In Ciad, l’epatite E si sta diffondendo nei campi nell’est del paese dove hanno trovato rifugio più di 550mila persone in fuga dal conflitto in Sudan. La diffusione della malattia è aggravata dalle scarse condizioni igieniche e dalla disperata mancanza di acqua potabile nei campi, sparsi nella provincia di Ouaddai. Medici Senza Frontiere chiede ai donatori e alle organizzazioni umanitarie di intensificare urgentemente i loro sforzi per prevenire un’imminente crisi sanitaria, migliorando i servizi igienici e fornendo acqua potabile in tutti i campi e gli insediamenti per la popolazione sfollata del Ciad orientale.
“Un anno dopo lo scoppio della guerra in Sudan, la situazione di coloro che hanno cercato rifugio in Ciad rimane terribile. Questo è un rischio per la salute non solo delle persone rifugiate, ma anche delle comunità ospitanti” dice Erneau Mondesir, coordinatore medico di MSF ad Adré.
L’epatite E è un’infezione virale altamente contagiosa, che si trasmette principalmente tramite l’acqua contaminata, rappresentando una grave minaccia per le persone che vivono in ambienti affollati e insalubri.
I team di MSF che lavorano nei campi di Adré, Aboutengue, Metché e Al-Acha hanno registrato un incremento dei casi di epatite E, che sono direttamente collegati all’inadeguatezza dei servizi igienici e alla scarsità di acqua potabile. Ad oggi, MSF ha registrato ben 954 casi di epatite E tra le persone rifugiate, tra cui 11 donne incinte, mentre già quattro pazienti sono morti. La maggior parte dei casi sono stati rilevati nel campo di Adré, dove 122.000 persone stanno aspettando di essere trasferite in nuovi campi permanenti. MSF ha registrato anche 292 casi nei campi di Aboutengue, 132 a Metche e 41 ad Al-Acha.
Nel campo di Adré c’è una sola latrina per 677 persone, mentre nel campo di Metché ce n’è una per 225 individui. “La situazione è disastrosa in tutti i campi. Senza un’azione rapida per migliorare le infrastrutture igienico-sanitarie e aumentare l’accesso all’acqua potabile, rischiamo di assistere ad un’impennata di malattie prevenibili e a inutili perdite di vite umane” afferma Mondesir di MSF.
L’associazione sta attualmente fornendo più del 70 per cento dell’acqua potabile disponibile nei campi di Adré, Aboutengue, Metché e Al-Acha. Tuttavia, le persone ricevono solo 11 litri di acqua pulita al giorno, ben al di sotto dei 20 litri al giorno a persona raccomandati per le situazioni di emergenza.
Con l’imminente arrivo della stagione secca, che dura solitamente da aprile a maggio, e le alte temperature, aumenterà il bisogno di acqua mentre il livello di acqua nelle falde diminuirà. “Nonostante i nostri incessanti sforzi, la risposta umanitaria in Ciad orientale è stata ostacolata dall’insufficienza dei fondi destinati alle organizzazioni umanitarie sul campo, causando una carenza significativa nella fornitura di cibo, acqua e servizi igienici” conclude Mondesir di MSF.
I team di Medici senza Frontiere stanno fornendo dallo scorso maggio assistenza salvavita ai rifugiati sudanesi lungo il confine con il Ciad. In risposta all’aumento dei casi di epatite E, le équipe di MSF stanno intensificando le attività di promozione della salute, specialmente tra le donne incinte e le madri, per favorire la consapevolezza sulla protezione da malattie e prevenire contagi.
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