Attualità

Caserta, in strada addetti Jabil e Softlab, in seicento rischiano il posto di lavoro

Giorni drammatici di protesta per i lavoratori degli stabilimenti casertani delle aziende Jabil e Softlab, impegnati da tempo in vertenze di lavoro strettamente connesse, che coinvolgono in totale oltre seicento addetti, il cui posto è fortemente a rischio.

Questa mattina lavoratori esasperati hanno bloccato contemporaneamente due corsie della superstrada chiedendo di poter essere ricevuti dal Prefetto. Incontro arrivato quasi subito, e programmato per domani alle ore 11.00

L’obiettivo è quello di essere ascoltati ai massimi livelli istituzionali per ribadire la necessità di un percorso che permetta subito il ritiro dei licenziamenti e la riapertura del tavolo di crisi ministeriale.

“Serve – sostengono gli operai – trovare una soluzione a bocce ferme, in un quadro di massima tutela istituzionale!”.

La soluzione presentata da Jabil nel suo piano di mitigazione non è mai stata credibile e il rischio è pure quello di impegnare risorse pubbliche in una scatola vuota.

“Jabil – spiegano le maestranze di Usb – ora vorrebbe lavarsi le mani, dichiarando 413 licenziamenti. Il Ministero, la Regione ed anche il Comune ci dicano pubblicamente se intendono abbandonare i lavoratori al loro destino o se vogliono difenderli da quello che è un sopruso di una multinazionale che scappa dal nostro Paese”.

I duecento Softlab saranno domani dalle 10 in presidio a Napoli davanti agli uffici della Regione Campania, mentre i dipendenti Jabil (sono 420) terranno una fiaccolata poche ore dopo, alle 18, per le strade di Marcianise, Comune del Casertano nella cui area industriale sorge il sito produttivo della multinazionale Usa dell’elettronica.

Due vertenze che si trascinano da tempo senza prospettive risolutive, con i lavoratori Jabil costretti ad una corsa contro il tempo visto il timing fortemente ridotto, avendo la multinazionale Usa già deciso di cessare l’attività a Marcianise e in Italia entro marzo 2025.

I Softlab invece chiedono certezze produttive, visto che da quando qualche anno fa sono stati assunti dall’azienda di informatica, che ha diverse sedi in Italia, hanno sempre fatto la cassa integrazione senza produrre nulla, subendo più volte ritardi nel ricevimento di stipendi e della stessa cassa; il timore anche per loro, come per i Jabil, è che arrivino prima o poi i licenziamenti, non potendo lo Stato sopperire per un tempo lungo con gli ammortizzatori alla mancanza di progetti produttivi.

In una nota congiunta, le segreterie casertane dei sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, mettono insieme le due vertenze, parlando di “collasso industriale e occupazionale nel Casertano”. Due vertenze fortemente connesse l’una all’altra, con la “vertenza madre” Jabil che ha generato negli anni la vertenza Softlab.

I duecentodipendenti di Softlab Caserta sono infatti tutti ex lavoratori di Jabil, che negli anni scorsi hanno accettato il passaggio dalla multinazionale Usa, che dal 2015 lamenta la scarsità di commesse e la scarsa convenienza e competitività del sito marcianisano, appunto a Softlab, con quest’ultima che si era impegnata, anche perché pagata profumatamente da Jabil per ogni lavoratore riassunto, ad attivare progetti produttivi; i progetti però non sono mai partiti e per gli ex Jabil è iniziata in Softlab quella stessa routine fatta di cassa integrazione e conflittualità con la proprietà, e continue proteste.

Anche per questo ad oggi la vertenza madre Jabil non ha soluzioni immediatamente spendibili: ai 420 addetti è stato infatti proposto di passare in un’altra azienda, come come avvenne a suo tempo con i Jabil passati in Softlab, ma nessuno, tra sindacati e lavoratori vuole ripetere un’esperienza che ad oggi, come dimostra la vertenza Softlab, è risultata fallimentare. Molto preoccupati i sindacati, anche perché si è aggiunta di recente la nuova «crisi che investe drammaticamente le aziende dell’indotto automotive, vittime degli effetti nefasti delle scelte di Stellantis, con oltre mille lavoratori coinvolti nel territorio casertano».

Dure le critiche alla politica. “Nonostante le costanti denunce e appelli da parte delle lavoratrici e dei lavoratori – fanno notare i sindacati – la loro precaria condizione di vita e di lavoro rimane immutata, malgrado il coinvolgimento delle istituzioni nazionali, regionali e locali. Inoltre, non si registra alcun intervento da parte dei parlamentari eletti sul territorio, che dovrebbero difendere i diritti dei cittadini e gli interessi generali di Caserta”.




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