Il crollo della maxi-diga di Alau, nello Stato nord-orientale di Borno, in Nigeria, ha causato almeno 30 morti e un milione di sfollati. Questo il bollettino riferito dalle autorità nigeriane a due giorni di distanza dal cedimento dell’impianto, che martedì scorso ha provocato violente inondazioni. A causare il crollo del bacino di raccolta, le abbondanti e inedite piogge delle ultime settimane.
Non è la prima volta che la diga sul fiume Ngadda cede: due anni fa, con una dinamica analoga, fu causa di oltre 600 vittime.
Secondo le autorità inoltre, il 15% di Maiduguri – capoluogo del Borno – è sott’acqua, mentre i media locali parlano del 70%. Oltre al danneggiamento di strade, case e infrastrutture, le famiglie nel Borno fanno anche i conti con l’impennata del costo degli alimenti di base a causa delle difficoltà di approvvigionamento.
La Nigeria, ma anche l’Africa occidentale in generale, sta registrando forti inondazioni a causa di piogge record. Quasi due milioni e mezzo di persone pagano il costo di questi disastri, il che secondo dati delle Nazioni Unite rappresenta un aumento di tre volte rispetto all’anno scorso. Gli esperti da tempo avvertono che si tratta degli effetti del riscaldamento climatico.
A inizio mese l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato l’allarme sull’impatto che le inondazioni hanno sulle comunità di rifugiati. “In Nigeria- si legge in una nota- gravi inondazioni hanno riguardato 29 dei 36 Stati, colpendo oltre 600mila persone. I morti sarebbero almeno 200 e gli sfollati 225mila, molti dei quali erano già stati sradicati dal conflitto e dal cambiamento climatico. La distruzione di oltre 115mila ettari di terreni agricoli potrebbe aggravare la situazione di insicurezza alimentare in un momento in cui 32 milioni di persone nel Paese stanno già affrontando la fame acuta”.
L’Unhcr avverte ancora: “Con l’inizio della stagione delle piogge, le gravi inondazioni che hanno colpito Camerun, Ciad, Mali, Niger oltre che la Nigeria hanno peggiorato significativamente la situazione dei rifugiati e degli sfollati interni nella regione. L’ Unhcr sottolinea l’importanza di includere gli sfollati nei piani di risposta nazionali”. (DIRE)