Diritti, Salute

Carcere, “mancano accertamenti psicosanitari per chi merita un percorso trattamentale alternativo”

“Le carceri sono un luogo di espiazione della pena e di rieducazione del detenuto. Assolvono al loro mandato se svolgono queste due funzioni. Ciò non accade perché troppo spesso, nel passato, sono state considerate delle discariche sociali, in cui custodire temporaneamente il degrado. Al loro interno troviamo soggetti psichiatrici, molti dei quali non diagnosticati, assuntori di sostanze stupefacenti e malati gravi, che dovrebbero essere ospitati presso istituti di tipo differente, in misura detentiva attenuata”. L’intervento del senatore Andrea Ostellari, Sottosegretario di Stato alla Giustizia con delega al Trattamento dei detenuti, alla Giustizia minorile e di Comunità, nel corso della sessione “Carceri e salute”, tenuta durante il Congresso SIMLA (Società Italiana di Medicina Legale) di Catania, evidenzia l’attenzione nei confronti di alcuni aspetti critici del sistema carcerario italiano che coinvolgono da vicino anche il ruolo del personale sanitario. “A mancare, oltre al personale medico e paramedico – prosegue il sottosegretario -, spesso sono gli accertamenti psicosanitari che  consentirebbero di individuare i soggetti che meritano un percorso trattamentale alternativo”.

Una centralità del personale sanitario che chiama in causa direttamente i professionisti della medicina legale. “Per questo ritengo che il sistema dell’esecuzione penale e quindi tutto il Paese – aggiunge il senatore Ostellari – potrebbero giovarsi di un ulteriore sostengo da parte dei medici legali, figure queste ultime che già oggi sono impiegate nella valutazione della compatibilità con la detenzione di taluni soggetti”. L’attenzione e la cura nei confronti del sistema carcerario nazionale si traducono in un disegno a largo raggio a cui sta lavorando il sottosegretario Ostellari: “Nella visione che voglio introdurre, tuttavia, c’è un cambio di paradigma: l’incompatibilità con il carcere è un aspetto che non può escludere la necessaria esecuzione della pena, in ambiti diversi e più adeguati per il raggiungimento dei fini rieducativi”.

A presiedere la sessione il professore Francesco Introna, presidente SIMLA e ordinario di medicina legale all’Università “Aldo Moro” di Bari, per tracciare un quadro del ruolo del medico legale in un ambito così delicato. “Prima di tutto bisogna rispettare il diritto alla salute di qualunque cittadino italiano – sottolinea il professore Introna – anche in stato di detenzione. Ma non può essere la salute il deterrente alla detenzione. Di conseguenza, se è vero che bisogna analizzare correttamente ogni singolo detenuto per poter capire se il suo stato di salute è compatibile con il regime carcerario, bisogna evidenziare che in ogni struttura carceraria ci devono essere dei centri clinici adeguatamente attrezzati e con medici sicuramente di primo livello”. Da questo punto di vista, secondo il professore, i grandi centri di detenzione “devono essere convenzionati con idonee strutture ospedaliere ove gli stessi detenuti, in caso di estrema necessità, possono essere ricoverati, anche per subire interventi chirurgici. Se poi lo stato di salute è tale da far perdere la pericolosità sociale del detenuto stesso, allora bisognerà esaminarlo volta per volta, caso per caso”.

Fotosintesi è una testata giornalistica finanziata da lettori come te. Ci piacerebbe essere al tuo fianco qualora volessi condividere l’informazione internazionale e le battaglie per i diritti umani.

 

Condividi