Attualità, Editoriale

C’è solo una strada per Bruxelles e passa da Ventotene

Se qualcuno non se ne fosse accorto siamo entrati ufficialmente in campagna elettorale. No, non le elezioni amministrative del prossimo autunno, la campagna elettorale che si è aperta è quella per le Europee del 2024. Sia a destra che a sinistra non si parla d’altro.

Dagli Aperol agli ascensori, dal rinvio della votazione sul MES al destino di Forza Italia, tutto è studiato al fine di meglio posizionarsi per la partita più importante, quella che vedrà definire l’assetto del vecchio continente per i prossimi anni.

Se il recente flop dell’alleanza elettorale tra PD e M5S è un pessimo segnale per la sinistra la spaccatura del fronte sovranista del 29 giugno sui migranti lo è per la destra. Zero a Zero e palla al centro allora? Non proprio, in politica è difficile che due debolezze si azzerino, è più facile che si vadano a sommare e facciano danni maggiori. In ballo infatti non c’è solo il prevalere di una parte o dell’altra ma il ruolo che l’Italia potrà avere nei prossimi anni in Europa.

L’EU nasce prendendo ispirazione dal “Manifesto di Ventotene”, un documento politico scritto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, due prigionieri antifascisti italiani confinati sull’isola di Ventotene durante la Seconda Guerra Mondiale. Il manifesto proponeva un’idea di Europa unita e democratica come soluzione ai problemi politici, economici e sociali dell’epoca.

Secondo Spinelli, l’Europa, dilaniata da conflitti e divisioni nazionali che avevano portato a due guerre mondiali devastanti avrebbe potuto evitare il ripetersi di tali tragedie superando il concetto di Stato-nazione e costruendo un’Europa unita, fondata su principi federalisti e democratici. Il manifesto proponeva la creazione di un’Unione Europea basata su un governo centrale, con un Parlamento e un’Assemblea costituente, e una Corte di Giustizia sovranazionale.

Spinelli sosteneva che solo attraverso l’unificazione politica e l’eliminazione delle barriere nazionali si poteva garantire la pace, la prosperità economica e il benessere sociale in Europa. L’idea chiave del manifesto era quella di trasferire gradualmente la sovranità nazionale agli organismi sovranazionali dell’Unione Europea, creando un’autorità sovrana che potesse prendere decisioni democratiche per il bene comune europeo.

Spinelli credeva che solo attraverso questa unificazione, l’Europa avrebbe potuto affermarsi come un attore globale e affrontare le sfide del mondo moderno. Questi i principi ispiratori dei Trattati di Roma nel 1957, che hanno dato avvio alla Comunità Economica Europea.

A ben vedere tutt’altro di ciò che si auspica la destra. Le politiche della destra possono variare notevolmente da paese a paese e da movimento a movimento, quindi non esiste una lista universale di politiche che contraddicono il Manifesto di Ventotene o le idee di Altiero Spinelli. Tuttavia, si possono delineare alcune posizioni e politiche comunemente associate alla destra che potrebbero contrastare con gli ideali del Manifesto sull’integrazione europea a partire proprio dal sovranismo nazionale.

La destra nazionalista spesso promuove l’importanza della sovranità nazionale e si oppone a una maggiore integrazione europea che potrebbe limitare l’autonomia decisionale degli Stati membri. Questa visione contrasta con l’idea di Spinelli di una federazione europea sovranazionale.

Sul controllo dell’immigrazione abbiamo appena assistito all’ultima spaccatura dove anche Paesi che hanno visioni comuni su altri punti nodali della politica continentale (Italia, Ungheria e Polonia per dirne solo alcuni), si sono trovati su posizioni opposte quando si è trattato di raggiungere una convergenza sul tema dell’accoglienza. I partiti di destra promuovono, generalmente, politiche restrittive sull’immigrazione, che sono in conflitto con l’idea di un’Europa aperta e inclusiva sostenuta da Spinelli. Mentre egli mirava a creare un’Europa senza frontiere, la destra promuove politiche di chiusura dei confini e restrizioni sull’immigrazione.

In campo economico la destra nazionalista sostiene politiche economiche che favoriscono gli interessi nazionali a discapito di una maggiore cooperazione economica e solidarietà tra gli Stati membri. Al contrario, Spinelli e il Manifesto promuovevano l’idea di una comunità europea basata sulla solidarietà economica e sulla condivisione delle risorse.

La natura conservatrice in tema di diritti si oppone ai cambiamenti sociali progressisti, come i diritti LGBTQ+ e l’uguaglianza di genere, che sono valori sostenuti dal Manifesto. Altiero Spinelli mirava a un’Europa inclusiva e rispettosa dei diritti umani, la destra promuove, per contro, politiche socialmente conservative che si scontrano con questi principi.

Giorgia Meloni, che è anche presidente l’Erc party, il partito dei Conservatori europei, ha già lanciato la sua personale campagna elettorale per dar vita ad una coalizione che porti al governo dell’Europa la variegata destra europea. Il presidente del Ppe, Weber ha intuito quale potrà essere l’esito elettorale e sembra intenzionato a riposizionare il Ppe facendo paventare un possibile accordo con l’Erc su respingimenti dei migranti, negazione del diritto d’asilo e su posizioni che contrastino la linea ambientalista della sinistra. Questa linea politica spinge verso una governance caratterizzata da meno Europa e più fedeltà atlantica, dove all’Ue verrebbe riservato un ruolo più funzionale agli interessi degli Stati Uniti.

La sinistra se vuole contrastare tutto questo deve tornare alle radici dell’europeismo, deve riscoprire i principi fondanti dell’Unione. Al sovranismo nazionale deve contrapporre quello europeo senza porsi a difesa dello status quo ma proponendo modifiche ai regolamenti comunitari come la sostituzione del voto all’unanimità col voto a maggioranza nel Consiglio europeo. Troppe volte decisioni di vitale interesse sono state bloccate da singoli Paesi che utilizzano la regola umanitaria come forma di ricatto per ottenere contropartite politiche e, più spesso, economiche.

E’ necessario attivare un processo di cessione di sovranità agli organismi comunitari da parte dei singoli Stati membri per contrastare gli egoismi nazionali e promuovere con forza una politica genuinamente comunitaria che sia in grado di ricavarsi, anche sugli scenari internazionali odierni e prossimi venturi, un ruolo autorevole e autonomo dagli interessi atlantisti.

La partita è aperta, il MES, il nuovo Patto di stabilità e il PNRR sono gli strumenti che il governo italiano userà per rimanere al centro del dibattito. E’ proprio su questi punti che la sinistra dovrà dare battaglia e imporre una propria agenda politica. Difficile ma non impossibile. Il tempo gioca a favore della sinistra, più tempo per vedere all’opera l’incapace compagine governativa meloniana, più tempo per trovare la quadra tra i vari soggetti della sinistra. Good luck.

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