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Aperto e subito richiuso il valico di Rafah, passano i primi camion. Ursula von der Leyen contestata. Amnesty (video): “Verità su fatti ospedale Al-Ahil solo attraverso osservatori indipendenti”

Il valico di Rafah fra Egitto e Gaza è stato da poco aperto al transito degli aiuti umanitari. Ma subito dopo il passaggio dei primi 20 camion il valico è stato richiuso.I camion in attesa erano 50.Lo hanno mostrato immagini di Al Jazeera. Intanto, le autorità di Gaza chiedono “che il valico di Rafah venga aperto permanentemente e che siano portati tutti i beni necessari”,si legge in una nota diffusa dai media palestinesi. Il primo convoglio entrato a Gaza ha trasportato medicinali, forniture mediche, alimenti.La svolta piccola annunciata dagli Usa. L’Europa continua ad essere assente o contadditoria con le imbarazzanti dichiarazioni di Ursula von der Leyen schiacciate sulle posizioni Usa e Israele. Dichiarazioni smentite poi dai vertici Ue.

Annunci frettolosi e successive smentite, screzi all’interno della Commissione europea e critiche contro la presidente Ursula von der Leyen. La reazione dell’Unione Europea (UE) all’attacco di Hamas contro Israele e alla risposta militare di quest’ultimo contro la Striscia di Gaza non verrà certo ricordata come una prova di unità europea davanti a grandi crisi internazionali. E a farne le spese potrebbe essere soprattutto von der Leyen, che rischia di veder sfumare un possibile secondo mandato alla guida della Commissione. A mettere un primo punto dopo la confusione degli ultimi giorni sono stati i capi di Stato e di governo dei 27, riuniti martedì in videoconferenza. La ferma condanna dell’attacco di Hamas così come la richiesta a Israele di «difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale» sono stati ribaditi dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel al termine della riunione da lui voluta per «definire una posizione comune e stabilire una chiara linea d’azione unitaria che rifletta la complessità della situazione in evoluzione». Posizione comune che era già stata espressa due giorni prima, quando il Consiglio europeo aveva diffuso una dichiarazione comune in cui si esortava «Hamas a liberare immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione» e veniva ribadita «l’importanza di fornire aiuti umanitari urgenti». «Siamo pronti a continuare a sostenere i civili più bisognosi a Gaza in coordinamento con i partner, facendo in modo che tale assistenza non sia oggetto di abusi da parte delle organizzazioni terroristiche. È fondamentale prevenire un’escalation regionale», si legge nel testo.

Per comprendere come si sia arrivati a questo punto è però necessario riavvolgere il nastro degli eventi di qualche giorno. Poco dopo l’improvviso attacco di Hamas, il coro di condanna da parte dei leader europei e delle istituzioni comunitarie è stato unanime. Fra queste si è però distinta la dichiarazione di von der Leyen, che ha scritto su X (ex Twitter) «Israele ha il diritto di difendersi contro degli attacchi così atroci». Una linea da cui si è smarcato l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, Josep Borrell, il quale ha invece messo l’accento sulla necessità di «fermare questa orribile violenza» e sul fatto che Israele ha il diritto di difendersi ma «in linea con il diritto internazionale». Il richiamo al rispetto del diritto internazionale è stato poi ribadito anche in una dichiarazione proprio di Borrell a nome dei 27 Stati membri, mentre per una settimana von der Leyen non ha mai nominato questo aspetto, attirandosi critiche da più governi nazionali e parlamentari europei. Fra i più critici verso il comportamento della politica tedesca c’è il primo ministro irlandese Leo Varadkar, che durante la riunione di martedì ha accusato von der Leyen di mancanza di equilibrio nei suoi commenti su Israele. Altri, invece, hanno attaccato la presidente della Commissione perché si sarebbe spinta oltre le sue prerogative nel parlare a nome dell’Unione in politica estera, che invece resta in mano al Consiglio e all’alto rappresentante.

Ma la confusione sulla risposta europea agli scontri in Medio Oriente era già cominciata lunedì scorso, quindi 48 ore dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, quando il commissario europeo per l’allargamento, l’ungherese Olivér Várhelyi, aveva annunciato via social media la sospensione di «tutti i finanziamenti» dell’Unione Europea destinati al popolo palestinese. Dopo alcune ore l’annuncio di Várhelyi è stato categoricamente smentito dall’alto rappresentante Borrell, perché «punendo il popolo palestinese», la sospensione dei finanziamenti «avrebbe danneggiato gli interessi dell’Ue nella regione e avrebbe solamente incoraggiato ulteriormente i terroristi».

Un’altra maniera per correre ai ripari dopo lo scivolone di Várhelyi – che oltre 70 europarlamentari ora vorrebbero sfiduciare – e le critiche a von der Leyen è stato l’annuncio fatto sabato dalla stessa presidente che la Commissione triplicherà gli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza, facendoli salire a 75 milioni di euro. Per fare in modo che questi aiuti giungano a destinazione, è stato messo in piedi anche un ponte aereo verso l’Egitto. È bene ricordare che è dal 2000 che l’UE invia assistenza umanitaria al popolo palestinese. Per il 2023, l’UE aveva previsto di versare circa 28 milioni di euro in aiuti umanitari, prima di decidere di salire fino a 75 milioni a causa della crisi in atto.

Sempre martedì è stata poi nuovamente l’Ungheria a creare imbarazzo fra le cancellerie dell’UE. A poche ore dall’inizio della riunione in videoconferenza dei leader europei, il primo ministro ungherese Viktor Orbán aveva incontrato il presidente russo Vladimir Putin, a margine del forum sulla Nuova Via della Seta organizzato dal governo cinese. «Senza ombra di dubbio, c’è un paese che trae beneficio – anche indiretto – da questa escalation della violenza in giro per il mondo, ed è la Russia, che ha già cominciato a strumentalizzare questa situazione fomentando una narrativa contro l’Europa», aveva detto in conferenza stampa il presidente del Consiglio europeo Michel, volendo rimarcare la ferma posizione di condanna dell’UE nei confronti della Russia e della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina.

«Alcuni credono che possano distrarci dal sostenere l’Ucraina e che dobbiamo scegliere chi sostenere. Dimostreremo che si sbagliano. Siamo al fianco dei nostri amici nel momento del bisogno, per tutto il tempo necessario», ha chiarito von der Leyen davanti alla stampa.

   

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