma intanto la solidarietà nei confronti di Ilaria Salis, la monzese di 39 anni in carcere di massima sicurezza a Budapest da oltre un anno, per la quale il 29 gennaio è iniziato il processo per l’aggressione, a febbraio 2023, di due militanti neonazisti durante un raduno (le vittime ebbero alcuni giorni di prognosi per ferite), a cui secondo l’accusa avrebbe partecipato. Ilaria Salis ha rifiutato un patteggiamento di 11 anni di reclusione e ora ne rischia molti di più.

Il Comitato Ilaria Salis e varie associazioni e partiti hanno organizzato, per mercoledì 28 febbraio, una fiaccolata a Milano alle 18.30 per chiedere la concessione degli arresti domiciliari in Italia. La manifestazione partirà da largo Richini, vicino all’Università Statale, e terminerà in piazza Missori. Alla fiaccolata aderiscono Amnesty International, Arci, Sentinelli e Anpi; tra i partiti, il Pd di Monza e di Milano, Rifondazione Comunista, Possibile, Alleanza Verdi-Sinistra e l’Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano.

“Da più di un anno – si legge in una nota – Ilaria è in prigione in un paese in cui, secondo le principali organizzazioni umanitarie, non sono garantiti I diritti dei detenuti e in cui la democrazia è giorno dopo giorno limitata dalle leggi liberticide di Orban. Siamo preoccupati per Ilaria, siamo preoccupati per la sua sicurezza e per gli esiti di un processo inquinato dall’ideologia antidemocratica delle istituzioni ungheresi. Continuiamo a chiedere che torni in Italia ad affrontare il processo, in conformità con la decisione-quadro del Consiglio d’Europa n. 829 del 2009”.

Particolarmente shockanti le immagini del suo ingresso in aula di Tribunale, il 29 gennaio, con catene ai polsi e alle caviglie, trascinata con un guinzaglio da una poliziotta. Ma, ormai da mesi, attraverso le sue lettere, sono note le condizioni disumane in cui è detenuta. Il Comitato sottolinea anche “il trattamento giuridico a due pesi e due misure, sbarre per gli antifascisti, libertà di azione per i nostalgici del nazismo”. Elementi che dimostrano che “Ilaria Salis è ostaggio di uno Stato che viola i principi democratici e i diritti umani”.

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