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Bangladesh, pene capitali e carcere ai leader dell’opposizione

Il diritto non vive certamente in Bangladesh. Numerosi membri del principale partito di opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), sono stati arrestati e accusati dell’omicidio di un poliziotto morto il 28 ottobre durante gli scontri tra la polizia e le persone che partecipavano a una grossa manifestazione contro il governo della prima ministra Sheikh Hasina a Dacca. Tra gli arrestati, che sono almeno 164, c’è Mirza Fakhrul Islam Alamgir, segretario generale e leader del BNP. Negli scontri di sabato è stato ucciso anche un manifestante.

Alamgir è il leader del BNP dall’arresto dell’ex prima ministra e precedente guida del partito Khaleda Zia, condannata a 17 anni con l’accusa di essersi appropriata di fondi destinati alla costruzione di un orfanotrofio nel 2018 – secondo i suoi sostenitori la condanna sarebbe dovuta a ragioni politiche. Alamgir e il BNP chiedono che Hasina, che è al suo quarto mandato da prima ministra, si dimetta e che siano organizzate nuove elezioni. Proprio nel 2018 si erano tenute le ultime: erano state stravinte dalla Lega Awami di Hasina, che assieme ai suoi alleati aveva ottenuto 288 dei 300 seggi del Parlamento. All’epoca il BNP aveva definito il voto «ridicolo» e aveva accusato il governo di brogli. Hasina governa il Bangladesh da 15 anni.

Pochi giorni fa, il 26 ottobre 2023, sono state condannate a morte cinque membri di una famiglia per l’omicidio della moglie di uno degli imputati, avvenuto a Chunarughat, nel distretto di Habiganj.
Il verdetto è stato emesso dal giudice Md Zahidul Haque del Tribunale per la Prevenzione e Repressione dei crimini contro Donne e Minori di Habiganj. La vittima, Ayesha Akhtar, era la moglie di Rasel Mia e viveva con lui nel villaggio di Sadekpur.
Sulla base degli atti processuali, il 15 settembre 2016 Ayesha, che era incinta, fu picchiata duramente dal marito e dalla sua famiglia in relazione a una dote di 100mila Taka. La ragazza morì per le percosse ricevute.
Il giorno seguente, il padre di Ayesha, Abdul Sattar, intentò una causa contro Rasel e quattro membri della sua famiglia presso la stazione di polizia di Chunarughat. L’avvocato Abul Mansur, in rappresentanza del padre della vittima, si è detto soddisfatto della sentenza chiedendone una rapida applicazione. L’avvocato difensore MA Majid ha dichiarato di non essere soddisfatto del verdetto e che porterà il caso davanti a una corte di più alto grado.

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