Le Convenzioni di Ginevra sono molto esplicite sul trattamento dei morti con dignità umana e proibiscono severamente la mutilazione o la degradazione dei cadaveri, anche se i morti erano combattenti. Allo stesso modo, lo Statuto di Roma designa come crimini di guerra qualsiasi atto che violi la dignità di un’altra persona, come il trattamento disumanizzante e inumano del defunto.
In aperta violazione delle convenzioni e degli accordi internazionali, Israele è l’unica nazione a trattenere sistematicamente i cadaveri delle persone decedute per lunghi periodi, a volte mutilandoli e difendendo questa pratica definendola un “tentativo di deterrenza per la sicurezza”.
Israele deve essere pressato a rispettare le norme del diritto internazionale che richiedono espressamente il rispetto e la protezione dei cadaveri durante i conflitti armati. La Quarta Convenzione di Ginevra sottolinea che le parti in conflitto devono adottare tutte le misure necessarie per impedire il saccheggio e la mutilazione dei morti e che la mancata restituzione dei corpi dei defunti alle loro famiglie per una sepoltura dignitosa in conformità con le loro convinzioni religiose può equivalere a una punizione collettiva proibita dall’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra e dall’articolo 50 dei Regolamenti dell’Aja.
Ciò che è accaduto a Qabatiya sfida la definizione legale di crimini di guerra, in quanto rientra in un modello sistematico e continuo di disumanizzazione che i palestinesi subiscono da decenni, piuttosto che in un incidente isolato ed eccezionale commesso da alcuni soldati.
I crimini commessi a Qabatiya riflettono le pratiche genocide tuttora in atto che Israele persegue impunemente.
Come espresso dal recente parere consultivo della Corte internazionale di giustizia in merito all’illegalità dell’occupazione israeliana del territorio palestinese, nonché dalla risoluzione ampiamente sostenuta approvata dall’Assemblea generale due giorni fa, non esiste alcuna base legittima per la presenza delle forze di occupazione israeliane nei territori palestinesi. Israele è invitato a ritirarsi immediatamente da questi territori, a rispettare il diritto internazionale e a rispettare i diritti e la sovranità del popolo palestinese.
Questa occupazione, che serve sia da facciata che da strumento per il progetto di insediamento coloniale israeliano, è ora ampiamente riconosciuta come illegale e deve finire immediatamente. Solo allora al popolo palestinese sarà consentito di vivere in pace e dignità ed esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione. Questi principi giuridicamente vincolanti si applicano a tutti gli stati, non solo a Israele.
Il momento di ritenere Israele responsabile è atteso da tempo. Per il bene delle generazioni presenti e future, per il popolo palestinese e per tutta l’umanità, la comunità internazionale deve ora riconoscere le conseguenze delle sue azioni e inazioni passate e agire rapidamente per porre fine a questa sofferenza e correggere questa ingiustizia storica.
Fonte: Euro-Med Human Rights Monitor