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Netanyahu minaccia di colpire altri ospedali. L’appello dei medici italiani di origini palestinesi: “Fermare il massacro”

Il premier israeliano Netanyahu ribadisce:”Non ci sarà nessun cessate il fuoco fino al ritorno dei nostri ostaggi. Lo abbiamo detto ai nostri amici e nemici. Andremo avanti finché non li avremo sconfitti”. Il portavoce militare Hagari torna a sostenere che a Gaza Hamas si fa sistematicamente scudo di ospedali per le attività militari. Dopo il principale ospedale al-Shifa,già preso di mira dai bombardamenti, Hagari ha menzionato l’ ospedale Sheikh Hamed (finanziato dal Qatar) e l’ospedale indonesiano.

Intanto sono stati evacuati da Gaza oltre trecento cittadini americani e persone residenti negli Usa. Lo fa saper la Casa Bianca. “Dopo negoziati piuttosto intensi con le parti interessate in questo conflitto, siamo stati in grado di evacuare più di 300 americani”, dice il viceconsigliere per la Sicurezza Usa, Finer. Secondo la Casa Bianca, a Gaza ci sono ancora altri americani.

“I civili sono da sempre protetti da accordi e convenzioni che, in questo momento, vengono violati sotto gli occhi del mondo intero. Basta uccidere donne e bambini. Fermiamo questo massacro, aiutiamo i civili ad avere il necessario per sopravvivere a questo vile attacco”. È l’appello che arriva dai medici italiani di origini palestinesi che chiedono a gran voce di fermare il massacro e le bombe nella Striscia di Gaza.

L’appello, firmato dall’Associazione Amici della Mezzaluna Rossa e Associazione medici, farmacisti e delle professioni mediche palestinesi in Italia, ricorda che “la portavoce della Croce Rossa a Gerusalemme ha denunciato la grave carenza di medicinali e tutto il materiale sanitario necessario per svolgere le operazioni chirurgiche, sottolineando che gli interventi vengono eseguiti senza anestesia”.

Nel resto del mondo continuano a svolgersi manifestazioni con migliaia di persone a sostegno della Palestina. L’ultima ad Atene, migliaia di persone chiedono al governo greco di smettere di cooperare con Israele e di riconoscere uno Stato palestinese.

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